Energia

Il fabbisogno di energia è sempre stato un punto debole dell’economia italiana. Attualmente l’Italia è dipendente per l’approvvigionamento di fonti di energia primaria dalle importazioni per oltre l’80%, contro una media europea del 53,8% (http://archidata.typepad.com/chez_asa/2014/06/la-dipendenza-economica-della-ue.html), nonostante gli anni di crisi e la conseguente riduzione della produzione abbiano ridotto i consumi. Il petrolio fa la parte del leone come fonte primaria (45%), seguito dal gas naturale (34%), mentre le fonti rinnovabili coprono solo il 7% (nel
mondo il 19%). Il metano consumato in Italia proviene per l’89% dall’estero e solo l’11% è prodotto in Italia; i nostri maggiori fornitori sono l’Algeria (36%), la Russia (29%),i Paesi Bassi (12%) e la Libia (10%) (http://scienzamateria.blog.tiscali.it/tag/energia/?doing_wp_cron). Con l’instabilità politica persistente sulla costa sud del Mediterraneo è evidente l’importanza assunta dal gas russo, anche se altri paesi europei ne dipendono più largamente, come ad esempio Finlandia, Svezia e la stessa Germania (Il Sole 24 ore, a. 150, n° 222, 14 agosto 2014, p. 15). Da ciò nasce la battaglia per l’approdo dei gasdotti. I paesi del nord Europa vengono riforniti dal nord stream, che passa più a settentrione del territorio ucraino, mentre gli altri attraverso gasdotti che l’attraversano. È in progetto il south stream che passa per il Mar Nero (Eni è socia al 29% del consorzio proprio per il suo attraversamento) e per i Balcani; inizialmente il gasdotto doveva terminare in Austria, poi lo sbocco si era spostato al Tarvisio e recentemente si è di nuovo spostato in Austria; un po’ perché l’Italia è un mercato poco appetibile vista la crisi produttiva, un po’ perché comunque esiste un buon collegamento con l’Austria ed un po’ perché quest’ultima ha giocato d’anticipo sulla Commissione Europea (Il Sole 24 ore, a. 150, n° 120, 3 maggio 2014, p. 6). Esiste un altro progetto di gasdotto (il Tap) che dovrebbe collegare le coste pugliesi, attraverso Turchia e Grecia; partendo dall’Azerbaijan.
È poco noto che l’Italia produce in proprio circa il 10% del proprio fabbisogno annuale di petrolio e che fonti attendibili valutano le riserve petrolifere del paese in circa 700 milioni di tonnellate di petrolio, pari al fabbisogno di circa 12 anni (Il Sole 24 ore, a. 150, n° 248, 10 settembre 2014, p. 15).