Che c’è di nuovo – All’Italia 40 medaglie

Questo il bottino alle Olimpiadi. Ma si discute se sia opera di italiani, posto che per alcuni non è di origine italiana il 38 % (di quelli dell’atletica) della delegazione italiana o se si vuole il 15 % del totale.
Visto però che tutto il paese gioisce, i partiti della sinistra ne traggono occasione per riproporre l’urgenza dello Ius soli, rivendicato anche da Giovanni Malagò presidente del CONI, come una misura urgente da adottare mentre altri snobbano l’argomento affermando che non è un’urgenza del paese. Eppure lo sport serve al Governo e all’economia, come ha dimostrato prima dei giochi olimpici la vittoria della nazionale di calcio. Già in quella occasione si è magnificato il gioco di squadra, il ruolo della professionalità, la funzione del sacrificio per ottenere e conquistare primati, per avere successo.
E allora, ipocritamente si ricorre alle soluzioni all’italiana, l’atleta moglie dell’italiano, il figlio dell’italiano o dell’italiana il nato all’estero di italiani, e in mancanza d’altro si corrompe un’Università per far superare un esame a un esame di italiano a un costoso calciatore che non conosce una parola di italiano: sembra di essere di fronte alle varianti del virus. Invece un bambino arrivato in Italia appena nato o nato in Italia da
genitori non italiani, sempre vissuto in Italia e che parla il dialetto più che l’italiano deve aspettare i 18 anni per chiedere ed ottenere con i tempi lunghi della burocrazia la cittadinanza. Che poi gli serve per essere libero, per poter viaggiare, andare i erasmus o in gita scolastica e quant’altro.
Ciò avviene quando purtroppo non si può togliere la cittadinanza a cretini e criminali che circolano con il colpo in canna nella pistola che scaricano addosso a chi ha la pelle un po’ più scura, a chi fa apologia e pratica di fascismo, a chi incita all’odio razziale, a chi fa del luogo di nascita, o della nazionalità dei genitori una barriera per discriminare e negare diritti della persona che sono inalienabili e imprescrittibili.
La nostra posizione a riguardo – come comunisti anarchici – è quella del popolo, che quando era la cultura di operai e contadini a prevalere, cantava invece dell’inno pattriottardo di Mameli:

O profughi d’Italia a la ventura
si va senza rimpianti nè paura.
Nostra patria è il mondo intero
nostra legge è la libertà
ed un pensiero ribelle in cor ci sta.
Dei miseri le turbe sollevando
fummo d’ogni nazione messi al bando.

Dovunque uno sfruttato si ribelli
noi troveremo schiere di fratelli.

Raminghi per le terre e per i mari
per un’Idea lasciamo i nostri cari.
….
Passiam di plebi varie tra i dolori
de la nazione umana precursori.

Ma torneranno Italia i tuoi proscritti
ad agitar la face dei diritti.
Nostra patria è il mondo intero
nostra legge è la libertà
ed un pensiero ribelle in cor ci sta.

Testo di Pietro Gori, canta Franco Trincale: https://www.youtube.com/watch?v=_KVRd4iny8E