L’estinzione del Nagorno Karabakh come entità istituzionale armena costituisce l’ultimo atto del genocidio progressivo delle popolazioni armene che ha avuto inizio con la turchizzazione dell’area anatolica, la deportazione e lo sterminio dell’etnia armena, presente nel territorio che fu dell’Impero ottomano fin dal 7° secolo a.C. Il genocidio, preceduto dai pogrom del 1894-96, voluti dal Sultano Abdul Hamid II e da altri massacri, in particolare quello del 1909 in Cilicia, all’indomani della rivoluzione dei Giovani Turchi (1908) – nel paese dove gli armeni vivevano integrati, ma non assimilabili.
L’Impero ottomano era costituito da un mosaico di etnie e religioni: armeni, greci, curdi, bulgari, assiri, ebrei. In un’epoca nella quale sorgevano gli Stati nazionali la componente turca dell’Impero concepì l’ideologia panturchista e con essa il progetto di fare un’unica nazione dell’immenso territorio che va dal Mediterraneo all’altopiano turanico, riformando lo Stato su una base monoetnica, linguisticamente e culturalmente omogenea.
Per raggiungere questo obiettivo gli ottomani dovevano cancellare la comunità armena come soggetto storico, culturale, economico e soprattutto politico, appropriandosi dei loro beni e delle loro terre e ciò avvenne con ferocia e determinazione. Questa operazione servì da base economica alla futura Repubblica kemalista che potette redistribuire questi beni alle popolazioni turche che per effetto delle guerre con i bulgari nel frattempo insorti e con la Grecia, resasi indipendente, rientravano in Turchia, mentre il paese si liberava della popolazione greca e bulgara espellendola.
Inoltre, la popolazione armena era la più numerosa, era di religione cristiana, e aveva assorbito gli ideali dello stato di diritto di stampo occidentale, e perciò con le sue richieste di uguaglianza, costituiva il maggior ostacolo alla realizzazione del progetto panturchista, mentre assiri ed ebrei costituivano un problema minore per la loro esiguità
numerica. L’altra grande etnia da colpire era quella curda nei confronti della quale i giovani turchi che avevano preso il potere nel paese organizzarono un genocidio che ebbe modalità diverse rispetto a quello armeno, e per questo è certamente meno conosciuto. Approfittando della Prima guerra mondiale e dello sfaldamento dell’Impero nel 1914 ebbe inizio quello che passò alla storia come il primo dei genocidi dell’epoca moderna che fece da modello per quelli successivi.
I genocidi ad opera dei turchi
Le operazioni relative al genocidio armeno iniziarono con la creazione di una struttura paramilitare alle dipendenze del Ministero della Guerra, che prese il nome Organizzazione Speciale (O.S.) diretta da due medici Nazim e Chakir. Questa struttura, voluta dal Comitato Centrale del Partito Unione e Progresso (CUP), che fu poi di Kemal Pascià, attuò il genocidio, con la supervisione del Ministero dell’Interno e la collaborazione del Ministero della Giustizia. La pianificazione avvenne tra il dicembre del 1914 e il febbraio del 1915, con l’aiuto di consiglieri tedeschi, posto che la Germania era alleata della Turchia e raggiunse in suo culmine nella notte del 24 aprile 1915, quando l’élite armena di Costantinopoli venne arrestata, deportata ed eliminata. Si procedette poi al disarmo e al massacro dei militari armeni, che furono costretti ai lavori forzati sulla linea ferroviaria Berlino-Baghdad, e nella primavera venne dato il via alla
deportazione sistematica della popolazione armena verso il deserto di Der es Zor su carri ferroviari: pochi giunsero vivi.
La maggioranza dei deportati morì nel corso di vere e proprie marce della morte, mentre i loro beni furono confiscati. I nomi dei responsabili politici sono noti e sono quelli di Talaat, Enver, Djemal, i triumviri esponenti del partito unico al potere che emanarono i decreti di abolizione delle riforme, di deportazione e di confisca dei beni degli armeni – decreti mai ratificati dal Parlamento – causando la distruzione del popolo armeno, poiché un milione e mezzo di persone persero la vita: i due terzi degli armeni dell‘Impero ottomano. Molti furono i bambini islamizzati e le donne inviate negli harem.
Collocazione degli armeni nell’impero ottomano, campi di concentramento e luoghi di deportazione.

Collocazione degli armeni nell’impero ottomano, campi di concentramento e luoghi di deportazione.
La storiografia ufficiale turca nega che ci sia stato un piano di sterminio degli armeni e considera i massacri una conseguenza della guerra che ha colpito sia la popolazione armena sia la popolazione turca, al punto che ancora oggi parlare di genocidio degli armeni in Turchia può costare il carcere e anche il riconoscimento del genocidio da parte di un Paese terzo suscita le proteste di Ankara. E la Prima guerra mondiale viene utilizzata per mascherare l’intenzionalità del progetto di sterminio.
La soluzione data alla questione curda ha seguito una strada diversa: la sconfitta della Turchia portò alla stipula del Trattato di Sevres (1920) che divise quello che era stato l’Impero ottomano in zone di influenza fra i diversi paesi occidentali. Kemal Pascià continuò a combattere e si giunse alla stipula del Trattato di Losanna (1923) e alla Fondazione della Repubblica turca. I territori abitati dai Curdi, vennero affidati alla Francia (Siria) e all’Inghilterra (Palestina, Giordania e Iraq) mentre una parte dei Curdi continuo arrestare sotto la giurisdizione turca, diffondendosi in tutto il paese e in modo particolare nel sud-est dell’Anatolia, dove attualmente ancora risiedono. Tuttavia, ciò non risparmio ai Curdi trasferimenti dalle loro residenze, confisca di beni, marce della morte, abbandoni nel deserto e ogni altra forma di repressione possibile, a riaffermare la supremazia della componente turca nel nuovo Stato.
Gli Armeni e la Russia
La Russia zarista ha sempre rivendicato il suo ruolo di grande protettrice dei cristiani ortodossi residenti nell’Impero ottomano, tanto da negoziare con la Porta (governo ottomano) garanzie speciali per i pellegrini ortodossi che visitavano i luoghi santi. Questa protezione si trasformò ben presto in protezione politica dell’irredentismo armeno e del bisogno degli armeni di creare una loro patria, tanto che anche la Russia sovietica sostenne la formazione della Repubblica Tran caucasica, che inglobava i territori della Georgia dell’Armenia e dell’Azerbaigian che successivamente furono divise in tre repubbliche sovietiche, tutte federate all’URSS.
Ciò fece sì che, quando nel 1991 l’URSS si sciolse, ognuna di queste Repubbliche imboccasse la strada dell’indipendenza. Nacque l’odierna Repubblica di Armenia, con uno oblast autonomo all’interno del territorio dell’Azerbaigian, il Nagorno Karabakh. Questo dato di fatto segnò l’inizio del contenzioso che sembra essersi momentaneamente concluso lo scorso mese con la definitiva invasione del Nagorno Karabakh da parte dell’esercito dell’Azerbaigian che non solo giorno ha piegato la resistenza militare, durata un trentennio.
Tutto questo è stato possibile a causa di una particolare contingenza e di errori nella leadership politica armena la quale, approfittando dell’impegno della Russia nella guerra Ucraina ha creduto opportuno cambiare cavallo, abbandonando la protezione russa, rappresentata dall’invio di un corpo militare con funzione di chi shipping tra le due parti, schierata sui confini del Nagorno Karabakh, per cercare la protezione occidentale e della NATO.

SCPX (South Caucasus Pipeline Espansion), TANAP (Trans-Anatolian Pipeline),TAP (Trans-Adriatic Pipeline)
SCPX (South Caucasus Pipeline Espansion), TANAP (Trans-Anatolian Pipeline),TAP (Trans-Adriatic Pipeline) L’Azerbaigian, invece, forte del sostegno turco, è oggi pronto a compiacere la Russia come punto di passaggio di merci interdette dalle sanzioni, e approfittando della contingenza favorevole, ha provveduto a dare una soluzione militare
definitiva alla questione, tanto più che i paesi occidentali, a causa della crisi petrolifera e metanifera dovuta all’interruzione delle forniture russe, hanno trovato nel paese un fornitore di energia alternativo, che servendosi dell’oleodotti SCPX (South Caucasus Pipeline Espansion), TANAP (Trans-Anatolian Pipeline),TAP (Trans-Adriatic Pipeline) che partendo dai giacimenti di Baku, passando attraverso la Turchia, provvede oggi a sopperire a parte dei loro bisogni, con grande soddisfazione della Turchia, ben felice di riscuotere i diritti di passaggio.
D’altra parte, oggi l’Armenia non ha più il suo grande protettore, Charles Aznavour, anch’egli armeno, artefice del riconoscimento ufficiale del genocidio, prima da parte della Francia e poi delle stesse Nazioni Unite.
Un altro motivo dell’abbandono russo del sostegno all’Armenia va rinvenuto nel conflitto che dilania il mondo ortodosso, anche per effetto della guerra Ucraina, della quale lo scontro tra il Patriarcato di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca, che ha come fine l’egemonia nel mondo ortodosso, non è un aspetto secondario. Il fatto è che la Chiesa
Apostolica Armena, antica chiesa ortodossa che ha visto rinnovata la propria autocefalia dal Patriarcato di Costantinopoli, e si è schierata con quest’ultimo nel conflitto che oppone i due grandi Patriarcati ortodossi; quindi, come tale, è divenuta
un acerrimo nemico del Patriarcato moscovita che, da parte sua, ha aperto una propria chiesa cattedrale a Baku, capitale dell’Arzerbaigian. per riaffermare gli stretti rapporti che legano la Chiesa Ortodossa dell’Azerbaigian a quella moscovita.
E il patriarca Kyrill e uomo vendicativo: i suoi nemici lo sanno bene!
Così l’alleanza tra trono e altare in Russia ha trovato un nuovo modo di manifestarsi, dimostrando quando lo scontro interno inter-ortodosso è oggi parte di quello per il multilateralismo, i conflitti mondiali in corso, i nuovi equilibri geopolitici.
La Redazione