Il cavaliere crociato

Il risultato della conta di martedì 14 dicembre offre la chiave di lettura di molte cose che si muovono nella società italiana.
Pensavamo che la campagna acquisti dei deputati passasse attraverso le donne del Cavaliere, pronte a sacrificarsi nel dare il corpo e l’anima a questa nobile missione e invece ci siamo dovuti ricredere. La campagna acquisti è stata svolta da ineffabili monsignori spintisi in clergymen fin nei corridoi di Palazzo Montecitorio. La caccia è partita dopo la cena del 9 dicembre all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in un palazzotto romano defilato dai luoghi della politica.
E’ costata a Berlusconi 10 croci pettorali per altrettanti nuovi cardinali (nessuna spesa, rientrano tra quelle di rappresentanza) alla quale ha unito la promessa di adoperarsi con l’amico Putin per una visita del Papa in Russia. E la Russia val bene una crisi, tanto più che nel fronte anti berlusconiano prevale un atteggiamento “laicista” sui temi etici, certamente sgradito alla Chiesa cattolica.
Si può quindi passar sopra alle marachelle, alle birichinate del Premier con le donne, alle sue orgette e pensare alla sostanza delle cose. Ancora una volta i cattolici – laici di destra e quelli “sinistri” alla Fioroni – sono stati trattati a pesci in faccia e considerati zero dalla gerarchie ecclesiastiche.
In ballo ci sono questioni ben più importanti. Questo governo ha aumentato i finanziamenti alle scuole private e in specie a quelle cattoliche (e li ha ridotti alle pubbliche). Ha aperto alle università cattoliche il mercato della formazione superiore. Si è impegnato a sostenere gli enti ecclesiastici per evitare il pericolo di una restituzione dell’ICI a causa dell’intervento della Comunità Europea. Ha sostenuto la presenza del
crocefisso nelle aule scolastiche (e negli uffici pubblici) davanti alla Corte di Giustizia Europea. Ha mantenuto costanti i finanziamenti per gli edifici di culto (mentre le opere d’arte vanno a ramengo). Ha sempre considerato gli eventi religiosi come “emergenze” facendole gestire alla protezione civile e spartendosi il bottino con le autorità ecclesiastiche.
C’è poi l’intero settore della bioetica che va dall’approvazione della legge 40, alla commercializzazione della pillola Ru486, agli interventi in materia di trattamenti di fine vita, eutanasia, testamento biologico.
Ebbene, come si fa ad abbandonare un alleato così? Ecco quindi i consiglieri spirituali di alcuni onorevoli pronti a intervenire ed ecco spiegate le numerose conversioni sulla via di Damasco.
Ai dubbiosi si ricorda che la Chiesa ha affidato la propria gloria a chi porta le insegne della croce andando ben al di là dei giudizi sui comportamenti individualmente riprovevoli. I crociati uccidevano, violentavano, stupravano, rubavano, ma per la maggior gloria di Dio!

C’è dell’altro

Il soccorso venuto dall’immenso apparato ecclesiastico non sarebbe bastato se non vi fosse stato anche l’acquisto di singoli individui, afflitti da mutui e da debiti, e l’ingenuità dei finiani nel fidarsi di alcuni infiltrati.
Ma come si può pensare che la deputata Polidori, una persona legata mani e piedi al CEPU che dalla Ministra Gelmini si è visto riconoscere lo status di Università potesse tradire i propri interessi? Quando nei partiti ci sono le scissioni si lascia sempre qualcuno a spiare i nemici, lo sanno anche i sassi!
Il risultato di tutto questo è che si guarda a Berlusconi come un uomo rinato a nuova vita, come un gerontocrate del quale ci libereremo solo quando avverrà la sua morte naturale, dimenticando che visto come sono andate le cose forse il berlusconismo gli sopravvivrà. Non è un caso che è ritornato alla ribalta Veltroni, il grande produttore di merda a “sinistra”, pronto a suonare la campana a morto a quell’ibrido costituito
dall’unione incestuosa di cattolici e di ex comunisti che è il PD.
C’è qualche politico come il sindaco Renzi che ha colto parzialmente quale sia il problema della sinistra.
Tuttavia sbaglia credendo che il problema sia costituito dal rottamare i dirigenti del PD mentre è tutto il partito che bisogna rottamare, fino a cancellarne il ricordo. Non si perde nulla: il Partito Comunista Italiano non è stato mai comunista e tra quelli terzo internazionalisti è stato quello certamente più socialdemocratico. Ciò che ne è rimasto è una formazione politica di stampo liberista sostenitrice dell’economia di mercato in modo inetto e acritico, spesso alleata con i padroni e il capitale finanziario.

Il palazzo e la piazza

Mentre nei palazzi della politica andava in onda il mercimonio della politica e si consumava davanti agli occhi di tutti la negazione di ogni etica e di ogni valore, in piazza studenti, operai, terremotati, soffocati dalla monnezza chiedevano la parola, ricevendo la risposta da uno schieramento di polizia che isolava i palazzi del
potere, in modo che non un grido, non una parola, non un messaggio giungesse nel mercato parlamentare.
La protesta andava in scena politicamente e si trasformava in rabbia di fronte al rifiuto di ascoltarla, di fronte alla costatazione di non poter influire in alcun modo nel mercato della politica.
Si è gridato contro la violenza di gruppi di persone, condannandola moralmente e dimenticando che chi protestava era vittima di una violenza ancora più forte, quella del palazzo, dei professionisti della politica che con ferocia inaudita hanno fatto strage di ogni regola, di ogni dignità, di quella democrazia formale che è la democrazia parlamentare che mai era arrivata così in basso, fino a mostrare il suo volto criminale.
Ma il problema politico oggi non è quello di difendere chi ha praticato la violenza perché è più pulito di molti di quelli che stanno in Parlamento, ma di difendere il movimento di protesta e di ribellione sociale dalla pratica dello scontro imposta da minoranze autonominatesi avanguardia e che si candidano a “dare la linea” alla mobilitazione e alla lotta.
Bisogna vigilare e operare concretamente nelle assemblee e nelle riunioni, nei dibattiti e nelle mobilitazioni affinché il terreno dello scontro cresca gradualmente, si alimenti nel tempo, trovi modi e occasioni per riproporsi nella direzione di una crescita costante dei livelli di consapevolezza, di autorganizzazione, di selezione degli obiettivi politici e elaborazione delle strategie di lotta.
Non c’è una forza – neanche riformista – nel paese che possa raccogliere la sfida politica lanciata dal movimento di opposizione al governo. Si tratta di un movimento autocefalo che ha bisogno di tempi propri per elaborare, per darsi obiettivi condivisi e a questo risultato può pervenire solo con la collegialità, prendendo coscienza dei propri compiti, degli alleati possibili, dandosi obiettivi di medio e lungo periodo.
Al lavoro compagne e compagni!

Gianni Cimbalo