serie II, n. 8, ottobre 2010
Cina – Molto è stato detto e scritto sull’economia nascente dell’estremo. Il Sole 24 ore
del 22 ottobre 2010 (anno 146, n° 290) a pagine 2 pubblica un articolo di Roberto
Capezzuoli, che illumina un aspetto poco frequentato.
La Cina produce il 97% del quantitativo mondiale di “terre rare” e detiene il 36,52% delle riserve conosciute. I dati, già allarmanti per le altre economie, sono resi ancora più preoccupanti dall’annunzio di una riduzione delle esportazioni da parte cinese, visto che il paese consuma già il 51% di quanto produce. Il primo paese a farne le spese è il Giappone, che da solo consuma il 17% della produzione mondiale, senza avere alcuna riserva in proprio.
Le nazioni che detengono importanti riserve di questi metalli estremamente rari
sono Russia (19,28% del totale mondiale) e USA (13,19%), ma ancora non hanno iniziato alcuna attività estrattiva, perché questa comporta notevoli problemi ecologici. Le “terre rare” o lantanidi sono un gruppo di 18 elementi con le stesse caratteristiche chimiche, divenuti molto importanti per la “green economy” e per le loro applicazioni
nell’elettronica, in particolare negli apparati di ultima generazione e nelle memorie di
massa. Il Lantanio, capostipite del gruppo cui dà il nome, viene usato ad esempio nella
fabbricazione delle batterie Ni-MH e queste sono al momento essenziali per le autovetture ibride, sulle quali si va aprendo una dura competizione internazionale. La
prima auto ibrida (la Prius) è stata progettata dalla Toyota in Giappone e ciò spiega la
forte dipendenza giapponese dalle importazioni cinesi.
A latere dell’articolo sopra menzionato ne viene proposto un altro di Marco Magrini,
in cui vengono spiegate alcune delle applicazioni dei lantanidi. “Senza le terre rare
scomparirebbe anche un’autentica messe di oggetti di uso comune. Il trapano a batteria
ad esempio, è diventato possibile grazie alla creazione di motori leggeri, compatti e
potenti. I quali, a loro volta, sono diventati possibili grazie alle proprietà fisiche e
chimiche di neodimio, terbio, disprosio e praseodimio. E lo stesso dicasi dei micromotori
che fanno funzionare tutti gli hard disk della Terra.” In buona sostanza, il possesso dei
lantanidi da parte cinese (grazie anche al disinteresse per l’ecologia e per la salute dei
lavoratori, che caratterizza quel paese) contribuisce a determinare una situazione di
preminenza crescente della Repubblica Popolare nel panorama dell’economia
internazionale.
Bilance commerciali – “Usciremo dalla crisi meglio degli altri paesi”, ci hanno ripetuto
per due anni. La nostra bilancia dei conti con l’estero non è mai stata tanto in difficoltà,
particolare notevolmente drammatico per un paese, come l’Italia, che aveva fatto perno
per il proprio sviluppo economico su di un modello prevalentemente esportativo.
I dati sono questi (Il Sole 24 ore del 23 ottobre 2010,anno 146, n° 291, p. 3):
Germania + 6,1%, Cina + 4,7%, Russia +4,7%, Giappone +3,1%, Corea del Sud +2,6%, Gran Bretagna -2,2%, Brasile – 2,6%, Italia -2,9%, India – 3,1% e buon ultimi gli Stati Uniti d’America – 3-2%. Che gli USA fossero in difficoltà commerciale, in particolare verso la Cina, è cosa nota da tempo: è dai tempi della terapia neoliberista di Reagan che la bilancia commerciale statunitense è entrata in rosso profondo e, a giudizio di chi scrive, da metà degli anni ottanta in maniera irreversibile.
Per questo appare patetico il tentativo portato avanti dal Segretario al Tesoro
dell’Amministrazione Obama, Timothy Geithner, al recente vertice dei G20 a Gyeongju:
limitare il surplus economico dei paesi che esportano, per mettere un freno agli squilibri
commerciali. Non a caso il ministro tedesco Brüderle ha parlato di proposta degna di
un’economia pianificata, autentica eresia in un paradigma liberista e globalizzato,
perché richiama essa una forma di controllo sul libero fluire dei mercati e sull’eventuale
riproporsi di barriere doganali. Ma tornando all’Italia è difficile credere al rilancio dello
sviluppo economico, se le esportazioni aumentano meno delle importazioni e se il
mercato interno è sottoposto ad una continua cura dimagrante dall’ottuso rigore del
cortomirante Tremonti.
chiuso il 24 ottobre 2010
Saverio Craparo