Prima pagina de Il Sole 24 ore, di mercoledì 5 agosto 2020, (a.156°, n° 214, titolo di testa: “Covid e contagi, non c’è rischio fabbrica. L’intento è chiaro: smentire chi sostiene che la mancata chiusura della Valseriana all’inizio della pandemia abbia influito sull’andamento dell’infezione nella provincia di Bergamo e con questo salvare l’anima (si fa per dire) degli imprenditori locali che si sono opposti alla chiusura delle loro
lucrative attività e con essi del presidente dell’epoca di Assolombarda, quel Bonomi che oggi fustiga tutti dall’alto del suo scranno di presidente di Confindustria.
Viene citato uno “studio istat-ministero della salute” che dà le cifre di coloro che sono venuti in contatto col sars-cov-2 sul totale della popolazione (2,5%), sul totale degli addetti ai settori industriali la cui attività è stata sospesa (2,7%) e sul totale degli addetti ai settori industriali la cui attività non è stata sospesa (2,8%); lo scarto è considerato così lieve da giustificare il titolo. Il ragionamento appare a prima vista sensato. Peccato che quello 0,1% rappresenti comunque persone in più che hanno rischiato la vita. Poiché gli addetti al settore industriale nel febbraio 2020 erano stimati intorno ai 12.000.000 e supponendo una divisione netta tra settori sospesi e non sospesi (ma i secondi dovrebbero essere evidentemente di più) quello 0,1% consta di 6.000
persone; scusate se è poco!
Lo studio non considera poi un fatto elementare: ognuna di quelle seimila persone ha vissuto in una famiglia, ha frequentato altri e si è recato in alcuni luoghi, contribuendo così al diffondersi del contagio.
Moltiplichiamo, per stima in difetto, i contagiati per due ed applichiamo al risultato il tasso di mortalità medio registrato in Italia (2,5%, ultimo dato in decrescita, nel pieno della diffusione del virus ha superato il 3%), risulta un numero di decessi, ottenuti come visto da una stima molto prudenziale, di 300 individui. Questo è il costo sottostimato di vite umane determinato dal mantenimento della produzione in alcuni settori industriali.
È corretto affermare che “il rischio fabbrica” sia assente?
Ai posteri l’ardua sentenza.
S.C.