Il sistema finanziario

All’inizio della crisi fonti governative hanno sostenuto che il sistema bancario italiano era quello che avrebbe affrontato meglio la tempesta finanziaria, in quanto meno esposto degli altri sistemi nazionali sul fonte dei cosiddetti titoli tossici. Questa affermazione era solo in parte vera, perché, se pur in misura minore, le banche italiane avevano percorso le stesse strade delle altre, anche se in modo meno profondo per carenza di dimensioni e di mezzi tecnici e di capitale. Allo stato attuale ci troviamo con 13 istituti bancari sotto osservazione da parte della Banca d’Italia e 5 istituti (i maggiori) sotto revisione della BCE (come altri 123 istituti europei); quest’ultima situazione riguarda la verifica dei fondi ricevuti dalla Banca europea e che sono stati per lo più investiti in titoli di Stato, che rendono più del tasso di interesse che esse devono pagare; se per rendere il dovuto alla banca di Francoforte fosse necessario non rinnovare i titoli acquisiti alla loro scadenza lo Stato italiano dovrebbe fronteggiare uno scoperto di 200 miliardi di €. Nel frattempo in questi anni di crisi le sofferenze finanziarie sono cresciute fin verso i 180 miliardi di €, a fronte di impieghi in calo verso famiglie ed
imprese (http://www.investireoggi.it/economia/la-crisi-delle-banche-italiane-il-2014-sara-un-annodifficile/#14136223645781&41662::resize_frame|0-0).
In realtà prima della crisi anche il sistema finanziario italiano si è esposto sul fronte della creazione della finanza ombra, celando perdite e sofferenze varie nei cosiddetti SIV (Strucural Investiment Vehicle, veicolo di investimento strutturale, in sostanza una compagnia appositamente creata allo scopo), mettendo fuori bilancio una cifra di 600 miliardi di €, secondo un’analisi del gruppo RCS-Il Sole 24 ore del giugno 2010. Dall’inizio della crisi le banche italiane hanno usufruito di interventi statali per circa 40 miliardi di € (meno comunque di quanto hanno sborsato al loro sistema bancario altri stati), e come detto i problemi sono tutt’altro che risolti (cfr. LUCIANO GALLINO, Il colpo di Stato di banche e governi, Einaudi, Torino 2013, pp. 174-180).