Non c’è alcun dubbio: il partito che ha vinto le elezioni è quello dell’astensione, ma c’è dell’altro. La democrazia borghese agonizza, dopo anni di sospensione e sotto il Governo del Demiurgo di Stato.
Quella che i liberali borghesi definiscono democrazia rappresentativa si nutre e si alimenta di alcuni strumenti: i partiti che si attribuiscono la rappresentanza degli interessi di classe, i sindacati che difendono i lavoratori, le campagne elettorali che dovrebbero far partecipare gli elettori alla gestione della cosa pubblica, rendendoli consapevoli dei diversi interessi e delle contrapposizioni di interessi in campo, il voto, che dovrebbe essere il rito supremo nel quale si manifesta la delega all’eletto, la durata del mandato che costituisce lo strumento di controllo della delega. Questi i diversi passaggi del processo di partecipazione, se non ne abbiamo dimenticato qualcuno.
Ebbene, da tempo in questo paese i partiti sono diventati solo dei comitati di affari, e quando si adoperano per qualcosa, dicono di difendere i diritti civili e si dimenticano totalmente degli interessi e dei bisogni materiali e delle sempre più diffuse diseguaglianze, diventano complici del fatto che la distanza tra ricchi e poveri si allarga a dismisura.
I sindacati non difendono i lavoratori, ma hanno sposato la concertazione e fanno di tutto per impedire il conflitto sociale, lasciando indifesi lavoratrici e lavoratori. Le campagne elettorali si fanno orchestrando operazioni di distrazioni di massa
e problemi come la povertà, la tutela del lavoro contro lo sfruttamento, il caporalato verso lavoratori migranti e non, il salario sempre più misero, la mancanza di alloggi e tutti gli altri problemi legati alla solidarietà e all’uguaglianza non vengono affrontati.
Ecco che allora il cittadino si chiede perché votare, quale differenza vi sia tra i diversi competitori, sapendo bene che il rinnovo della delega è solo un gioco di carte, un gioco truccato, che serve a sostituire, nel migliore dei casi, un boiardo di Stato ad un altro: prova ne sia che il Governo è retto dall’Uomo della provvidenza, al riparo dell’insegna “non disturbare il manovratore “.
Come stupirsi allora che di fronte a tutto questo la maggioranza degli aventi diritto non voti?
E tuttavia si è votato. A spuntarla è stato il centro sinistra, guidato da Letta, detto “il vaso”, al quale è bastato stare fermo sul mobile e non cadere per vincere. Al resto hanno pensato i suoi competitors: i 5S, andando in mille pezzi e in fase di transizione verso l’ignoto, divisi tra l’amico perenne dei vinti, che da buon allievo del Cardinal Silvestrini (le gerarchie ecclesiastiche non amano i perdenti) si e subito precipitato a Napoli per il selfie accanto al vincitore, lasciando solo la sua Sindaca, mentre un eterno Di sf(B)attista ulula alla luna e si attacca ai no vax e scambia il disordine per
anarchia.
Al centro dello schieramento politico quella che fu l’armata del Cavaliere, giace dispera nei Ministeri e si allena in esercizi di sopravvivenza, mentre sul viale del tramonto, il Cavaliere – federatore d’eccellenza d’hoc – solleva qualche gonnella per sbirciarci sotto, e incassa patenti di democrazia e attestati di grande statista dal vaso di turno.
A contendersi il comando delle truppe di destra – pressoché a pari merito – un animatore di giochi di spiaggia e consumatore di mojito, che da dopo il Papete non ne imbrocca una, incerto tra i festini privati a luci rosse e i condoni per uso di sostanze dopanti, come si addice alle abitudini di una Bestia, perde il governo delle città e si esalta per qualche Comune in mano alla ‘ndrangheta .
All’estrema destra una donna cristiana, di esportazione, che approfitta del palcoscenico di VOX, in Spagna, per sfoderare lo spadone di San Giorgio davanti a una folla osannante di fascisti e franchisti , Lei che ha pudore a dichiarare il proprio fascismo, viene messa sotto scacco in Italia da quelli più fascisti di Lei che, nell’imminenza della ricorrenza del centenario (il 28 ottobre del 1921) ripropongono i fasti del fascismo con l’assalto alle Camere del Lavoro. È proprio vero la storia si ripete e la prima volta è una tragedia poi si ripresenta come farsa!
Il fenomeno è simile a sinistra-centro con Calenda, che dice di ispirarsi al glorioso Partito d’Azione che però la Resistenza la fece, mentre lui non resiste alle lusinghe del capitale e sfodera piani di resilienti e tecnocrati, nel tentativo di accreditarsi presso il Demiurgo e gestire almeno parte del bottino del Recovery Fund.
Vi sono infine – ultimi ma non ultimi – che costituiscono le membra sparse di quella che fu la sinistra riformista semplicemente ridotta all’ombra di sé stessa, che si contende le percentuali di voto con un “partito nato morto” del boss di Rignano, in attesa di liquidazione coatta elettorale alle elezioni politiche prossime venture.
Ma, anche avendo voglia e facendo uno sforzo supremo, come fai ad andare a votare, sapendo che tutto è deciso e che sarà il Demiurgo designato a fare l’amministratore delegato dell’Azienda Italia?
Un’alternativa è possibile.
È allora meglio impegnarsi nella lotta di classe, praticare e vivere la solidarietà, riprendere a lottare a fianco e insieme a lavoratrici e lavoratori, non confidare nelle elezioni e negli eletti, perché un altro mondo è possibile a condizione di prendere direttamente in mano, senza delega alcuno, i propri problemi e tentare di risolverli insieme e con il consenso e la partecipazione di tutti, come si è fatto e si fa in alcuni luoghi di questo paese.
La Redazione