Manie costituenti

L’ultima invenzione della politica italiana sembra essere quella di fare una bella Assemblea Costituente. Tutti sembrano essere d’accordo, ma le convergenze finiscono qui. Infatti ognuno propone un modo per convocarla: c’è chi pensa che potrebbe essere l’attuale Parlamento, il che costituirebbe il farsi Stato di una classe politica criminale se non altro per il fatto di avere tra le proprie fila più del 10% di inquisiti; c’è chi, consapevole che la legislatura è ormai alla fine, propone la proroga del mandato dell’attuale Presidente della Repubblica e dell’attuale Parlamento e perché no, dell’attuale Governo, (ovvero un colpo di Stato); c’è chi vorrebbe che svolgessero un ruolo costituente gli eletti nella tornata prossima ventura delle elezioni politiche, ecc.
In quanto poi a ciò che la Costituente dovrebbe fare, si ipotizza l’introduzione del
presidenzialismo alla francese, del federalismo alla tedesca, del sistema elettorale britannico e chi più ne ha ne metta. Tuttavia c’è un tratto comune tra i partiti: l’esecutivo va rinforzato: oggi è troppo debole e non lo dice solo Berlusconi ma anche Violante, riprendendo il primo le proposte di riforme istituzionali sostenute nel programma della P2 alla quale del resto era iscritto, mentre l’altro rielabora la modifica dei poteri dell’esecutivo a suo tempo voluta da Mussolini (controllare per credere!).

Le assemblee costituenti

Ma cosa sono le assemblee costituenti e soprattutto quando si eleggono e per fare cosa?
L’Assemblea Costituente è l’organo fondativo di un aggregato territoriale, essa redige il
documento politico, la Carta fondamentale che contiene il patto di convivenza tra le diverse componenti della società e assicura il gioco delle regole democratiche tra maggioranza e opposizione.
L’Assemblea Costituente sanziona e fissa i rapporti di forza tra le diverse componenti di una società, portatori ognuno dei differenti interessi di classe delle quali sono espressione.
Per questo motivo l’Assemblea Costituente deve essere eletta con il proporzionale puro e senza premi di maggioranza in quanto tutte le forze presenti nella società vanno rappresentate per il peso che esse effettivamente occupano, come avvenne ad esempio in occasione dell’Assemblea Costituente che mise a punto e votò l’attuale Carta costituzionale. Va da sé che un Parlamento eletto con una qualunque legge maggioritaria o con una soglia di sbarramento alla rappresentanza non potrebbe svolgere un ruolo costituente, ma costituirebbe un colpo di Stato della maggioranza verso le minoranze.
Si ricorre a una Assemblea Costituente per mutare radicalmente la Costituzione esistente; quando l’obiettivo non è questo si attuano delle modifiche della Costituzione vigente, attraverso le leggi costituzionali e le procedure previste dalla Costituzione. Qualcosa è dunque accaduto per affermare che la Costituzione vigente non è più idonea a soddisfare le esigenze del paese e ciò avviene in genere dopo una rivoluzione. A chi non se ne fosse accorto segnaliamo che in effettui in Italia la
rivoluzione c’è stata sotto forma di colpo di Stato attuato dalla Presidenza delle Repubblica che ha nominato un governo extraparlamentare. Si dice che il sistema rappresentativo è in crisi e soprattutto sono in crisi i meccanismi della delega, i rapporti istituzionali, i partiti. Bisogna rifare tutto daccapo ma non con le regole palesi e rispettose delle minoranze, ma con trucchi di vario tipo per costituire una preventiva maggioranza perché sia comunque garantito il risultato che si vuole ottenere.

La controrivoluzione preventiva

Tuttavia forse le cose sono più complesse e perciò proviamo a fare chiarezza:
– quando si dice che il Governo deve essere fatto di tecnici non eletti ma nominati da una alleanza di partiti si è deciso di abbandonale il principio elettivo per designare il Governo;
– quando si dice che il lavoro non è più un diritto e che la Repubblica non è fondata sul lavoro non è più vero che il potere appartiene al popolo che lo esercita nelle forme decise dalla Costituzione: così facendo si nega il patto fondamentale della Costituzione del 1948;
– quando si afferma che a pagare devono essere i meno abbienti e che la tassazione non è progressiva e che i cittadini non sono tenuti a contribuire al bene collettivo in rapporto alle loro ricchezze;
– quando si dice che la proprietà privata non ha limiti e non ha finalità sociali;
si sono violati i principi fondamentali della Carta costituzionale vigente e i tempi sono maturi per un colpo di Stato costituzionale e per il varo di una nuova Costituzione
Ma il compito della nuova Costituzione non è di riformare lo Stato ma di sancire a livello
istituzionale la subordinazione, la schiavitù dei cittadini e sanzionare per legge il potere di una oligarchia fatta di tecnici e politici di professione. In una parola si tratta di mettere il sigillo istituzionale alla situazione di potere attuale tra le classi, perché essa venga sostenuta dalle istituzioni e sia impossibile sovvertirla attraverso un mutamento delle maggioranze e degli orientamenti politici del paese. Siamo insomma all’epilogo di una lunga marcia dentro le istituzioni iniziata dai reduci del fascismo, proseguita attraverso la P2 e le altre trame eversive, continuata mediante le infiltrazioni in tutti i partiti e in tutte le istituzioni di sostenitori di questo piano scellerato che risponde a una precisa
ottica di classe.
Siamo di fronte a una situazione inedita che ha un solo paragone possibile: la fase istituzionale successiva alla caduta del regime fascista quando si dovette decidere se darsi una Carta costituzionale borghese e liberale, oppure optare per una forma di Stato e di governo dittatoriale.

La Costituente e noi

La Costituente costituisce una fase particolare dello scontro sociale e di classe nel quale le forze rivoluzionarie e quindi anche noi, hanno il compito di rendere chiaro a tutti quali sono le forze in campo e qual’è il gioco politico che si sta facendo. L’anarchismo italiano nelle sue varie componenti ha partecipato alla resistenza antifascista, ha combattuto con le armi contro nazisti e fascisti, costruendo strutture sociali di massa auto organizzate (dalle mense popolari a Carrara alle attività delle colonne anarchiche come quelle guidate da Emilio Canzi e da Silvano Fedi, e tanti e tanti altri compagne e compagni). Con il loro sangue essi si sono guadagnati il diritto di parola e di libertà nella Repubblica nata dalla Resistenza.
Non possono perdere questi diritti per iniziativa di una classe politica delegittimata e nemica del popolo e perciò non possono che mobilitarsi rivendicando spazi di libertà ed ampliando quelle garanzie così pesantemente violate da uno Stato che reprime ieri a Genova alla Diaz, oggi in val di Susa e che attacca le condizioni di vita e di lavoro con licenziamenti di massa conducendo una vera e propria guerra sociale. Da qui l’impegno a tornare nelle piazze per spiegare a tutti quello che sta avvenendo.

Andrea & Gianni