Laicità e pedofilia in Francia

La scuola laica in Francia è sotto assedio degli islamisti proprio mentre dimostra la sua superiorità sulla scuola cattolica che da sempre ne insidia ruolo sociale e funzione. La laicità dell’insegnamento è uno degli aspetti essenziali della proclamata laicità dell’ordinamento della Repubblica transalpina. Questo orientamento si concretizza non solo nel contenuto dei programmi scolastici, ma anche  nell’insegnamento di educazione sessuale e pianificazione familiare, nell’educazione alla libertà di pensiero e alla laicità. Tuttavia, la permissività della “laica Francia” va oltre fino a consentire le ‘Aumônerie’ (Cappellanie) nella scuola pubblica (AEP), un servizio di insegnamento svolto della Chiesa cattolica di Francia per i giovani delle scuole medie e superiori che consente la trasmissione della cultura e dottrina cattolica.

Il ruolo della scuola cattolica

Per fare concorrenza alla scuola pubblica laica la Chiesa cattolica francese ha dato vita a una vasta rete di scuole cattoliche di ogni ordine e grado che copre tutto il territorio nazionale e ospita dal 17% al 20% degli alunni francesi.
Queste scuole beneficiano del finanziamento statale, stipulando un cosiddetto contratto di associazione, che stabilisce i termini della collaborazione, lasciando piena libertà nelle scelte pedagogiche e nell’orientamento dell’insegnamento all’ente gestore della scuola. Il sistema funziona da decenni e sembrava aver guadagnato meriti soprattutto da quando la presenza di alunni di religione islamica è aumentata nelle scuole francesi, producendo fenomeni di fondamentalismo islamico, tanto che il 16 ottobre, appena fuori dal liceo di Conflans-Saint-Honorine nella regione parigina, il Professor Samuel Paty di 45 anni è stato decapitato da un diciottenne islamista di origine cecena, a causa delle sue lezioni di laicità, nel corso delle quali aveva mostrato due vignette su Maometto pubblicate su Charlie Hebdo.
Tuttavia, la pubblicazione il 5 ottobre 2021 del rapporto Sauvé, commissionato l’8 febbraio 2019 dalla Conferenza Episcopale francese a un’autorità indipendente (Ciase) ha accertato che dal 1950 la Chiesa e le istituzioni cattoliche in Francia si sono resi responsabili di almeno 33.000 abusi sessuali accertati, ma le persone coinvolte arrivano a 50.000. La Commissione Indipendente sugli Abusi Sessuali nella Chiesa ha raccolto testimonianze ai sensi degli articoli 434-3 e 434-1 del Codice penale francese che obbligano a informare l’Autorità Giudiziaria di tutte le aggressioni o aggressioni sessuali subite su un minore di cui sia a conoscenza, così come di qualsiasi stupro commesso contro un adulto il cui l’autore potrebbe commettere nuovi stupri che potrebbero così essere prevenuti.
I risultati meritano un esame dettagliato dal quale si desume che i preti coinvolti oscillano da 2.900 a 3.200.
Indagando su chi siano gli altri si scopre gli altri sono “aggressori laici che lavorano nelle istituzioni della Chiesa cattolica”, come sagrestani, insegnanti nelle scuole cattoliche, responsabili di movimenti giovanili. “Queste cifre sono ben più preoccupanti sono agghiaccianti e non possono in nessun caso rimanere senza conseguenze”, ha dichiarato il rapporto.
Per noi laici è questo l’aspetto più preoccupante del fenomeno; da parte nostra non si mettono in discussione le tendenze personali pur riprovevoli del clero, quanto il messaggio culturale educativo della religione cattolica, dei suoi principi culturali omofobi, misogini, asociali, violenti, alzando in velo sulla struttura organizzativa non solo della gerarchia ecclesiastica, ma delle istituzioni che promanano direttamente dalla Chiesa, del loro ruolo nel produrre il fenomeno.
Stante la particolare situazione francese è proprio la scuola cattolica a “mettere a disposizione” della Chiesa cattolica e dei suoi operatori scolastici e sociali, i giovani che sono certamente le vittime, anche se non le sole, della pedofilia. A nostro avviso ad alimentare il fenomeno è la concezione genitoriale cattolica, tendenzialmente paternalista della famiglia, autoritaria e omofoba, il ruolo di sottomissione e di intermediazione affettiva subordinato assegnato dalla Chiesa cattolica alla donna, l’assegnazione dei ruoli nella famiglia e nella società, la negazione di un’educazione sessuale sana e informata, fattori che concorrono a creare complicità e silenzi, a istillare attraverso la nozione di peccato quella morbosità che crea l’humus naturale perché la pedofilia si sviluppi e attecchisca.
Ma ciò che viene in evidenza è il rapporto di potere che è insito nel modus operandi del pedofilo, che finalizza la sua azione non tanto e non solo al godimento sessuale, ma si nutre della dominanza, del possesso dell’altro/a per generare il piacere, stimolare la libidine, produrre una situazione di dominanza che consente di perseguire un godimento considerato compensativo di frustrazioni e assoluto. È in fondo l’altra faccia del bisogno di sottomettersi ad un’entità superiore e di godere di questo rapporto di dominanza: siamo probabilmente verso una sorta di transfert, certamente malato del quale gli psicanalisti hanno dato convincenti ricostruzioni.
Solo un’educazione libera e un rapporto genitoriale non autoritario, una visione sana e naturale della sessualità, un’educazione che lascia il tempo per maturare l’eventuale bisogno della divinità e che non impone la presenza di dio come naturale, innata e rivelata possono a consentire un approccio in libertà a una filosofia di vita. Ciò non significa negare ai giovani e perfino ai fanciulli la conoscenza dell’idea della divinità, ma consentire una conoscenza diffusa del bisogno, ma anche dell’assenza della divinità, preparando la scelta di ognuno e di tutti, che sarà necessariamente individuale, unica e differente, in quanto ognuno di noi, è un’entità diversa dall’altra nelle sue sfaccettature e complessità, unica e irripetibile: è questa idea della persona umana che manca alle religioni, a tutte le religioni.
Poi ognuna di esse costruisce intorno all’uomo e alla donna un recinto che si stabilizza, si istituzionalizza e si trasmette per il tramite di una casta sacerdotale che ne fa uno strumento di potere e così scopre il piacere, la libido del comando, il possesso della personalità, la dominanza di un altro individuo e la sensazione meravigliosa di godimento che può dare. La fase successiva è quella di ammantare, ricoprire, mascherare, questa immagine con il carisma dell’altruismo, della carità, del dono di sé, fino al sacrificio, e ciò perché il transfert del donare sé stessi venga innescato in un
meccanismo che diviene diabolico.
È perciò che non tanto la pedofilia, ma il suo volto più orribile, il dominio dell’uno sull’altro, è una perversione difficilmente estirpabile in un contesto di dominanza di valori religiosi.

Per una educazione libertaria

Sono queste le motivazioni di fondo che inducono i comunisti anarchici a una critica radicale della religione, del ruolo delle confessioni religiose (tutte), dell’insegnamento della religione ai minori, soprattutto nella scuola dell’obbligo e nell’infanzia e consigliano di lasciare che quella religiosa sia una scelta consapevole che può manifestarsi in relazione allo sviluppo della personalità, che va agevolato, accompagnato e assistito, attraverso una pedagogia libertaria che l’anarchismo ha sperimentato, a cominciare dalle esperienze educative di Francisco Ferrer per continuare con mille e mille altre positive esperienze nella storia, operando anche nell’ambito della società retta dal dominio del capitale, utilizzando gli interstizi di libertà offerti dallo Stato di diritto e sempre operando a sostegno di una scuola laica, dialogica critica aperta a tutti perché pubblica.

G. C.