serie II, n. 10, febbraio 2011
Tasse – Ad analizzare il gettito di imposta regione per regione si fanno interessanti
scoperte. I dati sono riportati in un articolo Gianni Trovati ne “Il Sole 24 Ore”, a. 147, n°
34, 6 febbraio 2011, p. 2, dal titolo Il fisco municipale riparte dall’Iva. Nell’illustrazione
grafica ivi riportata quello che è interessante osservare non è la colonna di sinistra dove
sono visivamente riportati i gettiti complessivi delle varie regioni, ma quella di destra
dove sono visualizzati i gettiti d’imposta pro capite. Così, astraendo dalla consistenza
numerica della popolazione delle singole regioni, le considerazioni risultano più
pregnanti. Traspare con tutta evidenza che le regioni più industrializzate del nord Italia
(Lombardia occupa la seconda posizione più elevata con € 3.587,90 per abitante)
versano contributi individuali più elevati delle depresse regioni meridionali (la Sicilia
occupa la penultima posizione con € 494,60 per abitante). Ma il divario è eccessivo se un cittadino calabrese versa un decimo di un laziale: ciò non è spiegabile solo con la diversa struttura industriale, ma sicuramente la quantità del lavoro sommerso fornisce al fenomeno una spiegazione più plausibile.
A proposito del Lazio, la famosa “Roma ladrona”, è la regione con il versamento pro
capite più alto (€ 3.721,80), eppure non risulta la zona a più elevato insediamento
produttivo, su questo dato può incidere la residenza nella capitale dell’alta burocrazia e
dei ceti più abbienti in generale, ma ciò non può tutto spiegare, perché se Milano ritiene
di essere la capitale economica del paese, ciò dovrebbe pur emergere. Il sospetto che
anche la formica lombarda sia un po’ restia ad esercitare fino in fondo il proprio dovere
di contribuente si fa strada. E trova conferma. Veniamo al Veneto (€ 1.910,10) ed al
Friuli Venezia Giulia (€ 1.363,60 e confrontiamoli con l’Emilia Romagna (€ 1.845,20) e la Toscana (€ 1.364,80). Le ultime due sono senza dubbio regioni prospere ed attive, ma la rabbia padana ci ha per decenni descritto il Triveneto come il cuore pulsante dell’Italia e quello che col sudore della propria fronte sosteneva gli altri pesi morti. I dati sono relativi alla contribuzione del 2009.
Spesa pubblica – Onori al ministro Tremonti: destra e sinistra gli riconoscono il merito
di avere tenuto sotto controllo i conti pubblici, e solo alcuni si spingono a criticare la sua
politica dei tagli lineari. Un altro dato su cui tutti gli osservatori concordano è l’eccessiva
e spropositata spesa pubblica italiana. Una tabellina comparsa su “Il Sole 24 Ore”, a.
147, n° 37, 9 febbraio 2011, p. 11, su fonte Eurostat mette un po’ d’ordine sui problemi.
Si tratta della spesa pubblica, in percentuale sul PIL ed al netto delle spese per interessi sul debito, in cinque paesi europei che viene rielaborata per chiarezza.
paese | 2009 | 2010 | Variazione % |
Francia | 53,5 | 53,3 | -0,37 |
Regno Unito | 49,9 | 49,8 | -0,20 |
Italia | 46,7 | 47,3 | 1,28 |
Germania | 45,4 | 45,0 | -0,88 |
Spagna | 43,5 | 44,1 | 1,80 |
Le sorprese non sono poche. Prima di tutto la spesa pubblica italiana non è così
esorbitante (al netto degli interessi sul debito accumulato, che sta tra l’altro crescendo)
rispetto agli altri paesi europei; risulta addirittura inferiore a quello inglese. Gli strumenti
per far drasticamente diminuire il debito pubblico ci sarebbero, quella che manca è la
volontà politica sia di destra che di sinistra. Le rendite finanziarie in Italia sono
largamente le meno tassate d’Europa, senza che ciò abbia, tra l’altro, prodotto
particolari benefici dal punto di vista della permanenza dei capitali: basterebbe
equiparare il prelievo a quello medio europeo per ripianare una parte consistente del
debito statale, ma nessun governo ha mai intrapreso questa via. L’ultimo ed attuale
governo ha aggiunto un carico aggiuntivo: ha varato un condono fiscale per far rientrare
i capitali illegalmente esportati (come molti altri paesi hanno fatto), ma ad un tasso
ridicolo; se l’aliquota da versare fosse stata fissata in linea con tutti gli altri nelle casse
dello Stato sarebbero entrati ulteriori 15 miliardi di Euro, una finanziaria. Tornando alla
tabella balza agli occhi che il rigore del superministro dell’economia è solo fumo. La
spesa è aumentata, in controtendenza, se si eccettua la Spagna, e per di più non si sono fatti quegli interventi per sostenere la congiuntura e per progettare un futuro sviluppo che altri hanno invece intrapreso. Cosa c’era da aspettarsi da un avvocato fiscalista?
chiuso il 12 febbraio 2011
saverio