Il primo grande problema che il neoeletto governo del leader laburista Keir Starmer, deve affrontare è costituito dalla crescita dei reati commessi da minori che utilizzano armi da taglio. Il paese è stato recentemente sconvolto dall’omicidio di tre bambine e dal ferimento di altri di altri 8 minori, oltre che di alcuni adulti che avevano cercato di difenderli, ad opera di un’adolescente. Il fatto è accaduto a Southport, nel nord-ovest dell’Inghilterra e il 30 luglio, il giorno dopo, sollecitata dai social che accusavano del fatto un immigrato clandestino e islamico diciassettenne, subito arrestato, la destra è scesa in piazza per dare l’assalto ad alberghi che ospitano migranti e a moschee e centri islamici. Quasi 40 agenti di polizia sono rimasti feriti. alcune persone hanno lanciato mattoni contro una moschea e bottiglie molotov contro la polizia e hanno dato fuoco ai veicoli. Nei giorni successivi le manifestazioni e i disordini sono cresciuti, malgrado che il giudice incaricato del caso abbia deciso, violando la legge che vieta di rendere noto l’identità del minore responsabile di un reato, un giovane cittadino inglese benché di genitori ruandesi. Ciò non è bastato a far sì che le manifestazioni di protesta, prontamente organizzate, anche davanti alla sede del primo ministro, abbiano prodotto devastazioni, saccheggi, disordini, che hanno posto in evidenza la capacità di mobilitazione della destra eversiva inglese e al tempo stesso l’esistenza di una fascia di consenso sociale a questi comportamenti.
Queste azioni costituiscono una risposta alla frustrazione crescente della destra, dovuta al fatto che il partito di Farace che li rappresenta, pur avendo raccolto il 14% dei voti alle ultime elezioni politiche, a causa del sistema elettorale, ha in Parlamento appena 4 deputati, tra i quali Farage. che per la prima volta è riuscito ad essere tra gli eletti, dopo ben 8 tentativi falliti. I manifestanti testimoniano l’insofferenza crescente verso l’emigrazione illegale e in generale verso la presenza di migranti, anche regolari, poiché si ritiene che la loro presenza sottrae posti di lavoro agli autoctoni e contribuisce a deprimere il valore dei salari attraverso l’inflazione del mercato del lavoro.
Quanto avviene è una diretta conseguenza del crescente degrado sociale che affligge i quartieri periferici delle città e intere aree del paese, colpite dalla deindustrializzazione e dalle ristrutturazioni produttive che negli anni hanno portato alla crisi della classe operaia in Inghilterra e dei suoi insediamenti storici. I governi conservatori che hanno gestito il paese non hanno accompagnato la ristrutturazione produttiva con attività di riqualificazione della forza lavoro limitandosi ad espellere dal mercato del lavoro quei lavoratori non più necessari e attingendo a piene mani all’emigrazione per colmare i vuoti che si aprivano nelle attività produttive. Questo tipo di politica è stata una delle ragioni che ha spinto i lavoratori britannici a schierarsi a suo tempo in larga parte a favore della Brexit, nell’illusione che mettendo fine all’emigrazione dai paesi comunitari si ripristinassero le condizioni favorevoli sul mercato del lavoro; ma si è trattato di un’illusione perché, se è vero che l’ingresso di lavoratori comunitari è gessato, è invece aumentato quello di migranti provenienti dai paesi del terzo mondo e dai territori dell’ex impero britannico, con il risultato che questo tipo di manodopera è risultata ancora più flessibile, meno sindacalizzata e a costi così bassi da deprimere ulteriormente i livelli salariali o almeno impedirne la crescita.
Il crescente impoverimento degli abitanti autoctoni del paese si è sommato con le miserie dei nuovi venuti, costretti a vivere in quartieri fatiscenti e incentivati a creare proprie comunità dal sistema giuridico che governa le scelte di politica migratoria; tali scelte si sono nel tempo rivelate fallimentari e divisive. Quello che oggi è in profonda crisi è il
sistema di integrazione britannica.
A risentire del fallimento delle politiche di integrazione è il territorio, anche se, proprio nei quartieri degradati e nelle periferie, si assiste ad una saldatura del disagio sociale che percorre strade parallele e convergenti, soprattutto tra la popolazione giovane; il territorio è di fatto controllato da bande di giovani, spesso adolescenti, dediti al commercio e al consumo di sostanze stupefacenti. Costoro si muniscono di armi da taglio per difendere ciò che trasportano e spacciano, perché queste armi sono considerate più facili da reperire e la cui detenzione è punita con pene meno gravi che quelle previste per le armi da fuoco.
Nei 14 anni di governo conservatore ciò ha portato ad una crescita dei reati di questo tipo di circa l’ottanta percento e ciò anche a causa della crescita esponenziale della povertà e delle disuguaglianze sociali, del progressivo degrado della qualità del sistema scolastico, del venir meno di interventi di politica sociale volta al recupero delle aree disagiate del paese. È pur vero che nel suo programma elettorale il partito laburista ha inserito un pacchetto di provvedimenti volti ad affrontare questo fenomeno che produce in sicurezza sociale e grande turbamento nell’opinione pubblica, ma ancora il governo non ha iniziato di fatto la sua azione che già viene chiamato a rispondere per dilagare del fenomeno che viene cinicamente strumentalizzato dalla destra estrema e dal partito di Farage per indicare come causa principale del fenomeno i migranti illegali che sarebbero i responsabili di tanta violenza.
Starmer, intervenendo sui fatti, ha annunciato una politica di “contrasto militare” al fenomeno e l’intenzione di creare squadroni di polizia specializzati nella repressione delle manifestazioni di piazza, ma è del tutto evidente che ciò non basterà a curare e soprattutto a rimuovere alla radice le cause strutturali del problema.
La balcanizzazione della società britannica
Il dilagare dei disordini in tutta la provincia del paese. a Belfast, nell’Irlanda del Nord, a Bristol nel sud-ovest dell’Inghilterra, a Londra e in numerose città delle Midlands e del nord come Blackpool, Hull, Leeds, Manchester, Middlesbrough, Stoke-on Trent, Sunderland. Rotherham ci dicono che sono i poveri. bianchi di provincia, divenuti razzisti e fascisti, a urlare il proprio odio nei confronti dell’altro, incarnato dal migrante, soprattutto quello musulmano e questo perché questi riots sono essenzialmente islamofobici. Questa identità è stata costruita in anni di propaganda della English Defence League, organizzazione fondata da Tommy Robinson, al momento formalmente sciolta, ma che continua a coordinare “la spontaneità” di questi manifestanti, fiancheggiata da giornali come il Daily Mail e il Daily Express, che soffiano sul fuoco.
Bisogna prendere atto che il modello di integrazione adottato dalla Gran Bretagna, che si basa sull’esperienza coloniale del Commonwealth è fallito. Fondato sul principio di pari opportunità e sul riconoscimento della diversità culturale esso avrebbe dovuto consentire un approccio multiculturalista alla convivenza consentendo, la realizzazione di un melting pot progressivo della società britannica, conferendo vitalità e slancio alla società britannica. L’accettazione di un alto grado di diversità culturale e religiosa, espressa nello spazio pubblico, alla sola condizione che fossero rispettate le regole fissate dal metodo democratico, si è concretizzata nella realizzazione sul territorio di enclave al loro interno
omogenee, che hanno finito per costituire tanti mondi separati, tra loro non intercomunicanti, che convivevano sempre più faticosamente, contendendosi lo stesso spazio. mai integrandosi, mai dialogando veramente, solo permettendo ai più abbienti, alle élites delle diverse comunità, di emergere nel contesto sociale che esprime le classi dirigenti. Lo Stato ha fallito nel suo compito prioritario di assicurare libertà di espressione degli individui, dei diversi gruppi insieme alla loro autonomia, perché non ha utilizzato la scuola pubblica per realizzare l’amalgama delle diverse componenti della società.
ma ha lasciato che ogni comunità si dotasse di proprie scuole autogestite, che permettevano di riprodurre sul territorio la società di provenienza, conservandone insieme alla cultura, le tradizioni e i costumi. L’ossessione per il rispetto delle identità ha assunto aspetti discutibili e a volte grotteschi, fino al punto, ad esempio, di arrivare a riconoscere giurisdizione alle corti islamiche con la possibilità di recepimento delle loro sentenze da parte della giustizia civile, utilizzando i principi della common Law.
Il fallimento della Brexit
Eppure la politica anti migratoria era stata uno degli obiettivi maggiori della Brexit. Si riteneva che portando il paese fuori dall’Unione europea non solo sarebbe stato possibile sburocratizzare i controlli sull’economia e fare di Londra una sorta di paradiso fiscale capace di attirare investimenti e capitali, ma anche chiudere i confini e impedire che la libera circolazione dei cittadini dell’Unione inflazionasse il mercato del lavoro del paese e non intaccasse l’identità peculiare dei britannici.
Il risultato di questo delirio identitario è stato solo quello di privarsi di una parte qualificata di forza lavoro necessaria al funzionamento dei servizi e dell’economia, di vedere crescere la crisi del sistema sanitario nazionale per carenza di personale, sia medico che paramedico; questo mentre i migranti provenienti dai paesi del commonwealth non riuscivano a compensare i vuoti crescenti di manodopera, attirata verso altri mercati da migliori condizioni di vita e di lavoro. Il fermo indiscriminato dell’ingresso di stranieri nel paese ha ostacolato il flusso di studenti verso il sistema formativo britannico, ritenuto fra i più appetibili del mondo, con il risultato di mettere in crisi i bilanci delle più prestigiose Università e scuole di specializzazione del paese, che oggi soffrono di una crisi finanziaria dovuta anche al progressivo ridursi dell’utenza.
Al tempo stesso il flusso di un’emigrazione povera e non qualificata, non si è affatto fermato anzi è enormemente cresciuto, malgrado le politiche repressive messe in atto dai governi conservatori: la proposta di deportazione dei migranti in Ruanda si è dimostrata giuridicamente e praticamente impraticabile, tanto da essere abbandonata dal nuovo governo.
Nel frattempo, la perdita degli stretti legami con l’Unione europea ha contribuito ad indebolire le capacità di controllo della criminalità da parte del sistema di sicurezza britannico. È entrato in crisi il sistema di interscambio di informazioni e di servizi, di controlli e di verifiche che garantivano sia la circolazione di capitali che la provenienza di questi; inoltre il paese è praticamente disarmato rispetto all’attività di organizzazioni a carattere mafioso, posto che i reati di criminalità associativa danno luogo solamente all’applicazione dell’aggravante per “conspiracy”. Inoltre con la finanziarizzazione
sempre più acuta dell’economia inglese, si è prodotta una crescente diminuzione della base industriale e produttiva del paese. Grazie alla deregulation, dovuta alla Brexit, il denaro può arrivare in maniera ancora più opaca sul mercato dei capitali di Londra, facendo così della Gran Bretagna un concorrente per le isole off-shore – e attraendo denaro da investitori che hanno bisogno di ripulire capitali illeciti.
In altre parole l’accentuata finanziarizzazione dell’economia inglese ha creato un numero incalcolabile di nuovi problemi sociali e culturali, regalando sempre più spazio all’opacità. Questa opacità crea le condizioni favorevoli all’accoglienza di nuovi investimenti criminali, rendendoli legali e benvenuti. Attraverso la Brexit quindi si dà ancora più spazio alla vocazione della City, portando all’estremo la sua sete di capitali di dubbia origine e attirando investimenti di chiunque, senza poter sapere chi sia il beneficiario ultimo di questo denaro, creando gravi danni anche al mercato immobiliare, che non regolamentato, contribuisce allo spopolamento dei centri urbani ed è causa di un innalzamento sempre più spropositato dei prezzi degli affitti, facendo crescere il degrado urbano e con questo quello sociale.
Se il nuovo governo vorrà affrontare il problema criminale alla radice avrà bisogno di interventi ben più profondi di quello relativo ad una revisione della politica criminale e delle politiche giovanili. Occorre ripartire dall’orgia di privatizzazioni che hanno trasformato i beni pubblici in occasione di profitto illimitato per i privati. Bisogna prendere atto che oggi il servizio ferroviario in Inghilterra è il più costoso e il più lento d’Europa. I fiumi e i mari della Gran Bretagna sono inondati di acque reflue non trattate. Le bollette dell’energia sono alle stelle e la povertà è resa pubblicamente evidente nelle migliaia di banche alimentari sparse per il paese, dalle quali dipende la vita di molta parte della popolazione e ciò ci dice che ci troviamo di fronte ad una società sull’orlo della disgregazione sociale.
Sei il partito laburista vuole veramente voltare pagina deve dimostrare che ciò che disse la signora Thatcher, e confermò il suo più fedele discepolo Tony Blair “La società non esiste. È solo colpa tua se sei povero, disoccupato e senza sostentamento o aiuto.“ è inaccettabile per un governo che vuole ripristinare condizioni di vita possibili per la gran parte della popolazione. La decisione contenuta nel programma di governo di procedere alla nazionalizzazione del sistema ferroviario per ripristinarne la gestione pubblica sembra andare in questa direzione, ma è troppo poco per segnare un deciso mutamento di tendenza. Occorre rilanciare l’edilizia pubblica, altro punto del programma, procedere alla
nazionalizzazione dell’acqua e a riportare i beni pubblici e i beni comuni sotto il controllo e la gestione della comunità.
Ma c’è un punto sul quale la politica del nuovo governo laburista è certamente deficitaria, quello dell’impegno bellico del governo su tutti gli scenari mondiali. Il paese mantiene ancora l’idea della sopravvivenza della sua dimensione imperiale ed accarezza l’appartenenza alla comunità anglosassone come la prospettiva principale verso la quale muoversi, alla ricerca del mantenimento di una egemonia culturale e politica, ormai tramontata. Senza l’abbandono di queste velleità imperiali non c’è futuro per la Gran Bretagna ma solo l’accentuazione del processo di dissoluzione dello Stato con
l’abbandono dell’Irlanda del nord e, in prospettiva, della Scozia.
Come è evidente. tutto si tiene e il governo laburista dovrà adottare provvedimenti strutturali, se vuole incidere e creare le condizioni per soluzioni durevoli di problemi ineludibili, sottraendo lo spazio di manovra alla destra eversiva che altrimenti avrà facile gioco nel cavalcare il disagio sociale e il paese andrà verso la disgregazione politica e sociale.
La Redazione