Il bel celeste

Di religione si può morire …politicamente!
E’ quello di cui forse si sta accorgendo nelle ore nelle quali scriviamo il Governatore (sic !) della Lombardia, da venti anni al centro di un sistema di Governo, caratterizzato dal sistematico depredamento di tutto ciò che è pubblico per destinarlo alla maggior gloria di Santa Madre Chiesa attraverso le rapaci mani di “Comunione e Liberazione”. Il sistema di sfruttamento e di rapina dalle popolazioni della Lombardia rivela appieno la propria crisi, mentre vengono in evidenza i rapporti con la ‘ndrangheta, le ruberie e le tangenti che sono endemiche ad un sistema del tipo di quello che la Regione si è data.
La gestione ventennale della Regione da parte del casto rampollo del movimento di Don Giussani ha forgiato il sistema politico e sociale secondo i principi della sussidiarietà orizzontale e imposto una gestione dei servizi pubblici affidata in larga parte ai privati; ciò ha permesso al “privato sociale” di conquistare una posizione di monopolio nella Sanità, nella scuola e in genere in tutto il sistema di erogazione dei servizi alla persona, per cui queste attività sono diventate occasioni di lauto profitto,
riservate al braccio economico di Comunione e Liberazione: la Compagnia delle Opere. Nella palude lombarda si sono inserite iniziative a gestione diretta della Chiesa come quelle connesse al San Raffaele ed è proprio da questo cancro, da questa escrescenza putrescente, che si è diffusa l’infezione che minaccia di travolgere il sistema.
Contemporaneamente, dopo anni di vessazioni, sono diventate note le minacce e le intimidazioni verso i concorrenti, è diventato visibile il fiume di denaro che dalla Regione si riversa nelle casse delle numerose cliniche e case di cura, nello stesso San Raffaele, mentre l’intero sistema viene sbandierato come il più economico e più efficiente d’Italia, dimenticando che esso si regge sulle inefficienze delle altre Regioni italiane che fanno affluire malati verso la Lombardia, pagandone le rette e andando così a rimpinguare le casse degli investitori di Dio, verso i quali si dirige anche il fiume della spesa privata
sopportata dai congiunti di questi malati da esportazione che calcano il suolo lombardo. Se l’economia e la politica hanno fatto finta di non capire le debolezze di questo sistema e i rapporti clientelari che lo caratterizzano, ciò non è sfuggito alla criminalità organizzata che sa ben riconoscere parenti e mercati e sa inserirsi nel gioco d’affari e privilegi.
L’ingordigia fa brutti scherzi e il primo crollo è avvenuto in quel San Raffaele, esempio di eccellenza, che sa scegliere le igieniste dentali perché assistano amorevolmente i pazienti e ha saputo riparare idraulicamente la virilità dell’”Unto del Signore” che ha protetto il prete gestore fin quanto ha potuto. Poi a seguire sono venute le Fondazioni e i faccendieri che le hanno create, i politici che le hanno protette … e il lavoro di polizia carabinieri e giudici, per ora, continua.

Le delizie del sistema

Le opposizioni sembrano scandalizzate, anche se fanno fatica a nascondere di aver costruito anch’esse un sistema spartitorio appropriativo incentrato sullo sfruttamento delle aree industriali dismesse, sull’edilizia abitativa e sulla connessa finanza speculativa. Le interconnessioni e i legami, i rapporti di sistema sono ormai tali che non si riesce a capire come si possa voltare pagina.
Noi non proviamo alcun entusiasmo e nessuna soddisfazione per le inchieste giudiziarie perché sappiamo bene che dopo gli avvisi di garanzie e i processi subentra la prescrizione e che i colpevoli di questi reati vanno liberi, pronti a ricominciare. Questi sono amici e lo Stato lo sa bene, sa distinguere tra un manifestante da condannare e incarcerare e un politico o un faccendiere da salvare.
Per affrontare veramente il problema con qualche speranza di risolverlo occorrerebbe mutare cultura politica e istituzionale, capire che occorre abbandonare la gestione dei servizi in regime di sussidiarietà, riscoprire il valore del pubblico e del sociale, reintrodurre la gestione diretta dei servizi in regime di monopolio amministrativo, rendere trasparente la gestione di questi servizi mediante l’accesso di tutti ai dati economici di gestione e contemporaneamente intaccare il dominio dei centri di potere bancario e assicurativo così intrecciati ormai tra loro da fare sistema. E’ perciò che le elezioni non bastano e che occorre la mobilitazione dei cittadini i quali devono potersi riappropriare pezzo per pezzo, settore per settore degli spazi che ad essi spettano in gestione, primo tra tutti quello della scuola, proponendosi di abrogare con ogni mezzo la legge regionale sul diritto allo studio, facendo scomparire il buono scuola e il complesso sistema costruito in anni di paziente lavoro da parte di Comunione e
Liberazione di un perfetto finanziamento pubblico alle scuole private, che rappresentano lo strumento di riproduzione di questo sistema e di questa cultura politica e istituzionale.
Questo come altri obiettivi non può essere perseguito da una maggioranza diversa dall’attuale nel Consiglio regionale ma attraverso una battaglia di movimento sul territorio, su quel territorio che va conteso a quella che fu la Lega Nord – che il sistema condivide pienamente – prima che essa si ricostruisca e si rigeneri, presentando una faccia nuova e più appetibile, aperta all’imprenditoria piccola e media, cercando di accreditare l’idea di essere una forza moralizzatrice che impone le elezioni
subito.
Occorre che le forze della sinistra abbiano una capacità progettuale fino ad ora assente che può trovare nella laicità un collante largo che permetta la costruzione di un fronte unito contro un sistema consolidato di gestione dei servizi del quale non possiamo ignorare la forza e la capacità di resistenza ad ogni inchiesta giudiziaria, ad ogni attacco dell’opposizione politica, di fatto consenziente agli strumenti dei quali l’amministrazione regionale si è dotata.
La mancanza di una cultura di governo nuova di gestione della cosa pubblica e dei servizi va costruita passo per passo dal basso, dai movimenti, dagli studenti, dalla scuola, dalle famiglie e anche dagli operatori sanitari e da tutti coloro che si battono per dotare il territorio di strutture e di una gestione che lo rendano vivibile. Il cammino è lungo e la costruzione di luoghi di dibattito sulla laicità può aiutare e a questo noi lavoriamo con ogni mezzo, costruendo un vasto arco di alleanze e stimolando la partecipazione diretta di tutti.

P.S. : Altra regione altra crisi

La giunta laziale va a casa. A staccare la spina il presidente della CEI che prende le distanze da una maggioranza fortemente voluta in contrapposizione alla candidatura Bonino.
Se il candidato della sinistra cambia non mutano le ragioni strutturali che richiedevano una gestione laica del Comune di Roma e della Regione che le sta intorno. Roma e il suo interland non possono più sopportare il costo economico dell’apparato ecclesiastico e le sue spese di gestione – dal pagamento della fornitura di acqua, alle tasse per i rifiuti solidi urbani, allo spurgo delle fogne, il cui costo è a carico del Comune di Roma e delle sue aziende.

G.L.