OSSERVATORIO ECONOMICO

  serie II, n° 39, ottobre 2018

Speciale manovra

 

Prima di tutto alcune considerazioni generali. Non siamo mai stati particolarmente appassionati per i parametri di Maastricht: sono cervellotici, privi di qualsiasi validazione scientifica e figli legittimi ed assolutamente ossequiosi del paradigma economico monetarista; con essi l’Unione Europea si è immolata sull’altare del neoliberismo, come nessun altro spazio economico, ed i risultati dell’“austerità” non sono certo esaltanti, anzi i frutti che ne sono nati sono del tutto nocivi della salute e del benessere dei cittadini, dei meno abbienti in particolare. Nel tempo altre follie si sono aggiunte e l’Italia, più realista del re, non solo ha adottato il cosiddetto “fiscal compact” (rientro forzato dal debito), ma unica in Europa lo ha inserito nella Costituzione, auspice quel genio di Monti e con tutti i partiti, dico tutti, complici. Così anche il parametro del deficit al 3%, del deficit è divenuto obsoleto e per questo l’UE ci chiedeva per il 2019 di contenere il disavanzo allo 0,8%, successivamente accordando l’1,6% la trincea su cui si era attestato Tria. Per questo lo “sforamento” al 2,4% non ci sconvolge. Il problema non è “la sfida all’Europa”, ma l’utilizzo che delle risorse così rese disponibili si intende fare. Nessuna delle destinazioni previste può essere propagandato come tale da far ripartite l’economia del paese. C’è nelle dichiarazioni del Governo un ottimismo del tutto privo di fondamento: “la congiuntura in un futuro molto prossimo vedrà un’impennata positiva che giustificherà la scelta, rendendola non solo opportuna, ma salvifica così da renderla ben accetta ai mitici mercati ed alla Commissione Europea”. È appena il caso di dire che nessuno dei protagonisti si esprime esplicitando per quale meccanismo economico ciò dovrebbe verificarsi, ma questo evento è dato per certo solo per il fatto che viene asserito. Francamente la favoletta dello Stato quale oculato amministratore delle risorse alla stregua del “buon padre di famiglia” è stucchevole e abusata; in effetti gli Stati Uniti d’America hanno ampiamente disatteso a tale accortezza nell’ultimo decennio, immettendo nel mercato valutario una massa ingente di dollari, potere che la FED possiede, ma che non è nelle disponibilità della BCE, perché i fondatori dell’UE si sono legati con le loro proprie mani. Non è difficile arguire che proprio in questa operazione si possa individuare la causa principale dell’andamento migliore (anche se non certo privo di problemi) dell’economia Usa rispetto a quello europeo. Ma vediamo come verranno indirizzate le somme ricavate dall’innalzamento del deficit. Le forze politiche che hanno dato vita al Governo sostengono di stare onorando gli impegni presi con gli elettori nella campagna elettorale, e questo sembra essere una cosa buona; a me viene da pensare che anche Hitler aveva dichiarato cosa avrebbe fatto una volta al potere e la sua coerenza è difficile considerarla un bene; è ben vero che chi ha votato ha affidato un mandato, ma è certo che ne valutasse correttamente le conseguenze? Il voto non rispondeva forse maggiormente al richiamo esercitato da semplici quanto generiche parole d’ordine? Quanto in esso ha pesato il malessere diffuso per il brutto andamento della crisi, senza finalità ben definite? È appena il caso di notare che un gruppo dirigente, che si ritenga tale, deve avere una visione di più lungo respiro di coloro che gli hanno affidato il mandato di governare, pena affermare implicitamente la propria totale inutilità. Un’ultima notazione. Di Maio ha battezzato questa manovra come quella “del popolo” e tutti i rappresentanti del M5S amano parlare quali portatori autorizzati “dei cittadini”, ma li ha votati meno di un quarto di quei cittadini. Va precisato, infine che le considerazioni che seguono sono basate su dati presunti e non ancora del tutto accertati.

Pensioni La manovra di complessivi 30 mld, contempla la metà di essa dedicata a spese necessarie, come quelle dedicate a sterilizzare le clausole di salvaguardia, che incombono da sette anni (Governo Berlusconi) su tutte le manovre economiche (cfr.: https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-05-09/clausole-salvaguardia-cosa-sono-e-perche-incombono-italiani-2011-113742.shtml?uuid=AESunVlE). La restante metà viene utilizzata per arginare gli effetti della legge Fornero (Governo Monti) sulle pensioni e per il cosiddetto “reddito di cittadinanza; 7 mld vanno al primo dei due provvedimenti. Su questo c’è poco da dire: la legge del 2011 ci ha regalato l’età pensionabile più alta dei paesi economicamente avanzati con la ridicola scusa che l’età media sta crescendo; certo l’Italia è un paese ad alta longevità (superato dal Giappone), ma con valori del tutto simili a quelli degli altri paesi dell’Europa. La verità è un’altra. È insopportabile che giornalisti che vengono spacciati per esperti continuino ad affermare che “spendiamo 300 mld all’anno per le pensioni”. In realtà l’Inps versa ai pensionati solo una parte di ciò che riceve dai contributi dei lavoratori in attività; il surplus va a colmare la quota per l’assistenza sociale e questo è ovviamente uno sgravio per lo Stato, cui l’assistenza dovrebbe competere. Se ne deduce che la manovra del 2011, lungi dal sanare un inesistente squilibrio delle casse previdenziali, era votata allo scopo di sollevare lo Stato di una parte della stessa che avrebbe dovuto sostenere con la fiscalità generale. È ovvio che ciò diminuiva e diminuisce il fabbisogno di spesa dello Stato, ma lo fa appropriandosi di una parte dei contributi che i lavoratori versano per assicurarsi le proprie pensioni. Va aggiunto che da quando nel sistema previdenziale si è affacciato il sistema contributivo esso è stato trasformato in un sistema assicurativo alla stregua di qualsiasi altro sistema privato. Intervenire nel senso di attenuare gli effetti della legge “Fornero” è non solo necessario, ma addirittura doveroso.

Cittadinanza Anche in questo caso “i benpensanti” hanno menato grande scandalo per la manovra “assistenziale”, dimenticando che misure simili al reddito di cittadinanza ci sono in gran parte dei paesi europei e da tempo. Certo che un’iniezione di reddito per i meno abbienti è senza dubbio un’azione benemerita e sicuramente gradita. Ma, come nel caso precedente, il problema risiede altrove. Se si qualificano queste misure come misure emergenziali che vanno ad alleviare il disagio economico esistente in gran parte del paese, tutto fila, tranne due particolari. Il primo è che il sollievo è poca cosa: difatti 10 miliardi distribuiti tra una platea che, a detta dei promotori, oscilla tra i 6 e gli 8 milioni di beneficiari, risulta aggirarsi su poco più di 100€ lordi al mese. Il secondo è che da troppo tempo si va avanti con misure emergenziali che si susseguono senza apportare reali cambiamenti. Quello che non è sostenibile è che questa sia una misura espansiva, che generando ripresa, si pagherà da sola tacitando a breve termine i malumori della Commissione Europea. Questi redditi aggiuntivi non avranno un grande impatto sui consumi, perché non sono tali da poter aumentare in maniera significativa gli acquisti di coloro che ne usufruiranno; il caso degli 80€ netti al mese erogati nel 2014 dal Governo Renzi è emblematico; pur nella differenza dei destinatari (occupati nel secondo caso e disoccupati nel caso attuale) la spesa si è rivelata improduttiva ai fini della congiuntura. Per di più queste misure emergenziali non tendono ad innescare alcun cambiamento nell’assetto dell’economia politica. Checché sostengano i corifei del monetarismo v’è un’unica via per creare lavoro e con esso riavviare il ciclo congiunturale, cioè quello di fare massicci investimenti pubblici, ma non già nelle “grandi opere”, che sono sempre ad alto investimento di capitali ed a basso impatto occupazionale, ma bensì nelle piccole opere diffuse, per esempio ridando capacità di spesa ai comuni, investendo nell’edilizia pubblica per la messa in sicurezza delle scuole e di altri uffici, prendendosi realmente cura del disseto idrogeologico, ricostruendo effettivamente le zone terremotate e via dicendo. Questo non è certo il “comunismo” ma un diverso approccio al capitalismo, che lo renda meno iniquo e sperequante di quanto si sia dimostrato il turrbocapitalismo finanziario.

Tasse La parte della manovra dovuta alla Lega non è certo più produttiva ai fini della ripresa, anzi lo è senza dubbio meno, con l’aggravante che invece di venire incontro al disagio sociale, tende invece ad aggravare lo squilibrio tra le classi. Nella pagina successiva riportiamo un grafico (nell’asse delle x sono riportati i redditi ed in quello delle y gli sgravi fiscali) di nostra elaborazione che evidenzia quanto la prevista revisione delle aliquote Irpef a partire del 2021, secondo quanto riportato negli organi di stampa (ROGARI; Marco e TROVATI Gianni, Pil previsto: +15%. Piano investimenti da 15 miliardi. Manovra da 35-40, in Il Sole 24 ore, a. 154°, n° 268, 29 settembre 2018, p.3): 23% fino a 75.000€ di reddito e 33% oltre questo limite. È evidente che chi ci guadagna di più sono i percettori di redditi più alti ed è un principio basilare di qualsiasi teoria economica che la propensione marginale ai consumi dei più abbienti decresce con l’aumentare del reddito; i ricchi potranno aumentare gli acquisti dei beni di lusso, unico settore in cui l’economia italiana è in perenne crescita e che comunque da soli non possono sostenere la congiuntura. È da rilevare che la sperequazione non è solo quantitativa; l’entità degli sgravi fiscali premia i redditi più alti: esemplificando chi percepisce meno di 15.000€ annui non avrà alcun vantaggio, chi ne percepisce 28.000€ risparmierà 520€, chi 65.000€ pagherà meno tasse per 6.070€, chi 180.000€ avrà uno sgravio di 28.570€ ed infine i redditi di 250.000€ beneficerà di una riduzione di imposte di 42.570€. La sperequazione è ancora più detestabile perché la riduzione del prelievo fiscale sale anche percentualmente con il reddito percepito; riportiamo il beneficio percentuale negli stessi scaglioni sopra esemplificati nella seguente tabella.

Reddito (€)

Sgravio (€)

%

15.000

0

0

28.000

520

1,86

65.000

6.070

9,34

180.000

28.570

15,87

250.000

42570

17,03

Questa è proprio la “manovra del popolo”!


chiuso il 30 settembre 2018