La politica dell’insicurezza
L’attuale ministro dell’interno persegue con coerenza una coerente politica dell’insicurezza preoccupandosi di alimentare un clima emergenziale non solo in relazione al contrasto all’emigrazione ma per tutti i problemi di competenza del suo dicastero. Con il “decreto Sicurezza 1”, accompagnato dall’emanazione di circolari restrittive dell’attività delle ONG, il Ministro, secondo dell’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani, mette a rischio i diritti di tutti, “inclusi quelli dei richiedenti asilo”, “fomenta il clima di ostilità e xenofobia”, “viola le convenzioni internazionali”.
Di particolare gravità appare il contenuto del decreto sicurezza bis la dove prevede una multa da 3500 a 5500 € pero ogni naufrago salvato in palese violazione della legge del mare e dei più elementari principi di umanità. Il provvedimento vorrebbe inoltre avocare al ministero degli interni il controllo dei porti. In risposta al primo decreto già la magistratura ha fornito una interpretazione demolitoria del primo provvedimento la dove impedisce ai Comuni di rilasciare la carta di identità a migranti richiedenti asilo e ci sono fondate ragioni per ritenere che l’intero impianto del decreto se sottoposto all’esame della Corte costituzionale verrebbe inesorabilmente sanzionato per la sua incostituzionalità, come è già avvenuto nel giudizio davanti alla CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo). Ma i
tempi per produrre la disapplicazione di queste norme per manifesta incostituzionalità sono lunghi e intanto il provvedimento produce i suoi effetti che sono quelli di alimentare il mercato del lavoro clandestino grazie ad una massa di immigrati irregolari, costretti a vendere la loro forza lavoro a basso prezzo. È su questo che il Ministro conta per impostare un braccio di ferro producendo a cascata ripetuti provvedimenti di identico contenuto che devono ogni volta essere impugnati.
Questa politica si completa con l’azione di contrasto alla criminalità: da un lato le forze di polizia non sono poste in grado di controllare il territorio mentre prolifera indisturbata l’attività di corruttela dei cosiddetti colletti bianchi e aumentano i femminicidi. A questi fenomeni il Ministro risponde spingendo i cittadini ad armarsi e sbandierando la castrazione chimica e la contemporanea riapertura delle case chiuse.
Di tutto questo ciò che stupisce e la meraviglia di alcuni. La politica sulla sicurezza del populismo sovranista coltiva il culto della violenza delle istituzioni senza controllo alcuno, il bullismo dello Stato verso ogni manifestazione di dissenso, anche minima, la repressione di ogni opposizione. Contro questa deriva le opposizioni al Governo non fanno nulla, lasciando spazio ai 5 stelle che fanno il gioco delle parti e interpretando la parte della componente “ragionevole” del Governo, nel mentre coprono il Ministro dell’interno e le sue politiche. Il fatto è che il Governo deve durare. Ci sono in previsione nomine per i gestori di importanti enti pubblici economici e bisogna potersi spartire i posti.
A questo punto solo la mobilitazione e la lotta, sempre più difficile ma necessaria può dare una risposta credibile a queste politiche senza illudersi sul fatto che il voto possa cambiare i rapporti di forza. E’ la presenza sul territorio in risposta alle esigenze della popolazione la sola risposta possibile che passa per un’azione di contrasto alla presenza fascista come obiettivo prioritario. In questa lotta il fronte da creare deve essere il più ampio possibile e coinvolgere tutti nella mobilitazione riscoprendo i valori dell’uguaglianza, dell’antifascismo e della libertà.