La caccia alle donne nel nostro paese non ha stagionalità, è permanente. Ma mentre quella in Italia è contiene ed avviene ad opera di killer soprattutto domestici, spalleggiati da una legislazione omofoba magistrati inerti, poliziotti distratti, nell’Ue, sedicente campione dei diritti umani è praticata, organizzata e gestita dallo Stato
…polacco (ma Viktor Orban sta studiando per come unirsi a loro e altri Stati sono in lista d’attesa, preoccupati di garantire l’integrità della famiglia e all’auspicato sviluppo demografico).
La legge antiaborto approvata in Polonia a fine ottobre 2020 ed entrata in vigore il 27 gennaio 2021 contiene una ulteriore stretta, rispetto a una legge precedente già molto rigida, e vieta l’interruzione di gravidanza anche in caso di malformazione del feto: chi trasgredisce, medico o paziente, rischia fino a tre anni di carcere. E perché le donne siano indotte a fare figli anche l’educazione sessuale è stata fortemente limitata con
apposita legge: la convergenza di interessi tra lo Stato e la Chiesa cattolica che ha l’appalto per la gestione degli orfanotrofi, in quando gode di previsioni legislative che le affidano, sostenuti da fondi statali, di quelle per i diversamente abili, andicappati e nati deformati: un vero business!
Lo hanno appreso con orrore e sconcerto le donne Ucraine rifugiate in Polonia che denunciano stupri di guerra nel loro paese, dove del resto, ipocritamente, si consente l’utero in affitto per legge (ma quelli sono affari), ma non si ratifica la Convenzione di Istanbul, convenzione del Consiglio d’Europa contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, giudicata dal Governo sia ucraino che polacco come dalla Chiesa cattolica polacca e da tutte le confessioni religiose ucraine “troppo liberale”. Un bell’esempio di adesione ai valori dell’occidente sui diritti umani!
Con la nuova legge sull’aborto Stato e Chiesa cattolica contavano di aver neutralizzato in Polonia il 97% delle richieste di aborto ma il timore degli attivisti antiaborto è che tante donne decidano di abortire illegalmente in strutture non attrezzate – addirittura nella propria abitazione. I pro-lifers non si rendono conto che vietare la pratica non contribuirà a fermarla perché chi ha il denaro per farlo si rivolge a cliniche all’estero, ma chi non ne avrà la possibilità dovrà arrangiarsi da sé. A riprova di ciò una rete di cliniche private è sorta al confine con la Slovacchia e la Germania.
Il 6 giugno una nuova disposizione del governo obbliga i medici a iscrivere in un registro le donne incinte, il che espone le donne “a repressione” in un paese che ha praticamente vietato l’aborto. Una circolare del Ministro della Sanità Adam Niedzielski, stabilisce che sul registro elettronico sulla salute dei pazienti dovrà figurare anche l’eventuale gravidanza, accanto alle malattie, visite mediche, cure e gruppo sanguigno. Secondo il ministro, queste informazioni aiuteranno le pazienti sia in Polonia che all’estero. Ma omette di aggiungere che permetterà di perseguire e controllare le donne polacche, creare un nuovo strumento di repressione, di controllo, d’influenza politica sulle loro vite, sulla loro salute, sulle loro famiglie, sul loro corpo, sulla loro libertà. Infatti, oltre che dal personale medico, l’accesso al registro digitale può essere ottenuto dalla Procura della Repubblica, che è controllata dai populisti e nazionalisti a potere, attraverso una decisione del tribunale.
In un altro momento l’annotazione di tali informazioni da parte del sistema sanitario non avrebbe suscitato inquietudini, ma nella situazione attuale si tratta di un segnale inequivocabile di un nuovo tentativo dello Stato di gestire la vita delle donne il cui corpo è considerato dallo stato come di “proprietà collettiva” dal momento in cui sono incinte alla nascita del loro “prodotto”. Si, un prodotto, perché le donne non sono che fattrici a beneficio della società che possiede e tutela a suo modo il feto dal concepimento. Solo a gravidanza avvenuta la donna riacquista la disponibilità del suo corpo, ridiventando persona, titolare di diritti.
Del resto, erano queste le tesi sostenute da molti giudici italiani che giudicarono incostituzionale la legge sull’aborto italiana poi confermata dal referendum, Queste più recentemente le tesi della Corte Costituzionale della Croazia ce seguendo lo stesso ragionamento ha ritenuto contrario alla Costituzione l’aborto previsto dalla legge del Paese.
Accanto alla guerra in Ucraina, spacciata come difesa dei valori dell’Occidente, ce una guerra contro le donne che vede uniti Kirril Patriarca di Mosca e Putin da una parte ed Epifanij Patriarca della Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina e il tanto occidentale, per convenienza, Zelensky.