L’autunno del 2024 passerà alla storia per un insieme di eventi il cui esito segnerà l’evoluzione dei rapporti politici a livello sia internazionale che nel nostro paese. L’evento, il cui esito sarà certamente il più condizionante, è costituito dall’esito delle elezioni negli Stati Uniti: in particolare la politica estera del paese che rivendica l’egemonia politica ed economica del mondo e che non vuole rassegnarsi a prendere atto del declino dell’impero in quanto nuovi attori si sono imposti in un mondo ormai multipolare sarà molto diversa a seconda del candidato eletto. L’isolazionismo muscolare di Trump, se da una parte si distinguerà per il disimpegno promesso dal fronte della guerra in Ucraina dall’altro lascerà presumibilmente mano libera a Netanyahu nella sua azione di destabilizzazione del Medio Oriente. Gli sforzi degli Stati Uniti in politica estera saranno presumibilmente concentrati sul di contenimento della Cina e il contrasto competitivo all’Europa, abbandonata a sé stessa.
Parzialmente ignoto l’orientamento della candidata Harris, la quale se da un lato promette di collocarsi in una posizione di continuità con la politica di Biden, il che porterebbe di fatto al perdurare infinito dei conflitti sia medio orientale che sul fronte ucraino. In politica interna e nelle politiche sociali la Harris promette di imprimere alle scelte del governo degli Stati Uniti orientamenti più liberali che dovrebbero lasciare spazio al dispiegarsi di scelte progressiste sia sul piano economico che soprattutto della tutela dei diritti. Queste scelte potrebbero incidere sugli orientamenti generali dell’occidente per quanto riguarda la gestione dei problemi sociali, facendo argine alla retorica populista e alle tentazioni conservatrici e tradizionaliste che ripropongono politiche identitarie regressive e oscurantiste.
L’Unione europea e la politica della nuova Commissione
Con la designazione della nuova Commissione dell’Unione europea assumerà forma e sostanza il programma politico del futuro quinquennio dell’Unione, durante il quale dovrà essere data soluzione ad alcuni problemi. Non vi è dubbio alcuno che sarà centrale il dibattito e il confronto relativo alla costruzione di un esercito per l’Europa, anche se non è chiaro se si andrà a un riarmo paese per paese e a un coordinamento dell’industria bellica per uniformarne la produzione di sistemi d’arma, al fine di realizzare economie di scala e una maggiore efficienza e potenza degli armamenti adottati, oppure si andrà alla costituzione di un vero esercito comune. È molto probabile che ci si attesti sulla soluzione
intermedia di dar vita a corpi di intervento comuni che sarebbero prodromici rispetto alla costituzione di un vero esercito unico.
Sul piano economico l’Unione non potrà sfuggire al problema di cercare di dare una soluzione al debito comune, che risulta ormai ineludibile e comunque essenziale a rilanciare l’economia di tutta l’area europea ad esempio accettando di varare gli Euro bond emettendo debito comune.
Dovrà affrontare inoltre i problemi dell’allargamento, che saranno i più difficili e devastanti, in particolare quelli costituiti dall’ingresso nefasto dell’Ucraina nell’Unione che richiederà e assorbirà immense risorse economiche, destabilizzerà gli equilibri fra le componenti culturali e religiose dell’Unione, minerà alla base l’aequis comunitario, distorcendone i caratteri distintivi e qualificanti, che fanno dell’area europea uno spazio di libertà civili, polo di attrazione per l’equo e pacifico sviluppo dei paesi del Continente.
Le questioni italiane
Non vi è dubbio alcuno che la redazione della legge di bilancio costituisce il principale problema che il Governo dovrà affrontare in autunno. La dimensione prevista della manovra dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 miliardi, ma non sono ancora chiare né sufficienti le coperture. Mancano risorse indispensabili per la sanità, ne servono per incrementare i salari, recuperando almeno la perdita dovuta all’inflazione, occorrono investimenti in molti settori, per rilanciare la produzione ed incrementare così le entrate tributarie, evitando di dover ricorrere a nuove tasse che peraltro colpirebbero i meno abbienti. È infatti da escludere dalla politica di questo governo una qualunque forma di patrimoniale, di tassazione dei profitti degli istituti bancari, di reperimento di risorse a scapito delle fasce alte di reddito.
Ma per rilanciare il sistema produttivo occorre nuova linfa per il mercato del lavoro che non può che venire dall’emigrazione che il Governo si ostina a combattere, accanendosi contro le ONG che salvano appena l’8% dei migranti, prendendo di mira in particolare quella finanziata dalla CEI che politicamente costituisce una sconfessione della politica della destra che risulta essere particolarmente significativa. A sua giustificazione perciò il Governo afferma di voler distinguere tra immigrazione irregolare per la quale ha progettato il costosissimo e vergognoso lager albanese come spot pubblicitario dissuasivo nei confronti dei migranti, ma al tempo stesso non fa nulla per modificare la legge sull’emigrazione, benché la maggioranza delle forze politiche siano consapevoli della sua inadeguatezza., e ciò al fine di consentire l’approvvigionamento regolare di manodopera per il sistema produttivo paese, reclamato a gran voce dal ministro del Tesoro leghista, come dal governatore della Banca d’Italia e dal presidente dell’Inps.
Mentre cresce il degrado del sistema sanitario, aggravato dalla prevista attuazione dell’autonomia differenziata, la maggioranza al governo si trastulla in affari di gossip familiare, francamente stucchevoli e di pessimo gusto, sviluppa dibattiti accademici sullo ius scholae che probabilmente sfoceranno in un nulla di fatto, e quant’altro di volta in volta
viene buttato in pasto al dibattito pubblico, perché non si discuta dei problemi reali costituiti dalla distribuzione del reddito sempre più diseguale e che vede crescere il numero di poveri nel paese.
Intanto il paese assaggia i primi effetti dei provvedimenti, ancorché minimi, adottati dal Governo. La situazione drammatica delle carceri non trova soluzione e questo mentre il ministro della Giustizia si balocca con mini provvedimenti relativi al costo delle intercettazioni che vengono drasticamente ridotte, a tutto vantaggio dei reati dei colletti bianchi come categoria da tutelare e che sono poi quelli che preoccupano l’esecutivo e rispetto al quale gli eventi liguri costituiscono una cartina di tornasole.
Scomparsa per il momento dal dibattito politico la proposta di premierato, viziata da abissali e macroscopiche incongruenze e contraddizioni tecnico-politiche, (per fortuna affidata ad una politica inetta dal punto di vista tecnico) il governo si appresta ad andare ad un nuovo elettoral day costituito dalle elezioni regionali in Liguria, Emilia Romagna e Marche, scadenze elettorali che dovrebbero essere probabilmente accorpate. Proprio nella prospettiva del verificarsi di questo evento si spiegano i sommovimenti estivi in atto nel quadro politico, costituiti dall’opa lanciata da Forza Italia sull’elettorato di centro, che gli apparentemente redenti Renzi e Calenda non sono stati capaci di conquistare e che dovrebbe costituire nell’immaginario dei politici italiani, ancora una volta, l’ago della bilancia della vittoria di uno dei due schieramenti. Ecco perchè vale la pena di riposizionarsi.
Prepararsi a combattere
In questa situazione la sinistra non può far altro che prepararsi a combattere innanzitutto per contrastare il sostegno alla guerra e chiedere con forza la fine dello sterminio a Gaza e la cessazione delle ostilità in Ucraina, attraverso l’apertura di trattative su ambedue i fronti. Un primo passo in questa direzione sarebbe certamente costituito dall’interruzione delle forniture belliche ai belligeranti, alla quale andrebbe affiancato un intervento umanitario a sostegno delle vittime di questi due conflitti come dei tanti altri che affliggono i diversi paesi del mondo.
La mobilizzazione contro la guerra marcia di pari passo con quella di fermare la deriva di destra che sembra pervadere tutta la politica europea, stimolata e facilitata dal rinato terrorismo islamista che incrementando le paure, consente l’avanzata dei partiti di una destra sempre più estrema, xenofoba e razzista.
Le scadenze elettorali regionali costituiscono per la sinistra riformista l’occasione per la sperimentazione di una possibile unità, quantomeno sul piano elettorale, che permetterebbe di evitare la straripante presenza della destra che pervade sempre di più il dibattito politico, inquina le soluzioni da dare ai problemi e impone scelte di classe che
privilegiano alcune corporazioni e ceti sociali a danno di altri. in una visione corporativa della società, basata sui rapporti amicali, su quelli familiari, su quelli parentali, sui rapporti di comparatico, sui rapporti mafiosi e clientelari e di quant’altro costituisce l’armamentario per far gestire alle clientele dei boss locali e nazionali le scelte politiche del paese.
La crescita del degrado della situazione economica e sociale del paese impone una mobilitazione che avrà certamente come prima occasione per manifestarsi concretamente il referendum sull’autonomia differenziata che dovrà travolgere con una schiacciante maggioranza di richieste di abrogazione una legge che risponde ad una situazione economica e politica ormai mutata rispetto al tempo in cui la proposta venne avanzata e che nella situazione attuale rischia di produrre disuguaglianza e dissoluzione della compagine sociale del paese.
Responsabilmente, in questa occasione parteciperemo alla mobilitazione per la sottoscrizione della richiesta referendaria, ai dibattiti finalizzati ad illustrare gli effetti nefasti della legge, al voto. Il nostro impegno in tal senso, ovviamente, si ripeterà nell’eventualità che il Parlamento approvi una qualunque proposta di premierato o di modifica nello stesso senso della Costituzione e questo perché riteniamo parte costitutiva del patto costituzionale la forma parlamentare della Repubblica e l’equilibrio dei poteri tra gli organi costituzionali, sancito dalla Carta adottata con la Costituente. e ciò anche al fine di opporsi alle intenzioni della destra di riscrivere il patto costituzionale con una Carta novellata, che prenda le distanze nei fatti dall’antifascismo, elemento costitutivo e fondante del patto repubblicano stipulato con la Resistenza.
La Redazione