LIBERISTI UGUALI

Ci risiamo. Dopo aver ammorbato l’aria e inquinato le acque con 20 anni di antiberlusconismo d’accatto (quello che si soffermava sulle abitudini sessuali del premier e non sul declino della democrazia effetto delle globalizzazione finanziaria e dello spostamento a destra di tutta la socialdemocrazie europea) adesso scopriamo che non è il PD ad essere il vero problema della (fu) sinistra italiana, ma Renzi, solo Renzi. Francamente, questa storia del “cattivo” di turno da idolatrare e poi gettare nella pattumiera ha davvero stancato. O meglio, avrebbe dovuto stancare, ma, evidentemente, la potenza mediatica dei fogli di regime (per carità fogli sorridenti e pieni di diversi punti di vista, eccetto uno) unita alla stessa storia di questo paese hanno buon gioco nel creare dal nulla nuovi “statisti” per poi affondarli quando non più utili.
La nascita della nuova compagine “Liberi e Uguali” si inserisce con tutti e due i piedi in questa (voluta) confusione ideologica e politica. Le biografie umane dei componenti di questa nuova realtà (che non è un partito e non lo diventerà) ci interessano poco e, anzi, soffermarsi sulle questioni caratteriali dei vari “casi umani” è esattamente parte del pacchetto “notte e nebbia” in cui scambiare diti e luna in maniera massiva. Ma le biografie politiche ci interessano, eccome. Ora, a parte la poca avvedutezza politica di un Presidente del Senato che a fine mandato (e adducendo motivazioni risibili e francamente penose) si scopre “di sinistra” (parola che non è neppure in grado di declinare in maniera comprensibile, sull’onda ormai dei vari “soggettivismi”, i quali, potremmo dire hanno dato corpo al “linguaggio questurino” del “sedicente”. Ovvero ognuno si definisce di sinistra come e quando gli pare) e si candida quasi fosse un “novello Che Guevara” (ma dove è stato nei 5 anni precedenti? Ipnotizzato? Rapito dagli Alieni?). A parte, dicevo, l’ultimo arrivato, la compagine fondativa di “Liberi e Uguali” da chi è composta? Ovvio che la capacità politica e intellettuale di un d’Alema sia enne volte superiore ai poveri ebetini del c.d “Giglio Magico”. Ma questo è un giudizio di valore politico? Anche Benito Mussolini era sicuramente mille volte più preparato di Nenni, per dire, o della maggior parte dei dirigenti socialisti dell’epoca. Non prese il potere solo perché era spregiudicato e violento (nonché supportato dalle classi dirigenti e dal capitale finanziario industriale e degli agrari) ma perché, evidentemente, ne fu capace e fu anche in grado di mantenerlo. Quindi, perché Mussolini era dotato politicamente, che dovevano fare i partigiani nel 1945, candidarlo alle elezioni?
A parte questo paragone poco serio (forse anche nei confronti del duce), ”Liberi e Uguali” può essere anche nata dalle migliori intenzioni (che potevano essere spese, per esempio, non votando il “jobs-Act” o la legge elettorale) ma, nei fatti, segue pedissequamente ciò che dicevamo prima. Ovvero riconquistare un mitico “PD” senza Renzi. Come se Renzi e il renzismo fossero state una deviazione totale dalla stessa origine di quel partito e non una (non dico l’unica) delle sue conseguenze più ovvie.
In realtà il PCI, fino dai primi anni ‘70, e davvero qui non voglio stare a ripassarne la storia, inizia una decisa svolta a destra utilizzando il suo gigantesco impianto propagandistico e l’adesione passiva dei suoi militanti (non tutti, sia chiaro, ma la maggioranza) e abbandona ogni velleità anche minimamente “riformista” (riformista nel senso originario sia chiaro, non nell’attuale che ne ha completamente stravolto il significato). Imputare alla sola banda di incapaci (fra cui però c’era anche il “Leader Maximo”) capitanata da Occhetto, la distruzione totale (in un clima da sagra strapaesana del ritrovato “impegno civico” della “gente”) del patrimonio enorme di quel partito, sarebbe un gravissimo errore di analisi.
Purtroppo oggi la figura di Berlinguer è stata completamente mistificata e santificata (facendo un grave torto alle stesse capacità di quel dirigente) per cui è diventato impossibile ripercorrere le strade degenerate che egli fece compiere a quel partito e che culminarono (come era prevedibile) nella più grande sconfitta culturale (e definitiva) del comunismo italiano.
Il compromesso storico e la sua applicazione pratica misero già all’epoca una pietra tombale sulle speranze di cambiamento (non comuniste, ma forse socialdemocratiche) della classe lavoratrice.
L’accettazione acritica dell’austerità (condita oltretutto in una salsa indigeribile di moralismo piccolo-borghese) e della politica “dei sacrifici” dovrebbero riportare ben indietro le lancette di chi sostiene che solo nell’ultimo decennio le politiche neo-liberiste siano state sussunte proprio dalla sinistra.[1]
Ma non è il caso qui di narrare la storia di questo declino ideologico che conosciamo assai bene. Tornando alla nuova compagine “LeU” e al il sospetto più che fondato che questa realtà politica abbia un solo scopo. Ovvero quello di riprendersi il PD ricostituendo il centro-sinistra (anche se la cosa sarà assai difficile e forse improbabile). Ovvero ricostituire proprio quella compagine che ha dato il via alla fase “radicale” delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni in Italia (Prodi, Treu, Bersani ecc…), dell’adesione ottusa alle politiche europee e che quegli stessi protagonisti rivendicano, compresi i bombardamenti del 1999 nei Balcani. Tutto questo, come accadeva con Berlusconi, in quanto è necessario avere politici “più seri” e “presentabili” per andare in Europa con il cappello in mano.
Verrebbe quasi da ricordare (se la cosa non facesse imbufalire noi in primis) che, forse, gli unici che non ci sono andati in ginocchio, “all’estero”, sono stati Craxi e Berlusconi.
Per tacere dell’ultimo arrivo della Presidente della Camera. Una figura dotata di nessuna dote politica e che l’unica cosa che riesce a fare è inserire gli asterischi alle declinazioni delle varie denominazioni “sessuate” (sull’onda del delirio linguistico dell’ultimo trentennio per cui a parità di rapporti di forza si chiamano gli handicappati “diversamente abili” lasciando “egualmente di merda” le condizioni reali. Un bel declivio, non c’è che dire: dal materialismo storico all’illusionismo). Ma che ha governato la Camera in maniera parziale e affossando molte discussioni, permettendo vere schifezze istituzionali (canguri e vari animali). Ma alla fine, la questione più rilevante è che questo neonato assemblaggio di tre forze politiche, nessuna nata nella realtà, ma solo come gruppo parlamentare (e questo la dice lunga su cosa sia oggi l’offerta politica in Italia) ha il compito di drenare i voti a “sinistra” del PD per poi spenderli nelle trattative con….il PD.
Questo in assenza di un minimo di programma reale (Nato? Unione europea? Politiche del lavoro? Stato sociale?) se non vuoti proclami del tutto inconcludenti, veri specchietti per le allodole. Beninteso, siamo realisti, e una spaccatura dentro il PD a trazione renziana può anche essere una notizia non del tutto negativa, se questo avviasse davvero la dissoluzione di quella compagine che ha fatto danni enormi (e forse esiziali) alla sinistra di classe nel nostro paese. Ma lo stesso, necessario, realismo, non può impedirci di vedere in questo che assomiglia ad un vetusto “giuoco delle parti” dove in realtà nessuno degli attori va oltre la recita. Non vediamo differenze fra i due schieramenti se non nel comportamento rapace al limite della demenza del c.d “Giglio Magico” che, supportato da una stampa sempre pronta ad idolatrare chi attacca i diritti sociali, ha davvero creduto di essere la nuova classe dirigente italiana e non quello che era chiaro fin dall’inizio: una triste combriccola di periferia, senza conoscenza alcuna della politica, del mondo, affamata solo di affermazione personale e di successo, somigliante più ai “soliti ignoti” di Monicelliana memoria. Vorremmo quindi avvisare, nel nostro piccolo, i tanti compagni in buona fede che si accingono ad avvicinarsi (per tanti e anche onorevoli motivi) a LeU perlomeno di capire a chi affidano il loro voto, la loro fiducia.
Per concludere l’anti-qualcuno non è mai una buona base per nessuna analisi. Non lo era per Belusconi, per Craxi, non lo è per Renzi. Un’analisi di questo tipo è solo funzionale a sostituire un gruppo dirigente con un altro (secondo la logica dell”ammucchiata in discesa” di cui parlava De André) e che bypassa le responsabilità e le scelte politiche.
LeU è composto da anche tanti bravi compagni (ma il martirio non è esattamente il non plus ultra del materialismo marxista) che si ritroveranno ad aver appoggiato, nel migliore dei casi, un movimento pronto e prono, il giorno dopo le elezioni, a “salvare” l’Italia dall’emergenza di turno (Spread, fascismo, Euro ecc… ecc…) per cui anche Renzi ci sembrerà essere stato un dirigente di sinistra.
È davvero notevole, però, vedere come le varie anime della sinistra che fu tendano a ricomporsi sempre alla stessa maniera (quasi come nel film “Terminator 2” dove il robot disassemblato si ricostruisce da sé) ripetendo sempre gli stessi errori (se tali si possono chiamare), percorrendo le stesse strade, sempre più a destra, sempre più antipopolari, sempre più “responsabili”.
Sarebbe l’ora di scendere da questo tram e abbandonare le casematte che non servono più a nulla. Sono state conquistate dal nemico che usa proprio i loro ex-avversari per fargli la guardia.
Liberi e Uguali, esatto, proprio Liberi(sti) e uguali a prima.

Andrea Bellucci

[1] A questo proposito vedi l’illuminante e solitario studio di L. Paggi, M. D’Angelillo, “I comunisti italiani e il riformismo. Un confronto con le socialdemocrazie europee”, Einaudi, Torino, 1986.