Riace non è il solo paese dell’accoglienza.
Il Comune di Camini (di origine greca-Kaminion) è un antico paese confinante con il Comune di Riace: deriva il suo nome dalle antiche fornaci di ceramica che vi esistevano. Il Paese si è svuotato progressivamente a causa dell’emigrazione a partire dal 1951; contava nel 2001 736 abitanti divenuti nel 2011 715. Tante le case abbandonate. La rinascita del Comune è iniziata nel luglio 2011, con l’arrivo dei primi ragazzi dalla Costa d’Avorio, EUROCOOP ha dato avvio all’attuale centro operativo “Jungi Mundu”- che in dialetto calabrese significa “Unisci il Mondo”. Da allora i migranti, che al momento sono circa 120, accolti grazie al programma SPAR, oggi SAI, hanno ridato vita al piccolo paese, restaurando le case dei tanti migranti abbandonate e cadenti e prendendole in affitto, istituendo un atelier nel quale si cuce e si insegna a cucire, un laboratorio artigiano nel quali si costruiscono Lire (lo strumento musicale storico del paese di origine grecanica), si coltivano poderi prima abbandonati. È stato realizzato un B&B.
A gestire il Comune un Sindaco Architetto, eletto in una lista civica, “Camminiamo insieme”, Giuseppe Alfarano, detto Pino, al quale abbiamo pensato di chiedere della disponibilità all’accoglienza, perché Riace non è il solo Comune a farla, e la Locride non è solo ‘ndrangheta, ma anche questo, faticosamente.
Pino ci puoi raccontare come tutto è cominciato e quando?
A partire dal 1998 sono iniziati sbarchi sulla costa di migranti provenienti dalla Turchia e dalle coste del Nord Africa. Si trattava di persone prive di tutto che vennero aiutate dalla popolazione locale con un intervento spontaneo di solidarietà. Il nostro piccolo Comune si trova in un’area interna non agevolmente raggiungibile, ma ha un territorio che
si estende fino al mare per 17 chilometri e comprende tre piccole frazioni, perciò eravamo coinvolti da quanto avveniva.
Ben presto, grazie all’impegno di Mimmo Lucano, partì l’accoglienza organizzata che aveva come punto di riferimento Riace che è il centro più popoloso di quell’area della Locride caratterizzata da povertà e da un drastico spopolamento determinato dall’emigrazione della popolazione locale verso le regioni e i paesi del Nord Europa, risultato diretto dalla mancanza di opportunità lavorative. Oltre a questo esodo, l’intera zona è anche devastata dalle attività dei gruppi della criminalità organizzata che hanno avuto un impatto negativo nella Regione, proiettandosi poi all’esterno e contribuendo a diffondere una cattiva immagine di questi luoghi.
Noi di Camini, Comune contiguo a Riace, iniziammo ad organizzarci e nel 1999 nacque la cooperativa Eurocoop Servizi (cooperativa sociale di tip B) composta da persone del luogo. L’intento era quello di creare delle occasioni di lavoro per tutti soprattutto per persone svantaggiate e far rinascere il paese che stava morendo.
Come si è strutturata l’accoglienza?
La rinascita di Camini inizia nel 2011 con l’avvio dei primi progetti di accoglienza e integrazione di richiedenti asilo e rifugiati che hanno prodotto un’autentica crescita sociale ed economica attraverso l’adesione a un programma nazionale di assistenza a cittadini di paesi terzi. Lavorando insieme, migranti e locali, hanno contribuito anche al ringiovanimento di quello che era diventato un “paese fantasma”, noto ora come simbolo di internazionalità, assistenza umanitaria e solidarietà dove le comunità migranti contribuiscono attivamente alla ricostruzione del borgo e del tessuto sociale. L’intero territorio sta rifiorendo e la composizione demografica sta ringiovanendo tanto da aver reso possibile anche la riapertura della scuola locale e l’avvio di progetti di mobilità transnazionale grazie ai programmi europei “Erasmus+” e “Corpi Europei di Solidarietà”.
In pratica cosa fate?
Siamo impegnati nel settore ambientale e di recupero e riqualificazione dell’area pedemontana della fiumara e dei mulini che circondano i massicci collinari siti nei pressi del centro abitato. Le mie conoscenze professionali di Architetto sono state molto utili per fare i progetti. La riqualificazione di quest’area permetterà d’impiegare giovani disoccupati/e e di realizzare attività ‘outdoor’ (soprattutto tramite il programma Erasmus+) con l’aiuto di volontari/e internazionali che provengono da Australia, Canada, Cina, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Lituania, Norvegia,
Romania, Spagna, Svezia, Svizzera, Olanda, Regno Unito e Stati Uniti d’America. l/le volontari/e supportano la comunità in numerose attività, tra le quali: lezioni di lingua, ristrutturazione edilizia, assistenza all’infanzia, attività educative, attività ludiche, sport, supporto alle donne, assistenza domestica, produzione di alimenti locali e la
ricostruzione di una biblioteca. I volontari hanno anche aiutato a riaprire i negozi artigianali che rappresentano una significativa ripresa delle attività commerciali, contribuendo alla rinascita della comunità che la popolazione locale non emigrata, i volontari e gli immigrati hanno costruito insieme, anche a livello intergenerazionale e sostenibile, offrendo una nuova prospettiva di vita ai villaggi rurali che erano abbandonati da oltre due secoli. Si tratta di un circolo virtuoso, ora strutturato in strategie e politiche a lungo termine, che utilizza la migrazione e la mobilità giovanile e transnazionale come fattori positivi, in grado di rafforzare l’intera società da un punto di vista economico, sociale e culturale.
Cos’altro avete fatto?
Abbiamo realizzato diversi laboratori artigianali:Tessitura dal nome Ama-la finanziato dall’unione buddisti italiani, Ceramica, Laboratorio d’arte, del legno, e il laboratorio del cucito che formano giovani e meno giovani a svolgere questo lavoro. Durante la pandemia queste persone, utilizzando due grandi rotoli di stoffa ricevuti in regalo hanno cucito gratuitamente mascherine per ospedali e persone che ne avevano bisogno e che le hanno richieste. Le stesse persone oggi, con la collaborazione della Chiesa Valdese e Sos Rosarno stanno dotando dei giubbotti usati di strisce catarifrangenti. Il fine è farne dono ai lavoratori della piana di Gioia Tauro, poco distante, che ritornando dal lavoro a sera a piedi o in bicicletta vengono investiti perché non visti.
A Camini opera Amica Sofia, un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008, con sede legale presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze umane dell’Università di Perugia che si occupa della promozione della ricerca e delle pratiche di filosofia dialogica, con i bambini e con gli adulti. Prima in Italia, promuove già da dieci anni la ricerca e la sperimentazione della filosofia con i bambini e della filosofia civile. Ha dato vita a una serie di laboratori e incontri di formazione. https://amicasofia.it/as2020/category/chi-siamo/.
Molte case di abitanti di Camini emigrati, spesso abbandonate e cadenti sono state riparate e rese abitabili e affittate con il consenso dei proprietari a migranti; alcuni migranti hanno ripreso a coltivare poderi abbandonati e a produrre verdura che viene consumata e venduta. Poiché la tradizione musicale del luogo è il suono della Lira è stato creato un laboratorio per la costruzione di questi strumenti e un musicista insegna a suonare.
In tal modo non solo l’economia rinasce, ma si creano radici e tradizioni comuni che consolidano la comunità.
Chi vi ha aiutato?
Essenziale è stato il ruolo del Comune che si è preoccupato di dialogare direttamente con la cittadinanza, anche casa per casa, costituendo un punto di riferimento prezioso sempre ‘a porte aperte’ per le famiglie residenti e per quelle migranti. Grazie agli ottimi rapporti mantenuti dall’amministrazione comunale con le persone di tutte le età che nel
corso degli ultimi decenni hanno affrontato un proprio percorso migratorio dall’Italia meridionale verso le città industriali dell’Italia settentrionale e verso i paesi del resto d’Europa, oltre che verso altri continenti come le Americhe e l’Australia (per citare i casi dei cittadini originari di Camini), ma che fanno periodicamente ritorno nel luogo di origine, è stato finora possibile rendere partecipi d e l p r o g e t t o d i a c c o g l i e n z a anche coloro che vivono in altri paesi e che sono sempre interessati a conoscere le attività in corso nel paese d’origine. Il Comune ha messo finora a disposizione i propri locali per attività laboratoriali extrascolastiche e per le attività dedicate allo sviluppo delle politiche giovanili. È stato così scongiurato il rischio di spopolamento totale e di conseguente scomparsa del borgo, sostenendo e sviluppando progetti coerenti con lo sviluppo sostenibile del territorio.
Insieme a Comuni vicini che hanno vissuto situazioni simili, come il Comune di Badolato (CZ) con il quale è in fase di definizione un gemellaggio di prossimità, è maturata l’intenzione di definire e attivare un piano strategico formativo e amministrativo-istituzionale finalizzato alla creazione di un ufficio intercomunale dedicato alla gestione
professionale delle attività di integrazione europea, sviluppo strategico e cooperazione.
Il primo programma europeo attraverso il quale sono state realizzate attività progettuali pubbliche negli ambiti fin qui citati è stato il “Corpo Europeo di Solidarietà” grazie al progetto “Camini Corps: Chance – Creativity – Community for Solidarity Actions” che è risultato, nel mese di maggio 2019, tra i primi 59 selezionati in tutta Italia nell’ambito
del finanziamento europeo previsto per tali azioni di solidarietà transnazionale. Grazie alla collaborazione con le organizzazioni partner – associazioni e comuni – site in Lituania, Norvegia, Repubblica Serba, Romania e Svezia con le quali è stata preparata e sviluppata tale idea progettuale sono giunti a Camini giovani provenienti da tali paesi.
Attraverso queste iniziative i/le giovani d i Cami n i potranno maturare esperienze di volontariato, tirocinio, formazione o lavoro in contesti internazionali presso le sedi delle organizzazioni che compongono il partenariato transnazionale (Comuni, centri giovanili ministeriali, fondazioni, associazioni giovanili e ONG). Organizzazione capofila è la cooperativa sociale EUROCOOP Servizi di Camini “Jungi Mundu- Un solo colore”. I progetti mirano, anche come obiettivo indiretto, a connettere a livello globale le aree interne che spesso risultano talmente isolate dal punto di vista tanto logistico quanto programmatico da essere definite hard-to-reach a livello europeo e attraverso tali
progettualità che prevedono attività strutturate di mobilità transnazionale. Risulta così possibile, stabilire connessioni operative con contesti simili e siti in altri paesi europei e garantire alla popolazione, soprattutto a quella giovanile, opportunità di lavoro e formazione di qualità in maniera tale da non risentire della situazione di svantaggio geografico e socioeconomico.
Impossibile elencare in questa sede le tante Università, centri, enti con i quali abbiamo collaborato e che collaborano con noi, anche al fine di ricostruire la memoria della migrazione da questi luoghi in modo da creare una memoria collettiva che conferisca identità alla comunità di Camini. Ciò non significa recidere i rapporti con le culture di
origine dei migranti prova ne sia che ambasciate di diversi paesi hanno visitato il borgo per le attività internazionali realizzate negli ultimi anni e con i volontari internazionali provenienti da oltre 30 diversi paesi che dal 2016 hanno contribuito alla ricostruzione del borgo e al supporto alle attività artistiche e educative.
Riconoscendo l’importanza delle attività svolte e volendo premiare l’intera comunità di Camini per l’impegno portato avanti a favore dei valori dell’accoglienza, dell’umanità e della solidarietà ho ricevuto come Sindaco, a nome del Comune, il “Premio Mediterraneo 2019[GC1]”.
Cosa pensano dell’indagine su Riace gli abitanti di Camini?
Lo vedono come un attacco alla politica dell’accoglienza. Le accuse a Lucano sono strumentali e colpendo lui si vogliono scoraggiare tutti coloro che cercano di riportare in vita questi piccoli paesi svuotati dall’emigrazione facendo una politica dell’accoglienza che immetta nuova vita a queste comunità: si pensi che qui in Comune tutti i servizi stavano chiudendo e nel 2018 abbiamo sventato la chiusura della posta dimostrando che il paese è rinato; siamo riusciti a far istallare uno sportello bancomat grazie al fatto che la comunità è viva e così abbiamo permesso anche alla popolazione anziana di godere di servizi in loco senza doversi spostare. I tanti progetti nei quali siamo impegnati continueranno e continueremo a realizzare opere; siamo determinati ad andare avanti sia io stesso che la popolazione perché quello che abbiamo fatto ha portato risultati positivi per la creazione dei nuovi servizi. Esiste ormai una comunità multietnica che ha tutta l’intenzione di andare avanti e che ha migliorato le qualità della propria vita grazie alla solidarietà e all’impegno civile.
Cosa si può fare per aiutarvi?
Ciò che ci serve è attenzione e solidarietà. La battaglia che stiamo conducendo è contro lo spopolamento dei nostri borghi, e la sola speranza per tanti piccoli paesi dell’Appennino in un momento in cui si valorizza la qualità della vita e l’importanza di una gestione sana e produttiva del territorio. La presenza di realtà come Camini non solo ci dà la speranza di costruire una società più umana e solidale, ma costituisce una prospettiva reale e possibile per tutti noi.
Accogliere i migranti, integrarli, significa innanzi tutto aiutare noi stessi.
La Redazione
Ci ostiniamo a cercar di capire, ad indagare e ragionare offrendo con modestia il nostro contributo alla maturazione di una coscienza collettiva e di una consapevolezza che ha tuttavia bisogno di operare nel concreto dell’intervento politico.
Ecco perché queste riflessioni non sono rivolte solo all’area comunista anarchica o anarchica del movimento di classe, ma anche ai marxisti non dogmatici e a quanti, intervenendo sui problemi concreti dei proletari, mettono in atto un intervento politico su posizioni di classe ed hanno bisogno di appropriarsi criticamente di conoscenze per applicare alla loro azione un moltiplicatore, una valenza che, se carente di prospettive, diviene sterile.
Di queste compagne e di questi compagni noi oggi, come sempre, siamo al servizio, disponibili a cogliere ogni richiesta, ogni domanda di riflessione, a fornire quel retroterra che può essere utile a rinforzare e motivare l’intervento politico: questo senza alcuna pretesa di assumere un ruolo di guida e di direzione politica, ma desiderosi soltanto di svolgere la funzione di memoria storica.