Bielorussia: una crisi di rigetto

Gli accordi che hanno fatto seguito al crollo dell’URSS prevedevano la presenza di una fascia di Stati cuscinetto la cui presenza era finalizzata a offrire alla Russia una protezione bella prospettiva di possibili conflitti. L’attraversamento di questi territori da parte di truppe terresti avrebbe costituito una garanzia temporale ai due blocchi in grado di organizzare la difesa con un minimo margine temporale che costituiva il
tempo di reazione dei sistemi d’arma.
I paesi dell’alleanza atlantica hanno ben presto operato per superare questa situazione iniziando dai Paesi Baltici che nell’arco di appena un quinquenni operarono un passaggio di campo entrando prima nella Comunità economica Europea e poi aderendo alla NATO. All’estremo sud della frontiera con l’Europa ben presto si addivenne a una situazione di fatto con la spartizione della Moldavia Una vasta regione del paese operò una secessione dando vita all’entità della Transnistria. Così gli sforzi della NATO poterono concentrasi sull’Ucraina e la Bielorussia.

L’occidentalizzazione dell’Ucraina

Il chiavistello per scardinare l’URSS era stato fornito dai risultati della Conferenza di Helsinki del 1975 e i risultati della introduzione della libertà religiosa davano ragione agli Strateghi statunitensi e europei. Basti pensare al peso della Chiesa Cattolica nel crollo della Polonia per rendersi conto del successo di questa strategia: Gli Stati Uniti cominciano le operazioni in ucraina nel 1994 dando vita fin dal 1994 gli Stati Uniti si
sono dotati di uno strumento per le operazioni in Ucraina con l’intento di spostare il paese nell’orbita occidentale. Ci riferiamo all’International Republican Institute (IRI) il quale non pretende nemmeno di essere un’Organizzazione Non Governativa (ONG). La quasi totalità dei fondi dell’Istituto (stimati in $ 50–100 mln) proviene dal Dipartimento di Stato per mezzo dell’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ed il National Endowment for Democracy (NED). L’IRI pur avendo la sua sede principale a Kiev opera anche fuori dalla capitale, nelle regioni le cui comunità non sarebbero altrimenti state raggiunte dal messaggio dell’Occidente come quelle orientali. Il personale dell’IRI comprende i background religiosi e geografici più diversi, rappresentando ben 10 regioni dell’Ucraina: da Leopoli all’ovest a Luhansk all’est. Fino
al 2015, aveva propri uffici a Odessa e Simferopoli. In occasione del decimo  anniversario dell’apertura della prima sede dell’IRI in Ucraina, Questa struttura opera attivamente sia in occasione della “rivoluzione Arancione” si 10 anni dopo in occasione del sollevamento di Piazza Maidan che apre la crisi del Donbass e il ritorno della Crimea alla Russia dopo un referendum popolare.
Anche in questo caso lo strumento di penetrazione utilizzato e quello di intervenire sulla complessa configurazione religiosa del paese nella quale operano La Chiesa ortodossa del Patriarcato di Kiev La sedicente Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina (UAOC) una Chiesa formatasi estero, in particolare negli Stati Uniti e in Canada il cui Patriarca il Metropolita Mstyslav, (Stepan Ivanovych Skrypnyk) era un ex ufficiale schierato al
servizio delle truppe bianche di Petljura, esponente della minoranza polacca della Volinia, che aveva preso i voti durante gli eventi bellici collaborando con i tedeschi occupanti di quei territori poi emigrato, in Canada e negli Stati Uniti dove aveva contribuito a unificare e consolidare la struttura e l’organizzazione della Chiesa,e
della Chiesa Ortodossa Ucraina – Patriarcato di Kiev (UPT-KP), ), schierata su posizioni decisamente anti russe nata da una scissione dalla Chiesa Ortodossa Russa in Ucraina, la Chiesa Greco Cattolica Ucraina, (UGCC) di stretta obbedienza al Pontefice di Roma, fortemente radicata nei territori ex polacchi, nella Galizia e nell’Ucraina ad occidente di Kiev, alla Chiesa Ortodossa Russa (Patriarcato di Mosca), Il Presidente della Repubblica Ucraina Poroshenko per collocare il paese nell’orbita occidentale ha
avuto bisogno di ridimensionare il ruolo della Chiesa Ortodossa legata a Mosca e di unificare le altre Chiese perché ricevessero dal Patriarcato Ecumenico – un carrozzone finanziato dal Dipartimento di Stato – il riconoscimento dell’autocefalia (autogoverno) e potessero omologarsi con gli altri Stati filo occidentali di quest’area. L’elezione alla Presidena dell’ebreo V. Zelenskyy sembra aver interrotto per ora il progetto.

La Bielorussia al bivio

Questa stessa strategia non poteva essere applicata in Bielorussia dove opera una Metropolia (un ramo) della Chiesa Ortodossa Russa largamente egemone nel paese. Inoltre ben il 41 % della popolazione si dichiara non credente. Lukašėnka, ha fin dal 2003 stipulato un accordo generale e ben 20 accordi su specifiche materie con questa Metropolia della Chiesa ortodossa legata a Mosca alla quale ha di fatto consegnato il controllo sociale e culturale del paese, trasaformandolo in uno Stato confessionale. La Chiesa gestisce la gran parte dei servizi sociali, è presente nelle carceri e negli ospedali, ovunque, orienta la cultura.
Inoltre la Bielorussia continua, a differenza dell’Ucraina, a ricevere sottocosto dalla Russia le materie prime e l’energia ed è totalmente dipendente dal potente vicino, in particolare nell’agricoltura e per quanto riguarda l’industria. Inoltre il mercato russo è quello che assorbe la gran parte della produzione industriale e a quel mercato sono diretti i prodotti come le parti di ricambio dei macchinari e l’attività di manutenzione nel
settore elicotteristico e dell’aviazione sia civile che militare. Complessivamente il paese ha un’industria molto sviluppata ben integrata nel sistema produttivo russo.
L’altra faccia della medaglia della politica Lukašėnka è che il paese soffoca dal punto di vista delle libertà civili e della vita sociale, soprattutto nelle città che sono infatti l’epicentro della sollevazione popolare.
Particolarmente svantaggiate sono le donne, a causa della morale religiosa imposta nell’insegnamento, nei centri culturali del paese, nei rapporti sociali di relazione, a causa delle limitazioni ai loro diritti e grazie a una legislazione particolarmente punitiva dell’interruzione della gravidanza, finalizzata a incrementare le nascite e a
contrastare la denatalità. Tuttavia la contaminazione culturale dei Paesi Baltici e dei vicini paesi del Nord Europa funge da elemento di innovazione del costume soprattutto nelle città.
Fuori dei grandi centri il tessuto sociale è ancora impoverito dai milioni di morti durante l’ultimo conflitto mondiale. Non si riesce a dimenticare la soppressione di 3.500.000 ebrei che ha portato alla scomparsa dell’ yiddish dal paese che nel ventennio tra le due guerre era una delle tre lingue ufficiali del paese. Da allora il tessuto sociale e culturale si è impoverito e le tracce di un movimento operaio vivo e attivo sono state cancellate

Lukašėnka e le elezioni

Il Presidente è al potere da 25 anni e ha trasformato il governo del paese in una “dittatura personale”, introducendo ripetute modifiche della Costituzione che hanno allungato i suoi mandati e reso possibile la sua ricandidatura all’infinito. L’opposizione accusa Lukašėnka di brogli elettorali che probabilmente sono avvenuti ma non nella misura di impedire agli oppositori la vittoria elettorale.
È piuttosto la reazione furiosa del regime quella che sta creando consenso intorno all’opposizione. Un consenso che sembra destinato a durare creando le premesse per una crisi ancora più forte dei rapporti sociali..La repressione alimenta il dissenso soprattutto quando reprime le pacifiche manifestazioni di piazza, fa scendere in campo i provocatori, rapisce gli avversari politici.
A ciò si aggiunga che il disaggio crescente della popolazione per le restrizioni della libertà che potrebbe saldarsi con le rivendicazioni di territori di confine già polacchi o lituani dove è radicata la presenza della lingua e della cultura polacca e che sempre di più vedono alimentate le loro richieste dai governi di questi paesi che si sono prontamente detti disponibili ad ospitare gli oppositori in fuga dal paese.
È su queste contraddizioni che punta la NATO per alimentare la destabilizzazione dell’area resa più facile dalla presenza di un leader come Lukašėnka che non ha eredi e che ha fatto il vuoto intorno a se senza dar vita a una leadership che possa raccogliere la sua eredità. Ma da buon oligarca Putin persegue gli interessi russi
che possono essere compromessi solo non accettando le forniture petrolifere attraverso il Maism 2 destinato a rifornire la Germani a di petrolio russo.
Ma la Germania è pronta a rinunciarci ?
Da parte nostra, al di la di ogni considerazione strategica, riteniamo che l’autodeterminazione dei popoli sia un bene prioritario da tutelare.

Gianni Cimbalo