Osservatorio economico serie II, n. 27, gennaio 2015

Svizzera – Il conflitto è classico! Capitale finanziario e capitale di investimento navigano con rotte divergenti. L’immaginario collettivo circa la Svizzera la inquadra come il regno delle banche e della custodia dei denari guadagnati non sempre o quasi mai (mai da un punto vista di classe) guadagnati lecitamente. In realtà il valore aggiunto creato nella Confederazione Elvetica dal settore manifatturiero incide sul totale più che in Italia (19% contro 15%). Ma i conti della Banca Nazionale sono fatti da banchieri e le loro ragioni sono diverse da quelle dell’industria. Il Franco svizzero è sempre stato un bene rifugio per i capitali di tutto il mondo, tanto che la capitalizzazione di valuta estere ha raggiunto l’80% del , quarto paese al mondo dopo Giappone, Cina e Arabia Saudita, almeno quattro volte superiore al tasso dei principali paesi industrializzati.

Come si è arrivati a questa situazione? La Banca Nazionale aveva posto un tetto alla rivalutazione del franco (rapporto €/franco 0,80) per limitare l’effetto di rivalutazione della moneta nazionale dovuta, appunto, alla sua natura di bene rifugio all’evidenziarsi della crisi globale; si cercava così di tutelare l’industria locale in difficoltà per le esportazioni di beni, spesso di alto costo (si pensi all’orologeria). Ma mantenere il cambio fisso

ha comportato l’acquisto di valuta estera per vendere franchi e detta valuta (in gran parte €) offriva il fianco a svalutazioni, soprattutto in vista delle imminenti scelte della Il repentino rinvigorirsi del franco subito dopo la liberalizzazione del cambio rischia di produrre un grave danno all’industria svizzera.

Oltre a ciò la mossa intrapresa dalla Banca Nazionale Svizzera giovedì 15 gennaio può ingenerare una sensazione di poca stabilità nella politica monetaria di quel paese e non a caso si assiste ad un aumento del prezzo dell’oro, visto come più affidabile investimento rifugio; questo potrebbe tendere a limitare l’ascesa del valore del franco, smorzando la portata di quello che sta avvenendo in un futuro non troppo lontano.

Quantitativy easing – Confidenzialmente “Qe”. Tecnicamente è una manovra classica dei periodi di crisi per iniettare liquidità nel sistema economico: la banca centrale stampa moneta per acquistare titoli (in generale di Stato), calmierando così anche i tassi di interesse, in quanto aumentandone la domanda se ne alza il valore e si riducono i rendimenti. Lo hanno già messo in atto le banche centrali di Stati Uniti, Regno Unito e Giappone. Ora la si appresta a fare una simile operazione, ma le modalità con cui attuarla sono in discussione: le proposte sono sostanzialmente tre e rispecchiano gli schieramenti in campo.

La prima prevede di acquistare i titoli di Stato in proporzione ai titoli totali del singolo Stato: questa ipotesi premierebbe Italia, Francia, Germania e Spagna ed è evidentemente sostenuta dal fronte italo-francese. Una seconda ipotesi prevede acquisti solo acquisti dei titoli di quegli Stati che sono beneficiari della tripla A delle agenzie di rating: ipotesi che ovviamente prevede gli acquisti dei titoli più sicuri e che andrebbe a ricadere su Austria Finlandia, Olanda e Germania, escludendo totalmente gli Stati per cui la manovra è stata pensata, ed è cara con evidenza solo al fronte dei rigoristi, Germania in testa. La terza, la più probabile, quale mediazione, prevede l’acquisto di titoli in proporzione alle quote di capitale con cui i singoli Stati partecipano alla : e l’Italia, essendo il terzo Stato della zona € quale maggior contribuente alla Banca Europea a ruota di Germania e Francia, beneficerebbe di un acquisto di 88 miliardi dei propri titoli. Esistono anche altre ipotesi, ma meno probabili e con meno sostenitori.

Banche popolari – I mercati finanziari nazionali sono in subbuglio per l’annuncio del governo circa la revisione delle modalità di rappresentazione dei soci nelle assemblee delle banche popolari: si dovrebbe passare dal voto capitario (ogni socio un voto, indifferentemente dalla quota azionaria posseduta) al voto che rappresenta il peso azionario di ogni socio.

La manovra, presentata come riforma liberalizzatrice, in realtà punta a rendere più probabili le fusioni per accrescere la taglia delle banche, con acquisizioni al momento attuale non possibili; non è una caso che lunedì 19 gennaio la Borsa di Milano abbia registrato un’impennata, grazie alla rivalutazione delle maggiori banche italiane. Ma la partita non è a senso unico; non sono solo le piccole banche popolari a finire per essere preda degli istituti bancari più capitalizzati, ma si può verificare anche il passaggio inverso. La ciliegina è la possibilità di salvare il Monte dei Paschi di Siena, su cui ha messo gli , una delle banche con i più alti patrimoni d’Europa. Altro salvataggio in corso quello di , che potrebbe rientrare nell’orizzonte della altra banca dell’ambito delle popolari. e sono le due banche italiane finite sotto forte osservazione per essere risultate in difficoltà a seguito degli stress test della nell’autunno scorso

L’annuncio è clamoroso: l’azienda guidata da Marchionne ha annunciato per l’Italia un migliaio di assunzione ed il riassorbimento di circa 5.000 cassaintegrati. Questo per smentire le tentazioni di dipartita definitiva ell’e dal paese d’origine.

La manovra è stata giustificata con il buon andamento dei mercati dell’auto e di in particolare. In realtà in Europa una ripresa del mercato automobilistico sembra in atto, ma di questo revival ne beneficia molto meno di altre marche, Volkswagen in testa. Tra l’altro a trainare le ripresina dell’azienda olandese-britannica-statunitense sono i modelli fuoristrada ed ancora non si conosce il riscontro del nuovo modello a quattro ruote motrici. I primi sono per la massima parte prodotti negli Stati Uniti. Se sono rose fioriranno, ma, ad una prima impressione, le spine sembrano molto fitte; solo tra un po’ di tempo si potrà vedere se la mossa ha solo valore di propaganda di corto respiro, oppure se si tratta di un vera inversione di tendenza.

Resta il fatto che l’uscita dell’uomo dal maglioncino girocollo gioca a favore del vero uomo dall’annuncio facile, che ha appena varato alcuni dei decreti attuativi del jobs act, quelli che dovrebbero incrementare le assunzioni grazie ai nuovi contratti a tutela crescente (tradotto in parole di verità: a tutele diminuite rispetto al passato). Il gioco di sponda per un po’ potrebbe funzionare.

chiuso il 20 gennaio 2015

saverio