TEMPORALI D’ESTATE

Mentre gli omicidi sul lavoro continuano al ritmo di tre al giorno le multinazionali e i fondi speculativi fanno sentire la propria voce con i licenziamenti alla GKM di Campi Bisenzio. L’inaspettata solidarietà di lavoratori e cittadinanza vede scendere in campo l’ANPI, a dimostrazione di quanto si sia indebolito il legame tra classe operaia e società nella quale i movimenti sociali sono sempre più assenti e marginali, malgrado la crescita dell’inflazione dallo 0,5 all 0,9 % e tocca ancora una volta ai partigiani scendere in campo.
Il mese di agosto è iniziato con il mea culpa dello scrittore Maurizio Maggiani che denunciava lo sfruttamento di lavoratori pakistani attraverso una cooperativa fasulla utilizzata per abbattere il costo della stampa dei suoi libri, e sottopagare i lavoratori; denuncia raccolta dal Pontefice che si è fatto carico della difesa dallo sfruttamento selvaggio della manodopera.
Mentre la destra ubriaca proclama la violazione della libertà per l’istituzione del green pass le persone sono sempre più abbandonate a se stesse da fantasmi di partiti della sinistra riformista privi di iniziative politiche e parole d’ordine. Intanto la politica padronale dei decentramenti produttivi, dei licenziamenti via whatsapp, continua senza che il governo sia in grado di predisporre una risposta che contrasti il dumping salariale messo in atto da governi criminali a fascisti come quelli polacco e ungherese, dei quali Lega e Fratelli d’Italia sono alleati e ai quali guardano come punti di riferimento.
Questo disorientamento è il frutto di scelte politiche di compromesso che hanno prodotto un governo di unità nazionale a trazione politica leghista che insegue il populismo governativo e quello di opposizione facendo sì che la destra cresca sia dentro che fuori dal governo. Intanto, serafico, il Presidente del Consiglio dispensa sorrisi e parole rare e nei fatti fa i propri affari, gestendo le nomine negli enti pubblici, distribuendo incarichi, mentre si repara a far approvare una riforma della giustizia in base alla quale il governo si arrogherà il diritto di orientare l’azione penale in modo selettivo verso i reati che giudica politicamente sconvenienti agli interessi che difende.
Le attività del Recovery Plan hanno imboccato un percorso carsico, frequentemente si immergono dietro una coltre di silenzio, forti della scelta delle forze politiche di non disturbare il manovratore. A turbare la pace agostana e a riempire le pagine altrimenti vuote dei giornali e le trasmissioni televisive, la fuga da Kabul dell’ex esercito più potente del mondo consente ai talebani di dire che “il resto di quello che fu il più potente esercito del mondo giacciono ora dispersi nei nostri arsenali” scimmiottando Armando Diaz, estensore del bollettino della vittoria.

Il tramonto dell’Occidente

Il peso sempre maggiore della Cina e la ritirata strategica statunitense vedono l’Europa messa ai margini, prigioniera della propria strategia di riconversione Green, che rischia di naufragare a causa della restrizione dei mercati ed è sottoposta a una politica di penetrazione commerciale attraverso la cosiddetta via della seta da parte della sempre
crescente economia cinese. In questo contesto la vicenda afghana contribuisce a spostare l’asse dello sviluppo verso il Pacifico e l’Asia centrale, anche perché contemporaneamente cresce l’infeudamento dell’Africa a questa area produttiva,
grazie, anche in questo caso, agli investimenti cinesi.
Malgrado le apparenze la vittoria dei mussulmani afghani non migliora le prospettive di crescita del mondo arabo che appare diviso e certamente dilaniato dal conflitto tra sunniti e sciiti, che non accenna a ricomporsi. Il disimpegno americano in Asia rischia di orientare la politica degli USA verso la riscoperta della Dottrina Moonroe (l’America agli
americani) in un momento in cui in America Latina fa la sua comparsa qualche novità interessante come la vittoria in Perù di Pedro Castillo che sembra aprire il paese allo sviluppo, alla crescita dei diritti sociali e di tutela delle popolazioni indie.
C’è da sperare che anche in Brasile si aprano prospettive per un ritorno sulla scena politica di Lula, evento che aprirebbe l’intero continente a equilibri politici più avanzati.
Ma gli USA sapranno resistere alla tentazione di infeudare ancor più di quanto facciano ora l’America Latina e centrale ai loro interessi? Nulla assicura che abbiano imparato la lezione del Vietnam e dell’Afghanistan che continuino a sottovalutare le capacità di lotta di masse di uomini e donne che aspirano a liberarsi dalla loro politica colonialista.

La Redazione