Ci sono metodi che caratterizzano alcuni movimenti politici al di là delle contingenze storiche e conferiscono ad essi una precisa connotazione che li colloca tatticamente e strategicamente nella storia fino a farne delle caratteristiche fondanti di un progetto politico. È il caso dello squadrismo che risponde a una precisa scelta tattica, tuttavia, collocata in un progetto strategico.
Esso fu un metodo di azione politica tipico di una formazione militante quella fascista, fortemente minoritaria che per imporsi doveva farsi strada con forza, operando all’interno di una maggioranza ostile da combattere per guadagnarsi uno spazio di esistenza e legittimità dal quale partire per costruire l’egemonia. Non potendo contare sulla forza della dialettica e del confronto esso ricorreva alla forza fisica, alla violenza alla coercizione, all’irrisione per conquistare lo spazio pubblico ed egemonizzarlo. Da qui l’assalto armato agli avversari, la distruzione fisica e la devastazione delle loro strutture, la conseguente occupazione forzata degli spazzi fisici, la costituzione di un presidio sul territorio da allora in poi usato come base per una ulteriore espansione fino alla totale ed egemone occupazione della vita sociale e politica.
Questa stessa strategia, mutatis mutantis, viene messa in atto oggi dalle organizzazioni neofasciste “giovanili” legate al partito di maggioranza al governo che forte del risultato elettorale conseguito ed occupando dall’alto le istituzioni, estende ora verso il basso il mantello dell’egemonia fino a coprire ogni spazio e a creare quella camicia nera di nuova foggia da far indossare gradualmente all’intera società.
Del resto, il nuovo fascismo deve operare in una società completamente mutata rispetto a quella nella quale si trovò ad operare alla sua prima esperienza. Si tratta di una società aperta e cianciante, fluida, percorsa da mille sensibilità e pulsioni, ma per questo o proprio per questo potenzialmente pronta ad essere riempita di contenuti, perché priva di anticorpi capaci di respingere l’infezione.
La piramide capovolta
Ed ecco allora che, una volta occupato il vertice dello Stato e il governo del paese si comincia ad operare con una manovra concentrica dall’alto e dal basso della piramide e,mentre con le forze di polizia dello Stato e le leggi si reprimono i rave mediate apposito decreto, si lasciano marcire sulle navi i clandestini raccolti in mare, scegliendo per loro il porto più lontano, si smantella progressivamente l’assistenza sanitaria pubblica e la scuola, si diffonde il mito del merito e si esalta quello dell’umiliazione e della sofferenza, si aggrediscono gli studenti, imponendo loro di subire la distribuzione di propaganda fascista e razzista, ribadendo che lo spazio di informazione davanti alle scuole appartiene a loro.
In tal modo la società viene stretta in una morsa che dall’alto spinge attraverso la prossima revisione dei curricula e dei programmi, dall’altro disarticola il governo delle istituzioni scolastiche della scuola della Repubblica attraverso l’autonomia differenziata, e al tempo stesso costringe con la forza gli studenti a considerare normale, a tollerare fino ad accettare la presenza organizzata delle squadracce.
Siamo di fronte alla versione moderna e attuale dello squadrismo, parzialmente diversa nei metodi utilizzati, ma sostanzialmente identica nei fini e nei metodi, con l’obiettivo di rendere stabile, permanente e trasmissibile l’egemonia politica che dovrebbe tradursi in una profonda colonizzazione della formazione dei giovani e in una inculturazione mediante valori, come quelli della forza, della violenza, della supremazia, dell’obbedienza.
In questa prospettiva e in quest’ottica, i pestaggi – come quello avvenuto davanti al Liceo Michelangelo di Firenze – sono funzionali e didattici, hanno un valore pedagogico. L’umiliazione è funzionale a ridurre all’obbedienza, così come la paura. Lo scherno e l’irrisione soddisfano e facilitano l’obiettivo: la mortificazione e il silenzio.
Respingere l’attacco
È per tutto questo che davanti alle scuole e nelle scuole come nelle piazze ritorna di attualità e risponde ad uno stato di necessità la vigilanza antifascista di collettivi di studentesse e studenti, affiancati da docenti e genitori, pronti a resistere all’attacco fascista, negando e contrastando l’occupazione degli spazi fisici e dell’agibilità politica ad una destra che, forte del sostegno del 20 % degli elettori, pretende tra il disimpegno e il disinteresse generale, di imporre se stessa, approfittando della cecità, dell’ottusità e della insipienza di una sinistra sociale e di classe che ha perso i propri referenti culturali e politici.
Occorre ripartire dal basso!!!