L’andamento della produzione industriale nell’arco della crisi merita qualche considerazione. Come si vede dalla tabella sotto riportata la crisi in cui siamo tuttora immersi ha iniziato a produrre i suoi effetti a metà del 2008: gli istogrammi arancione segnano le differenze percentuali del PIL sull’analogo periodo dell’anno precedente, mentre la linea blu l’andamento della vera e propria produzione industriale. Dal 2008 al 2010 si ha il periodo più disastroso, poi fino alla fine del 2011 una timida ripresa. Alla fine del 2011 è arrivato il provvidenziale governo Monti e le politiche di austerità, di cui il governo Berlusconi-Tremonti si era dimostrato incapace agli occhi della finanza internazionale, hanno trovato il loro freddo esecutore e gli effetti ne sono evidenti. Come pure evidente è quanto sostenuto nel paragrafo 5, cioè che i brillanti successi italiani nell’export del made in Italy sono da soli insufficienti a reggere la congiuntura, anche in considerazione del fatto che il permanere di una situazione di diffusa debolezza del mercato globale non sia un buon auspicio per le esportazioni.
Ma c’è di più. La seguente tabella mostra l’andamento della produzione industriale negli ultimi quattro anni in Francia (linea gialla), Germania (linea lilla), Italia (linea verde scuro), Spagna (linea verde chiaro) e quella complessiva dell’area dell’Euro (linea azzurra tratteggiata). Come è possibile constatare facilmente nessuno se la passa bene; a questo occorre aggiungere che gli ultimi dati consegnano al segno meno anche la Germania che era l’unico paese a conservare una situazione leggermente positiva.
Ma nel mondo degli orbi l’Italia è completamente cieca ed è la nazione con le peggiori prestazioni. I dati più recenti sono questi: ad agosto 2014 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,3% rispetto a luglio. Nella media del trimestre giugno-agosto la produzione è diminuita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, ad agosto 2014 l’indice è diminuito in termini tendenziali dello 0,7% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di agosto 2013). Nella media dei primi otto mesi dell’anno la produzione è scesa dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E si ricordi che questi risultati sono a fronte dei pessimi risultati del 2013 (http://www.lafucina.it/2014/09/15/produzioneindustriale-italia-25-in-7-anni/), in cui la produzione industriale è calata del 5% (del 25% dal 2007). Non è certo una consolazione che stia accusando difficoltà anche la mitica Finlandia, anch’essa declassata dalle agenzie di rating. Come detto è il mercato interno che continua a decrescere: a luglio i consumi sono calati ulteriormente
dello 0.1%; la contrazione riguarda in gran parte la spesa delle famiglie con una riduzione del 2,5% delle spese alimentari. Nel periodo marzo-agosto le vendite rispetto allo stesso periodo del 2013 sono diminuite dello 0.7% al sud (già martoriato dalla crisi e dalla debolezza strutturale), ma persino di un 1,7% al nord, un tempo motore economico del paese: colpa in gran parte della perdita dei posti di lavoro e dell’erosione del reddito dei ceti sociali (Il Sole 24 ore, a. 150, n° 264, 26 settembre 2014, pp. 11-12).