Il 20 e 21 settembre si vota per le elezioni regionali in Val d’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche,Campania e Puglia. La partita sembra aperta quando non mai almeno per alcune regioni. Ma esaminiamo la situazione.
Val d’Aosta. Sono 13 le liste depositate presso la cancelleria del tribunale di Aosta in vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre prossimi. Si tratta di Pour l’autonomie (che vede tra i candidati anche l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin), Centro destra Valle d’Aosta (Forza Italia e Fratelli d’Italia), Lega, Valle d’Aosta futura, Movimento 5 stelle, Rinascimento Valle d’Aosta, Vda Libra-Partito animalista italiano, Progetto civico progressista (Rete civica e Partito democratico), Pays d’Aoste souverain, Union valdotaine, Vda unie (Mouv’ e Vda Ensemble), Alliance valdotaine con Stella alpina e Italia viva, Adu Valle d’Aosta. L’estrema frammentazione delle liste non permette ipotesi sul risultato. Veneto. I giochi sembrano fatti e la riconferma di Zaia certa, nell’assenza di un candidato capace di contendergli il risultato del voto. Si aggiunga che il candidato del PD è ricoverato per infezione covid e non può
quindi partecipare alla campagna elettorale. Bisognerà dedicare attenzione ai motivi di forza della Lega in doppiopetto nella Regione per analizzarne cause ed effetti e vedere quanti voti raccoglie la lista personale di Zaia rispetto alla lista della Lega il che influirà sugli equilibri interni del partito.
Liguria. Di grande interesse la situazione della Regione dove una coalizione di sinistra con l’appoggio del M5S si oppone al Presidente della Regione uscente che peraltro ha dato pessima prova di sé con scelte di politica regionale distintesi per incapacità e partigianeria. La partita sembra tutta da giocare e la Regione contendibile a
causa della credibilità personale del candidato della Sinistra che si distingue per programmi e qualità di onestà e moralità. Toscana. A guardare i sondaggi la regione sembra contendibile. La presentazioni di Giani, di fatto un candidato renziano rende indigeribile a molti la sua elezione anche a costo di veder vincere la Lega che da tempo cerca di confinare nelle città il centro sinistra. Il ricatto del voto utile antifascista non convince malgrado le posizioni filonaziste della candidata leghista e l’incognita è costituita dalle astensioni. Nella situazione attuale la legge elettorale che prevede il doppio turno potrebbe non avvantaggiare Giani se la sua avversaria dovesse superare il 40% dei voti espressi. La presenza grillina infatti non basta a scongiurare l’elezione al primo turno. A questa Regione dedichiamo uno specifico articolo di A. Bellucci. Il topolino ha partorito un topolino.
Marche. Anche questa regione si presenta come contendibile. il deputato di FdI che viaggia oltre il 48% dei consensi e il sindaco PD di Senigallia che si presenta come un tecnocrate che non è riuscito a raccogliere l’eredità del presidente uscente non ricandidato dal PD, il cui operato è stato piuttosto apprezzato ed oggi risulta
distanziato di oltre 10 punti. Proprio quel 10% accreditato al candidato del M5S. La partita sembra comunque aperta.
Campania. Unanime l’opinione della rielezione del Candidato Governatore che al di la del familismo e clientelismo che lo contraddistingue, sembra aver dato buona prova di se, soprattutto se confrontato con il suo avversario di Forza Italia. La candidata del Movimento 5 Stelle, non sembra poter andare troppo lontano (12,9%), nonostante la Campania sia una Regione dove il M5S aveva ottenuto percentuali elevatissime sia alle
Politiche 2018 che alle Europee 2019.
Puglia. il centrosinistra schiera un presidente uscente che ha costruito attorno a sé una coalizione di liste estremamente numerosa (ben 15). Il candidato del centrodestra neofascista e trasformista è accreditato dai sondaggi di poco meno di 3 punti e quindi la contesa è aperta. Sembra avvantaggiare il governatore uscente oltre al gran numero di liste e quindi di “cacciatori di preferenze”) molto superiore a quelle che sostengono il
suo avversario, il presidente uscente potrebbe contare sul voto disgiunto esercitato dagli elettori del Movimento 5 Stelle, la cui candidata sembra non avere possibilità di vittoria. A complicare la situazione la presentazione della candidatura di un renziano noto per la sua inconsistenza politica.
G. C.