“Partorirai con dolore…”

Raccontano che un governo di “tecnici” si distingue per le innovazioni. Una di queste è mascherare le scelte politiche presentandole come scelte tecniche; l’altra è rompere con la tradizione anche quando questa è positiva come quella che il governo non deve schierarsi quando le questioni sul tappeto sono di carattere etico. Basti pensare alla battaglia in Italia su divorzio e aborto per ricordare che furono i partiti e le
aggregazioni della società civile a schierarsi sulle opposte posizioni, ma che i governi dell’epoca, benché a maggioranza democristiana, non si schierarono in quanto tali per l’una o l’altra posizione. E’ questo un segno di civiltà nelle società liberali dove la libertà di opinione sui temi “sensibili”, soprattutto su quelli etici, dovrebbe essere garantita.
Ma i tecnici, si sa, sono vanitosi e arroganti e ricoprono di “oggettività scientifica” ogni problema per imporre la loro personale opinione, o più spesso quella del loro punto di riferimento ideologico. Non fa eccezione – anzi rappresenta un significativo esempio – il governo Monti che in campo etico e non solo si ispira ai principi cattolici e obbedisce agli imput della Chiesa cattolica come in occasione della vertenza che ha visto alcuni cittadini italiani sottoporre all’esame della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo la legge 40/2004 sulla fecondazione assistita nella parte in cui non consente l’analisi pre-impianto per prevenire nascite di bambini mal formati.

La legge 40 e il corpo della donna

Quando il Parlamento italiano – e non solo quello del nostro paese – banchetta sul corpo della donna è particolarmente ghiotto e considera l’argomento decisamente voluttuoso. Discutendo della legge sulla procreazione assistita si doveva affrontare il problema di una possibile malformazione del feto. Per prevenirla, in questo caso basterebbe eseguire un’analisi prima dell’impianto dell’embrione nell’utero e restringere la possibilità agli embrioni non affetti da malattie genetiche o malformati.
A dire della parte cattolica l’eliminazione dell’embrione malformato provoca la  soppressione della vita in quanto l’embrione è già essere umano e l’eliminazione di alcuni di essi costituisce un “omicidio” effettuando cosi una selezione eugenetica. Da parte laica si obietta che si tratta di arrestare una procedura nella fase in cui ciò che si è formato ancora vita non è, come ha ben distinto la Corte Costituzionale a proposito del diritto della donna di interrompere la gravidanza. Da parte laica si sostiene inoltre che è opportuno intervenire in una fase preventiva, poiché la legge sulla tutela della maternità, pur non prevedendo una interruzione della gravidanza nel caso di un feto malformato, consente comunque alla donna che lo richiede, seguendo procedure predefinite, di interrompere la gravidanza, portando a motivo il danno grave che ne deriverebbe al suo equilibrio psichico, alle sue condizioni di vita materiali e a quelle del nucleo familiare, soprattutto quando non si è in grado di supportare con adeguate cure e un opportuno accudimento la nascita di un bambino malformato, con il risultato di sottoporre la donna a un trauma sia fisico che morale, poiché si interrompe il processo quando la fecondazione è avvenuta e il feto si è ormai formato. Il divieto dell’analisi pre impianto è dunque uno strumento di deterrenza verso la donna e di punizione della sua volontà di gestire il processo della nascita che avviene nel suo corpo e che le trasformerà radicalmente e irreversibilmente la vita dal punto di vista affettivo, fisico,
economico e sociale.
Da parte dei sostenitori del divieto dell’analisi pre impianto si accusa l’altra parte di voler sottrarre alla volontà di Dio il “mistero” della nascita che invece non ha nulla di misterioso ma segue percorsi ormai noti alla scienza medica che necessitano di una puntuale attenzione dal punto di vista clinico per consentire una migliore condotta possibile della gravidanza e della nascita. E’ pur vero che nella giurisprudenza italiana è costante l’affermazione che non esiste un “diritto ad avere un figlio sano”, ma certamente il genitore deve porre in atto ogni cautela per assicurare al nascituro le migliori condizioni di vita possibili. Come condannare chi si pone il problema di cosa ne sarà di un essere umano non autosufficiente e affetto da gravi patologie, una volta messo al mondo.

La legge sulla tutela della maternità del 1978 e quella sulla fecondazione assistita del 2004

Il vero problema è costituito dal fatto che la legge 40 del 2004 sulla fecondazione è stata approvata in un contesto nel quale erano prevalenti le forze politiche più legate al mondo cattolico, le quali hanno cercato di porre le premesse per lo smantellamento della precedente legge sulla tutela della maternitàdel 1978 che consente l’aborto a determinate condizioni e che ha dato buona prova di sé, al punto da ridurre drasticamente il ricorso all’aborto e la sua utilizzazione come pratica contraccettiva.
Per quanto riguarda la soggettività e il diritto alla vita del concepito:
a) la Legge 194/1978 considera la vita “ sin dal suo inizio ”, mentre per la legge 40/2004 l’inizio della vita è nel concepimento.
b) la Legge 194/1978 tutela la vita umana di “ciò che vita già è” (come afferma anche la Corte Costituzionale), mentre la Legge 40/2004 riconosce i diritti del concepito che ancora vita non è.
c) la Legge 194/1978 non riconosce il concepito come soggetto, mentre la Legge 40/2004 lo riconosce espressamente come tale.
Di fronte a questa situazione il governo “tecnico” – ma profondamente cattolico – di Mario Monti ha fatto una scelta politica, allineandosi alla recente Costituzione ungherese che è la più reazionaria e retriva d’Europa, a quella irlandese, slovacca, ceca; alla giurisprudenza, polacca e ungherese.
Quello che il governo italiano rimprovera alla Corte EDU è l’affermazione che “la nozione di embrione e quella di bambino non devono essere confuse” e che pertanto uno Stato non può, ai sensi dell’art. 8 della Convenzione europea, esercitare una illecita ingerenza nella vita privata e familiare. Probabilmente nel suo ricorso davanti alla Grand Chambre lo Stato italiano richiederà di poter utilizzare il così detto “margine di
apprezzamento” (o di discrezionalità) dei singoli Stati, margine che la Corte ha riconosciuto più volte sulle questioni più delicate e controverse, per poter mantenere in vita la propria legislazione sulla fecondazione assistita.
Dopo di che, se i tempi parlamentari lo permetteranno, cercherà di far approvare la modifica dell’art. 1 del Codice civile italiano facendo riconoscere la capacità giuridica dell’embrione umano, come i cattolici si ripropongono di fare prima della fine della legislatura. Si chiuderebbe così il cerchio raggiungendo l’obiettivo da sempre dichiarato: l’abrogazione della legge 194 del 1978 e quindi la cancellazione dell’aborto. In tal modo
la saldatura tra i “tecnici” e la componente cattolica produrrebbe quel mutamento del quadro giuridico da sempre perseguito da organizzazioni come il movimento per la vita e la Chiesa cattolica. E’ Stato chiarissimo a riguardo il Papa ricevendo l’internazionale democristiana a Castel Gandolfo il 22 settembre.

Una ragione in più per opporsi al governo Monti

Incapace di rilanciare l’occupazione, preoccupato dall’equilibrio finanziario, impegnato a ripulire le tasche dei lavoratori e dei pensionati, attivissimo nel demolire i diritti civili e del lavoro, questo governo non tralascia di dedicare attenzione alle donne e alle condizioni di vita della gran parte della popolazione, facendo regredire la società italiana relativamente ai diritti civili e della persona, azzerando anni di lotta per una società laica e pluralista, anche in campo etico. La sua incapacità d’incidere sugli elementi strutturali del sistema economico nella direzione del rilancio delle attività economiche lo rendono ancora più determinato nella sua azione in campo etico dove l’intervento non necessita della disponibilità di cassa ma è direttamente legato alla
forza politica e al controllo del potere attraverso i legami con i poteri forti, come è appunto la Chiesa cattolica.
Per questo motivo la battaglia va combattuta, va creato un fronte laico ampio, bisogna incidere sulle forze politiche della cosiddetta sinistra, gravemente inquinate dall’abbraccio con la componente cattolica, e soprattutto bisogna sviluppare un’attività di mobilitazione a livello di massa non dimenticando che le battaglie sui diritti civili e per un etica laica in Italia le hanno sempre vinte i movimenti e mai i partiti.

La redazione