Fortezza Europa. Per chi?

Da anni viviamo assediati dall’idea che l’Europa vada difesa dalle popolazioni di altre parti del mondo che vogliono venire a dividere con noi le ricchezze che in molti casi abbiamo realizzato con il colonialismo, il neocolonialismo, le predazioni a quella parte del mondo che come nazioni sviluppate abbiamo ridotto a Terzo e Quarto Mondo.
L’Europa ci difende! Dal 2005 è operativa un’agenzia dell’Unione Europea, Frontex, che ha come scopo il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne terrestri, marittime e aree dell’Unione e di stringere accordi con nazioni confinanti per la riammissione in quei paesi di migranti respinti. Nelle missioni che svolge nei luoghi caldi di passaggio dei migranti, opera come una vera e propria polizia, arrestando e respingendo povera gente che passa dal canale di Sicilia, nei porti andalusi, nei paesi limitrofi all’area dell’ex URSS, dalla quale ci sono forti flussi. Le critiche al suo operato non vengono solo da gruppi ed enti che si occupano di migranti, di rifugiati politici, ma dalla stessa Amnesty International e dall’European Council for Refused ad Exilied. I poteri di Frontex sono ampi e preoccupanti per il motivo principale che puntano alla repressione indiscriminata dei migranti senza dare la possibilità neppure a chi vuole chiedere asilo politico di toccare la terra europea. Ma il peggio deve ancora venire, anche perché le dotazioni economiche di cui hanno goduto questi progetti di controllo sono poca cosa rispetto a quello che si sta preparando per i prossimi anni.
Secondo la Commissione europea per rendere “sicure” le frontiere europee spenderemo 340 milioni entro il 2020, ma la cifra è contestata per difetto di tre quattro volte dal rapporto Borderline, finanziato dalla fondazione Heinrich Boll. A cosa serviranno? A mettere in piedi due sistemi di “sicurezza” che ha proposto il ministro Frattini nel 2008 e che stanno per diventare operativi. Il primo prevede di migliorare il sistema di controllo alle frontiere con la costruzione di un sistema integrato di sorveglianza che utilizzerà anche droni e satelliti, così si vedrà meglio di quanto non si potesse già vedere quali carrette viaggiano nel Mediterraneo a rischio affondamento, quanti poveri giovani muoiono nelle lunghe carovane dei deserti del Centro e Nord
Africa. I satelliti serviranno “per il controllo e la raccolta di informazioni relative a zone predefinite”, i droni produrranno “immagini dettagliate sull’area interessata al momento richiesto”. Frontex collaborerà con le autorità di frontiere dei paesi membri per adottare “contromisure”, per le quali c’è molto da preoccuparsi visto anche solo le scelte fatte da questi organismi durante la crisi delle primavere arabe: respingimenti, CIE, blocchi
in mare, siluramenti “per errore” di carrette, infine morti e dispersi che le madri aspettano ancora nel Nord

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Ma chissà tanti soldi potrebbero fruttare bene anche perché il sistema che si sta mettendo in piedi potrebbe tornare comodo anche per future guerre, intanto sicuramente per controllare i movimenti d’opposizione se serve!
Il secondo progetto è ancora più evidentemente razzista e da tenere d’occhio per la sua funzione di possibile strumento di controllo politico di gruppi precisi: si chiama Eurosur, nome rassicurante, ma quando avrete sentito a cosa serve sarete meno sicuri e più preoccupati. Esso prevede la costruzione di “frontiere intelligenti”, con strumenti per riconoscere biometricamente le persone in entrata e uscita. I sogni di Lombroso e dei razzisti di più di un secolo fa sono ormai realtà – fra l’altro già applicata in molte zone -, ma qui divengono sistema perché non solo ogni stato potrà censire chi entra o chi trova nel suo suolo dividendo fra graditi e sgraditi, ma ci sarà un coordinamento fra tutti gli stati e Frontex. Ogni stato suddividerà il proprio territorio in tante aree, attribuendo a ciascuna un livello di allerta sulla base dei rischi verificati e del numero di episodi di
sconfinamenti non graditi che si sono registrati. Questo sistema è completamente realizzato per quanto riguarda le frontiere della Slovacchia, dove alle barriere elettrificate e video sorvegliate si sono aggiunte le ronde con i cani e da questo varco prima utilizzato largamente ora non entra più nessuno.
A parte il fatto che con la scusa di bloccare le poche migliaia di “clandestini” si impone un sistema fortemente centralizzato di sorveglianza di polizia al di sopra di ogni organismo di controllo, c’è da dire per prima cosa che con questo sistema salta completamente la possibilità per i non europei di far valere il diritto d’asilo garantito a parole dal diritto internazionale. L’esternalizzazione delle frontiere europee significherà
infatti, come già succede spesso con i respingimenti veloci, i respingimenti in mare, ecc, l’impossibilità per i non europei di chiedere il diritto d’asilo. Abbiamo conosciuto con gli ottimi documentari di Zalab e le denunce di quei pochi e combattivi giornalisti indipendenti, cosa succedeva e continua a succedere nelle carceri libiche, come l’Europa si faccia complice degli affari che si sviluppano sulle carni e le sofferenze umane (per chi se li sia persi, si vedano almeno i documentari Come un uomo sulla terra e Il miglio verde).
Resta poi un evidente problema di legalità internazionale: come faranno a richiedere protezione internazionale le persone alle quali sarà impedito di giungere in Europa a presentare la domanda di asilo? Se saranno fermati nei paesi d’origine o di transito non avranno nessuna garanzia. I verdi tedeschi hanno lanciato una campagna che significativamente si chiama smash border (rompere le frontiere, vedi il sito), contro le
smart border di Frattini e co.
Essendo noi materialisti incalliti, la domanda che dobbiamo porci anche di fronte a questa follia è comunque quella degli interessi economici che stanno sotto a questi progetti. Gli autori di Bordeline ci danno una mano a dare sostanza ai nostri sospetti: “Le industrie fornitrici di queste sofisticate tecnologie sono i principali agenti di pressione” dichiara l’europarlamentare verde Ska Keller a “Corriere Immigrazione”, e
inoltre, “il rafforzamento del controllo delle frontiere non nasce da un bisogno reale ma obbedisce a dei principi ideologici a loro volta alimentati da interessi economici”.
Claire Roder, giurista dell’associazione francese Gisti, nel suo libro inchiesta Xénophobie Businnes si è a lungo interrogata sugli interessi economici che stanno dietro a queste scelte e ha scritto “in cinque anni di attività l’agenzia europea Frontex ha moltiplicato il suo budget per quindici: un’enormità in tempi di crisi!” e in un’intervista su “Liberation” “non si può fare a meno di pensare che muri, recinzioni, radar e adesso droni che coprono i confini dell’Europa, servano meno ad impedire alle persone di passare che a generare profitti di tutti i tipi: finanziari, certo, ma anche ideologici e politici”.
Per quanti in Italia si perdono dietro i dibattiti sul nulla che ormai la politica produce – primarie si / primarie no, i Monti / non Monti -, forse è venuto il momento di aprire gli occhi: quelli sono bocconi avvelenati che ci vengono lanciati dai mass media per distoglierci dai reali problemi: quelli di sempre, ovvero chi controlla l’economia, chi controlla la popolazione nei suoi spostamenti, nel suo libero pensare, nel suo libero
progettare.
Dopo aver riflettuto su questo aspetto, si guarderà con maggior sospetto a questo progetto di controllo, apparentemente sulle frontiere, ma molto più grave ed esteso. Una parte del progetto allo studio si basa sulle “frontiere intelligenti” ed è un vero e proprio screening di classe di chi si sposta nell’area europea e limitrofa, con la creazione di un data base che di nuovo potrebbe tornare comodo per azioni di controllo poliziesco di genere diverso, riferito a questioni ancora più politiche. Con un programma di database statistico che si prevede costerà 1 miliardo di euro, attraverso il programma Rtp (Registred Traveller Programme), si creerà un registro di persone in spostamento che verranno censite secondo le generalità, le impronte digitali e le foto segnaletiche.
Esclusi quindi gli indesiderati “extracomunitari”, si creerà un’élite di privilegiati, europei o di provenienza più sicura anche se arriveranno da altre parti (USA, emirati arabi, insomma quelli con i soldi) che avranno un canale privilegiato di transito, non dovranno sottostare alle lunghe code per i controlli come capiterà agli “indesiderati”, per ora chiamati “clandestini”..
Voi da che parte volete stare?

Adriana Dadà