Il Paese nel pantano

La situazione politica economica e sociale del paese è di una gravità senza precedenti. La crisi economica è sempre più profonda e la politica recessiva del Governo – tornato ad agire per deprimere ogni tentativo di ripresa economica – appare decisa a ripianare il deficit dei conti dello Stato mediante l’innalzamento delle tasse e la diminuzione dello Stato sociale.
La paura e il disagio che si diffondono sempre di più azzerano il ruolo e la credibilità delle opposizioni, deprimono ogni speranza di cambiamento e sono la migliore garanzia per il mantenimento dello statu quo. I timidi segnali di ripresa recentemente manifestatisi con i risultati delle amministrative e dei referendum rischiano di essere vanificati.
La delicatezza della situazione, la sua complessità impone alcune riflessioni.

L’Ectoplasma

La sconfitta alle amministrative e ai referendum ha accentuato la balcanizzazione del Pdl al punto che il padre padrone del partito ha deciso i imporre un ectoplasma che lo sostituisse.
Come avviene nelle monarchie assolute è emerso ed è stato insediato per acclamazione il delfino, a lungo covato e costruito, che almeno sulla carta possiede tutte le caratteristiche necessarie per assicurare la transizione verso una nuova immagine del Pdl. Educato nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a lungo
vezzeggiato da certa gerarchia ecclesiastica, sufficientemente servile e prono il prescelto dall’unto del signore, è stato iniziato al futuro incarico, peraltro non previsto a oggi dallo statuto del partito. Insomma un Segretario politico che non c’è!
In tal modo resta saldamente nelle mani del padrone il partito non partito, ovvero quell’aggregato fatto da ex democristiani, ex socialisti, ex fascisti, appartenenti a servizi segreti in attività di servizio, lobbisti, mafiosi e camorristi, e chi più ne ha più ne metta, tutti ribattezzati come appartenenti al partito degli onesti; il Pdl, il partito ad alto tasso di inquisiti come dimostrano le richieste di arresto per Papa, Milanese e Romano, per
non dimenticare le accuse a Cosentino e a tantissimi altri.
E tuttavia il delfino, proprio perché tale, benché nominato si comporta appunto come un ectoplasma.
Non appare, non compare, sembra non occuparsi di nulla e continua a fare con meno successo di una volta, il Ministro della Giustizia. Infatti le azioni del partito degli avvocati calano e malgrado la faccia da culo di qualcuno con il viso rubicondo, circondato da barbetta che continua a pontificare di giustizia l’opera di contenimento della magistratura inquirente non funziona più. E’ stato certamente un successo imporre al
Parlamento di credere che Berlusconi fosse convinto che Ruby era la nipote di Mubarak, ma è stato un successo anche maggiore imporre la non soppressione dell’ordine professionale degli avvocati. Ormai la lobby degli azzeccagarbugli opera in proprio e ci sa fare!
Tutto questo mentre una manovra di 70 miliardi di euro schiaccia il paese e il presidente del Consiglio tace e pensa a come pagare i 560 milioni liquidati alla CIR nella causa per la truffa perpetrata truccando il lodo Mondadori, D’altra parte non c’è da preoccuparsi la crisi non c’è!
Così mentre il governo mette le mani nelle tasche degli italiani e soprattutto dei poveri e dei ceti medio bassi, il comitato d’affari che vive intorno al governo e alle istituzioni continua a mungere il paese.
Intanto il Pdl si ristruttura intorno alle fondazioni volute dai vari ministri e soprattutto scopre il territorio; lo fanno anche gli (ir)responsabili che cambiano nome per adattarsi al nuovo vento che tira in vista di elezioni senza più Berlusconi.
Dopo i recenti appuntamenti elettorali è emersa prevalente l’illusione che con la fine di Berlusconi sia finito il centro destra. E’ un errore colossale che non tiene conto del fatto che la maggioranza del paese è orientata a destra e che l’impoverimento dei ceti medi che scaturisce dalla manovra economica non può che sostenere le forze che lavorano per un’uscita a destra della situazione politica. E infatti c’è un gran agitarsi di persone, come ad esempio il gruppo – da non sottovalutare – che si riunisce intorno al Cardinal Bertone e che vede la presenza non solo di Pisanu e Fioroni ma anche di Bonanni, grande valvassore del regno berlusconiano.
L’idra dalle cento teste che compone il Pdl deve poter garantire le forze economiche che hanno come primo obiettivo di impedire ogni risposta sociale alla crisi, offrendo demagogicamente al paese la prospettiva che si può essere protetti legandosi al carro di nuovi soggetti che si propongono sulla scena politica ma che sono al tempo stesso vecchi arnesi della politica.

La corda spezzata

A ben guardare l’operazione di restyling del Pdl rischia di avere qualche possibilità di successo anche perché la concorrenza rappresentata dalla lega è in calo verticale. Lo sanno bene gli appartenenti al “cerchio magico” nato dopo l’ictus che ha colpito Bossi nel 2004 con il compito di continuare a utilizzarne l’immagine per gestire il movimento: Manuela Morrone, moglie di Bossi, Rosy Mauro (isterica vice presidente del Senato),
Federico Bricolo .(capogruppo al senato), Marco Reguzzoni (capogruppo alla Camera, ex Presidente della provincia di Varese, genero dell’Eurodeputato Speroni), Francesco Belsito (segretario amministrativo del partito) e infine Trota-Renzo Bossi. Costoro hanno interpretato la rottura della corda per il tiro alla fune organizzato dai leghisti sulle due rive del Ticino come un cattivo auspicio con il concorso di Roberto Cota, Francesco Enrico Speroni , Mario Borghezio e il dolorante Giancarlo Giorgetti.
Non è dato sapere se una risciacquata,utilizzando le ampolle riempite alle sorgenti del Po, basterà a cancellare i cattivi presagi a settembre in occasione della festa leghista a Venezia. Certo devono pensare ad altri rimedi Maroni, Zaia e Tosi con il sostegno di Salvini, anche se certamente la Lega arranca. Nulla o quasi delle richieste fatte a Pontida è stato ottenuto e i rapporti con il territorio sembrano allentarsi sempre più. Forse la Lega riuscirà a mantenere il suo elettorato, ma certo la sua capacità espansiva appare ridotta, a meno di repentini ma non improbabili cambiamenti di alleanza.
Per questi complessi motivi il delfino ectoplasmatico appare senza concorrenti nel suo compito di riconquistare l’elettorato di centro destra e ciò malgrado non assume consistenza a causa della presenza ingombrante del re. Chi sarà (ammesso che ci sia) il regicida?

Il terzo pollo

A fare concorrenza o, a seconda dei punti di vista; a sostenere il delfino dovrebbe provvedere il terzo polo che assume sempre più le caratteristiche di terzo pollo, a dirlo usando la metafora delle statistiche. I primi due polli si dividono equamente tra destra e sinistr e tra questi a fare la differenza è per l’appunto il terzo pollo (polo). E ciò perché persistendo l’attuale legge elettorale nessuno dei due altri schieramenti raggiunge da solo la maggioranza in Senato e soprattutto a causa del membro occulto del terzo polo del quale diremo.
L’asse centrale del centro è costituito da Casini che, benché compromesso dagli abbandoni dell’UDC (dei quali nessuna parla) e impegnato in meline disgustose come quelle relative al sostegno della legge sul testamento biologico in collegamento organico con la “trinità” Binetti-Sacconi-Roccella, è a capo del partito che senza dubbio è maggiormente in grado di intercettare il consenso elettorale.
Sono certamente non verificate le potenzialità elettorali di Fini, anche se la sua presenza contribuisce a dare credibilità all’aggregazione di centro. L’API di Rutelli raccoglie meno miele di un alveare e non incide sulla consistenza del terzo pollo.
Ma è la quarta gamba quella più importante, quella costituita dal Presidente della Repubblica, forsennato terzo-forzista, da sempre migliorista e convinto che la sinistra può governare solo se si allea con il centro dello schieramento politico e con questo condivide valori e obiettivi. Si tratta di un comportamento che costituisce ormai una costante del modus operandi del “Colle” convinto che un’alleanza della sinistra moderata con i settori a sinistra dello schieramento politico non solo sia perdente ma non auspicabile e quindi da contrastare.
Alla base di questa convinzione c’è il sostegno deciso delle politiche neoliberistiche, manifestatosi anche in occasione dell’approvazione della manovra economica, fortemente voluta dal Quirinale anche nei contenuti, da esso largamente condivisi.
Così il panorama politico si trasforma e le procedure dinastiche si complicano: accanto ad un re unto dal signore e al suo delfino si pone l’Imperatore, dando vita ad una sorta di assetto trinitario della conformazione del potere in Italia che non riesce a fare a meno del riferimento a modelli proposti dalla Chiesa cattolica.
Dal che si deduce che non occorre solo il regicidio politico e possibilmente anche del delfino ma che bisogna sopprimere pure l’Imperatore, il cui potere nasce proprio dalla degenerazione del potere politico e delle istituzioni. In una parola bisognerebbe almeno ripristinare la Repubblica, una Repubblica nella quale il Presidente è arbitro e non attore politico, ovvero soggetto che gioca sul terreno della gestione del paese senza
fare lo sforzo di dotarsi di un partito e sottoporsi al giudizio diretto degli elettori.

Guai a “sinistra”

Le sirene del Colle non ammaliano solo l’ex partito del Presidente, ma coinvolgono e pervertono in modo diverso tutte le formazioni che votano contro il Governo e che dovrebbero costituire l’alternativa al Pdl.
Certamente l’Idv è una delle formazioni politiche che mantiene un atteggiamento tattico verso le posizioni espresse dalla Presidenza della Repubblica, prova ne sia che non sono mancate occasioni di clamorosi dissensi. L’Idv cerca uno spazio politico nel post-berlusconismo e si propone di invadere il campo moderato e terzopolita, almeno in prospettiva, tanto che non è da escludere un dialogo tra Fini e Di Pietro. Per ora l’Idv
punta a un’alleanza organica con PD e forse con Sel, ma è pronto a smarcarsi in ogni occasione. La contiguità con i grillini è ormai tramontata e l’operazione di riposizionamento del partito prosegue sulla strada di una formazione istituzionale e centrista.
Una riflessione va fatta poi sul PD che nei sondaggi guadagna qualche consenso, per disperazione più che per convinzione degli elettori. Ha vinto nelle elezioni amministrative, salvo accorgersi poi che per farlo ha avuto bisogno in moltissimi casi, e certamente nei più significativi, di esterni. Soggetti come Fassino e Merola hanno vinto per l’inconsistenza dei loro antagonisti e per la disperazione di chi, schierato a sinistra, li ha votati pur di non far vincere la Lega.
I vecchi ras continuano a imperversare nel PD e non si riesce ad organizzare la soppressione dei principi del sangue (D’Alema e Veltroni), magari mediante un duello all’ultimo sangue da far svolgere dietro a un convento delle Carmelitane Scalze. E così le fazioni che ad essi fanno capo intrallazzano, creano Fondazioni, condividono faccendieri, barche a vela e proiezioni cinematografiche di improbabili festival a
sfondo”culturale”. I rottamatori che si propongono per questo compito sono più squallidi, liquidi e pericolosi dei vecchi magliari. Basta pensare a Matteo Renzi per provare l’orrore più profondo, lo sdegno più grande per la presenza di politici senza scrupoli e dal liberismo più sfrenato in economia come nei rapporti sociali e nella condivisione dei diritti. Per non parlare poi del gruppo dei seguaci di Fioroni operosi nel voler rifondare una grande Democrazia Cristiana con la copertura delle gerarchie ecclesiastiche. Ma i più squallidi forse sono i cosiddetti intellettuali e tecnici dei sistemi elettorali a cominciare da Stefano Ceccanti le cui posizioni su tutto si iscrivono nelle tradizioni della destra più estrema (vedi proposta di legge sul crocefisso obbligatorio ovunque).
Meglio allora Bersani e la Bindi, portatori di un riformismo almeno più intelligente, certamente impregnato di principi liberisti, ma almeno non dimentichi di alcuni valori. Meglio il vecchio piuttosto che il nuovo che avanza ! Ma dietro e intorno a loro c’è un partito fluido, sempre più dimentico dei valori fondanti di solidarietà e riottoso a capire che occorre una strategia nuova e un nuovo modello di sviluppo per uscire dalla
crisi. Da qui un programma vago e confuso che non affronta gli aspetti nodali dello sviluppo, che è incerto su precariato e il rilancio dell’occupazione, che non è disposto a tagliare le rendite e a colpire la speculazione, che è diviso nell’appoggiare Marchionne e schierarsi a fianco dei lavoratori e della FIOM.
Mentre le sirene centriste solleticano e seducono i dirigenti PD, tentando di allontanarli dal rapporto con la sinistra a dare una mano a questa strategia arriva il voto imposto dal migliorista Presidente di una manovra lacrime e sangue che non risolve il problema del risanamento dei conti pubblici ma decurta i redditi di almeno 1.500 € all’anno per il ceto medio e impoverisce ulteriormente i già poveri.

Da compagni ad amici

Stretti in questa tenaglia forsennata Vendola e i suoi amici subiscono anch’essi il fascino delle sirene centriste e cercano di essere miti, di smussare gli angoli, di essere credibili e si prostituiscono perfino nel linguaggio, impegnati come sono in uno sforzo di coinvolgimento attraverso l’affabulazione che cerca di far dimenticare la sostanza delle cose. Da qui il ridimensionamento della parola compagni da parte di Vendola a favore del termine amici, quasi che in politica bisogna amarsi piuttosto che ricercare nella diversità di sensibilità, di affetti e di rapporti personali, una sintesi ideale e un comune progetto politico.
Nella pratica di ogni giorno poi, come tutti gli altri partiti, Sel gioca le sue carte nella costruzione di alleanze e nelle mediazioni dei gruppi dirigenti invece di capire che si può offrire un alternativa alla destra solo ricercando e praticando il coinvolgimento di fasce sempre più ampie di elettori e che comunque la partecipazione al voto, non supportata e sostenuta da un ampio fronte di lotte, non si consolida e non crea quel
rapporto di egemonia culturale e politica intorno al quale costruire un programma e una coalizione.
Le scelte a favore dello stato sociale, dell’erogazione di servizi alla persona, di rafforzamento del controllo sull’economia, di promozione dei diritti sui luoghi di lavoro, di lotte contro il precariato, per l’occupazione e il lavoro, per più diritti alle donne e più servizi di sostegno ai 3 milioni di poveri assoluti e ai 13 milioni di tendenzialmente poveri rappresentano la prima e più importante emergenza del paese.

Gianni Cimbalo