«Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto!»
(Ramón Rojo, rivolto a Joe in Per un Pugno di Dollari)
Bene, il nano e la sua corte se ne sono andati. Di questo c’è solo da essere contenti. I disastri degli ultimi 18 anni non saranno né dimenticati, né superati, però, come si dice nel film Philadelphia, riferendosi alla casta degli avvocati finiti in fondo al mare, può essere un buon inizio.
Non è un golpe, come da più parti si è gridato. Poiché nel sistema parlamentare italiano il Presidente della Repubblica scioglie le camere se non c’è un governo con la maggioranza. La maggioranza c’è e il governo sta in piedi, non capisco sinceramente dove nasca lo stracciarsi le vesti di molti complottisti di professione.[2]
Mi inquieta che qualcuno di questi a sinistra dica le stesse cose della peggiore destra (che è sempre quella del complotto pluto-giudaico-massonico) per cui, forse, sarà il caso di fare un po’ di chiarezza.
Il governo Monti è un governo parlamentare, legittimo e, mi dispiace ragazzi, non è un governo di sinistra. Questa evidente e banale osservazione forse sfugge a molti che si stracciano le vesti o, all’opposto, hanno festeggiato con lo spumante (cosa, di preciso, hanno festeggiato?).
Nel 1977 una scritta campeggiava a Bologna “Il complotto alla luce del sole”, quando, esattamente come adesso, nella rivolta sociale e nello scontro di classe palese si vociferava di grandi e piccoli vecchi, di potenze straniere ed altre amenità del genere.
Ebbene, il governo Monti è un governo alla luce del sole: è un governo di precisi interessi economici e finanziari. Non esistono i complotti, ho appena detto e, soprattutto non esistono i “grandi vecchi” . Gli interessi invece esistono, eccome, esistono le classi ed esistono diverse necessità e punti di vista (o di svista?).
Quando si negano questi aspetti e ci si richiama alla “patria in pericolo” sarebbe bene accennare a quale patria ci si riferisca. Samuel Johnson che di patria se ne intendeva ebbe a dire che “il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie”.[3]
Non è cambiato molto da allora. In occidente ora i problemi non si risolvono più (almeno per ora) con la guerra ma con il richiamo allo “stare tutti uniti”. Ma certo stiamo tutti uniti, il manager stramiliardario e il disoccupato plurilaureato, tutti siamo sulla stessa barca. Questa ideologia è nota, vecchia come il cucco ed è comprensibile che a veicolarla e a richiedere “sacrifici” per tutti sia la classe dirigente che ha questi interessi da difendere, ma che a far codazzo penoso e triste siano quelle parti politiche che dovrebbero essere perlomeno critiche su questo mondo (ma sarà vero? ) è davvero idiota. Non criminale, idiota, perché nel 2013 i “responsabili” perderanno di nuovo le elezioni.
Come diceva Ensezberger “Deve mangiar viole del pensiero, l’avvoltoio?”[4]
C’è un motivo in più perché le perdano. Adesso la situazione è più chiara. Sgombrato il campo dal populismo e dall’alibi dell’antiberlusconismo le cose, forse, dovrebbero apparire per quello che sono: un chiaro scontro di classe. E da questo scontro dovrebbe nascere quella dialettica politica che è il vero puntello delle democrazia
liberali (sì proprio loro, quelle che tutti le amano e nessuno le vuole, pensa te dove si nascondono) poiché, essendo chiaro che come diceva Gaber: “la rivoluzione oggi, no, domani nemmeno, ma dopodomani”, sarebbe anche il tempo di rivendicare diritti e strumenti qui ed ora.
Poiché nel lungo periodo come diceva Keynes “saremo tutti morti”.
[2] Mi accorgo ora che Ida Dominijanni ha scritto l’identica cosa sul “Manifesto” di oggi (19.11.2011), non è telepatia ma buon senso.
[3] Ripreso in maniera davvero esemplare da Kubrick in “Orizzonti di Gloria”. [4] H.M. Ensezberger, Difesa dei lupi contro le pecore.
Andrea Bellucci