A DOPPIA LEGA?

Le recenti fibrillazioni dentro la Lega Nord hanno avuto una attenzione poco significativa da parte della stampa. Se non, nell’era in cui Draghi sta per essere fatto santo, per sottolineare che Giorgetti sembra essere più ragionevole di Salvini.
Per i media e la vulgata comune, “più ragionevole” vuol dire aderente alla linea unioneuropeista (non certo “europea”, secondo uno slittamento semantico non innocente che farebbe coincidere l’Europa con la sua rappresentazione ideologica costituita dalla UE), aperto ai mercati, al liberismo.
Che Giorgetti sia “ragionevole” in questo senso lo dimostra la sua storia, visto che aveva sostenuto e votato quella operazione dissennata rappresentata dal pareggio di bilancio dichiarando che “il pareggio di bilancio è funzionale, in una prospettiva di medio periodo valida per tutti i Paesi dell’euro, ad assicurare il rispetto dei parametri europei in termini di deficit e di debito pubblico [1]”.
Si indica quindi Giorgetti come rappresentante dell’ala “moderata” della Lega, mentre Salvini sarebbe il rappresentante del c.d “Sovranismo”. Termine assolutamente fuorviante, come “populismo” che non risulta avere un significato in qualche modo esplicitabile. È un’etichetta che serve nella narrazione mediatica per rappresentare i “buoni” e i “cattivi”.
Ora, nessuno nega che esistano nella Lega Nord diverse interpretazioni della “mission” del partito, ma che esse siano antitetiche rispetto alla materialità delle cose è una pura fantasia.
L’operazione di Salvini, quella di creare una Lega Nord “nazionale”, era sembrata funzionare attraverso un uso spregiudicato dei media, una stampa contraria che veniva abilmente declinata come “mainstream” (cosa in buona parte corrispondente alla realtà), l’uso di parole demagogiche atte a colpire l’immaginazione di molti italiani. Aveva anche creato un nemico: l’immigrato irregolare (ovviamente, badandosi bene dall’attaccare i lavoratori stranieri in Italia, visto che i territori governati dalla Lega sono tra quelli a più ampia presenza di manodopera non italiana). Quell’operazione si è
poi inceppata per la sua medesima incapacità. Una specie di Renzismo di destra (se non fosse che di destra il renzismo forse lo è stato ancora di più) che come quello si è dissolto per manifesta incapacità (anche se, Renzi, ha portato a casa risultati impensabili fino a qualche anno prima. Quelli tutti a favore delle classi dominanti).
C’è da dire che la retorica salviniana aveva (e probabilmente in parte l’ha ancora) un certo appeal nelle classi più basse, in chi vive nei quartieri disagiati, in chi si confronta ogni giorno con i reali problemi delle periferie. Molti iscritti alla CGIL votano Lega, così come molti operai.

Fig.1 Elaborazione dati Ipsos [2]

 

 

Tuttavia l’assoluta inconcludenza sul piano politico ha certamente ridimensionato Salvini. Per la carta stampata questo è stato un bene per la questione del “moderatismo” di cui sopra.
Allora bisogna chiarire che sul piano delle ricette economiche e sociali, nulla distingue Salvini da Giorgetti. Essi fanno parte dell’ormai più antico partito in Parlamento, la Lega Nord, appunto che, assieme a tutto quello che una volta si chiamava l’arco costituzionale, non propone nemmeno una pallida idea di “riforme sociali” nel significato originario del termine, non in quello attuale che, capovolgendone letteralmente il segno,
identifica il termine “riformismo” con tutte quelle azioni che spianano la strada al capitale.
Questo è un vero e proprio dramma che non solo potrà ridare fiato alla c. d. “destra sociale” (un ircocervo che è pari al c. d. “fascismo di sinistra”. Un animale che non esiste, ma c’è!) ma, a forza aumentare il disagio sociale attraverso il PNRR che non si smuove di un passo dall’ideologia liberista, ma, anzi, rincara la dose estendendo il concetto di concorrenza a tutto lo scibile (la “concorrenza” assieme alla “stabilità dei prezzi” è uno dei miti fondatori della UE, in netto contrasto, ad esempio, con la Costituzione Italiana) e, come se i disastri degli ultimi 30 anni (il crollo de Ponte Morandi ne è la plastica rappresentazione) insiste sulla privatizzazione. Una ideologia vecchia di un quarantennio che, dove è stata applicata, ha creato delle vere e proprie devastazioni (le Ferrovie Inglesi, l’aumento dei costi dell’acqua, ecc…).
La Lega Nord in questa ideologia si trova perfettamente a proprio agio, essendo nata sul finire degli anni ‘80 come “rivolta” dei “padroncini” che non potevano più evadere le tasse.
In assenza di una sinistra pedagogica e alternativa, ma soprattutto di classe, l’ampio parco delle classi popolari, senza più alcun concetto politico, perfino dell’essere classe subalterna (del resto il PD nasce per porre fine al conflitto di classe con il chiaro discorso di Veltroni – significativo il luogo – al lingotto).[3]
Ora, siccome lo scontro di classe non è una invenzione di qualcuno, ma la realtà oggettiva nelle società capitalistiche, se tutte, o quasi (ma diciamo tutte) le forze politiche in Parlamento non solo non rappresentano più nemmeno l’idea del proletariato – che esiste come esisterà sempre. Non basta lavorare al computer per credesi di essere classe media – è evidente che un’amplissima platea sociale rimane senza alcuna rappresentanza, ma non solo, non è neppure considerata esistente.
In altri anni, questa ideologia del “tutti insieme” (il c. d. compromesso storico) contribuì ad emarginare una intera generazione di precari laureati. Molti finirono con l’abbracciare la lotta armata.
Oggi questo sbocco è del tutto impossibile essendo la società completamente spoliticizzata ed è assai più facile che questo malcontento, questa sofferenza senza un nome, si rivolga altrove.
Ne sono testimonianza i cortei no-vax e no-green pass, ampiamente egemonizzati dalla destra radicale e verso cui la risposta del governo pare essere solo quella della stretta repressiva, contribuendo così (storia già vista) a radicalizzare ancora di più tale componente minoritaria ma non insignificante del paese.
Salvini su questa sponda gioca male, essendo al governo, e, per di più la sua spregiudicatezza è priva di credibilità. La Meloni, sembrerebbe poter godere di questo clima, ma è assolutamente impossibile che possa andare al governo in una compagine di destra radicale. Anzi, essendo FDI una forza di estrema destra, apparentemente sociale, ma del tutto prona (come è naturale del resto. Il fascismo non fu certo una rivoluzione bolscevica, anche se ogni tanto qualche allocco abbocca a panzane prive di qualunque veridicità storica).
Draghi è quello del pilota automatico, che ha azzerato il Parlamento (altro che Conte) e risponde direttamente al capitale finanziario transnazionale (e non cero come galoppino).
A quella che era la sinistra rimangono battaglie di principio prive di ogni rilevanza sociale che, poi, non riesce neppure a mandare in porto (la Legge Zan è stata volutamente affossata).
Il clima è certo torbido, ma non nel senso di un possibile colpo di stato fascista.
Qualche anno fa Colin Crouch scrisse un testo parzialmente distopico ma, in fondo, ottimista: “Postdemocrazia”4 in cui si indicava il percorso compiuto negli ultimi decenni dalle democrazie occidentali, dove, le forme democratiche erano state svuotate dall’interno lasciando l’involucro apparentemente intatto.
Guardando la situazione attuale, pare che si sia passati alla fase dove anche le forme esteriori vengono digerite dentro un percorso sostanzialmente ademocratico.
Abbiamo un salvatore della patria, nel solco inaugurato da Ciampi, ovvero non appartenente al Parlamento a capo di un governo comprendente tutte le forze politiche, o quasi, alle quali non lascia alcuno spazio, se non quello di far finta di litigare sul colore delle tendine.
Questo capo è acclamato dalla stampa quotidianamente in maniera imbarazzante (era già successo con Renzi, ma lì l’esaltazione era tutta ormonale e giovanile. Cose ormai dimenticate. Largo ai vecchi! La stampa può dire tutto e il contrario di tutto nello spazio di 24 ore).
Si è già deciso che Draghi farà qualcosa anche dopo: Presidente della Repubblica o nuovo Pdc, mentre si esalta il pilota automatico, ovviamente si riparla del “debito pubblico” e delle “riforme” (toccare ferro!).
Tutto questo sotto una narrazione che fa coincidere il “bene del paese” con il bene della classe dominante, alla quale appartiene Draghi e alla quale (e giustamente) risponde. Non esistendo tecnica politica che non sia, appunto, politica, che Draghi sia un tecnico sostanzialmente neutro è un’offesa all’intelligenza, in primis a quella di Draghi stesso.
Colpisce, ma forse non più di tanto, che i partiti scelgano questa forma di apoptosi, rinunciando ad avere qualunque ruolo se non quello di, innanzitutto, sistemarsi (non scherziamo con le cose serie) e poi di occuparsi, appunto delle tendine.
Forse, a sinistra, ripartirà, in vista delle periodiche elezioni, lo scontro contro la destra con la quale si governa, tanto per resuscitare una qualche cellula neuronale pavloviana, e qualche Sartori porterà in piazza l’antifascismo (in Emilia!!!! ) contro i barbari.
Anzi, no, visto che Giorgetti è persona affidabile e pure Berlusconi, contro il quale si è fatta sostanzialmente una guerra ad personam per 30 anni, forse più per una dannata invidia (le donne, i soldi che non fanno schifo a nessuno) i barbari saranno altri, à la carte.
E la destra reciterà la farsa della sovranità, farà qualche faccia feroce, ma sostanzialmente, sempre di tendine si occuperà.
Piccoli cespuglietti di intellettuali fracichi (come direbbe Manfredi) spaccheranno il capello in 4 su cosa aveva detto Keynes in quel capitoletto sconosciuto o faranno seminari su Marx.
Rimane la tragica realtà di una sinistra dei benestanti che non è in grado di sintonizzarsi minimamente alle realtà “effettuali” in cui vive la popolazione e che, spesso pare pure disprezzare. La stessa popolazione non ha in mano nessuno strumento per decodificare la realtà in cui vive.
O, meglio, ha gli strumenti che gli permettono di sopravvivere, in un mondo del lavoro devastato che ormai pare “naturale”.

[1] https://www.agi.it/fact-checking/giorgetti_pareggio_bilancio_costituzione-4445036/news/2018-10-04/                                                                                                             [2] https://www.youtube.com/watch?v=97rgxcy9Sjg
[3] https://www.eleaml.org/rtfsud/veltroni_torino_27_06_2007.pdf

Andrea Bellucci