Cosa c’è di nuovo: Miseria del populismo. populismo della miseria

“Qui comando io” ha proclamato il Capitano, orbato della Bestia e in video conferenza con Victor Orbán, capo di Fidezs (Unione Civica Ungherese) e il polacco Jaroslav Kaczyński, segretario del partito Prawo i Sprawiedliwość, PiS (Democrazia e Giustizia)., impegnato a costruire il gruppo di ultra destra al Parlamento Europeo. Ma cosa sanno gli elettori della Lega su questi due paesi? Forse è il caso di fornire qualche sommaria informazione!
L’Ungheria di Orbán, con la riforma costituzionale del 2011, ha limitato la liberà di espressione, le libertà individuali e di stampa, ridotto il potere della Corte costituzionale e imbavagliato la magistratura con la legge del 2018, trasformando l’Ungheria in uno Stato autoritario che egli stesso definisce una democratura, ha reso illegali e contrarie alla Costituzione le famiglie formate da genitori di un solo genere e fa impartire a tutti i bambini un’educazione “basata sulla nostra identità costituzionale nazionale e sui valori cristiani “, vieta il cambiamento di sesso, la rappresentazione della sessualità al cinema, nella pubblicità, nelle scuole, al fine di “proteggere” gli individui al di sotto dei 18 anni.
La filosofia politica di Orbán si caratterizza per la difesa intransigente della sovranità nazionale ungherese e una sfiducia trasparente nei confronti delle istituzioni europee, è populista e dittatoriale; per lui lo Stato è il mezzo per organizzare, rinvigorire e costruire l’unità politica di base della comunità nazionale. Per Orbán, un tale Stato dovrebbe
promuovere l’autosufficienza nazionale, la sovranità nazionale, il familismo, la piena occupazione e la conservazione del patrimonio culturale; l’Ungheria deve conservare e difendere i legami con la sua storia e le sue radici, l’origine asiatica degli ungheresi che si fonde con il cristianesimo, per offrire una visione complessiva della peculiare identità del suo popolo.
Il governo Orbán si caratterizza per una radicale riforma dell’amministrazione statale che subordina totalmente i dipendenti pubblici al potere politico, prova ne sia che con la sua scesa al potere sono stati sostituiti migliaia di dipendenti pubblici. L’efficienza legislativa del Parlamento e la capacità di controllare il governo sono stati ridotti. La corruzione del regime da lui instaurato è altissima e la gestione dei finanziamenti europei e dei lavori pubblici è gestita dalla sua famiglia e dai suoi sodali.
Il governo ungherese ha adottato una politica di forte sostegno alla maternità e alla natalità e nel 2018 ha fatto approvare una legge che ha introdotto gli straordinari obbligatori, che consente ai datori di lavoro di chiedere ai dipendenti di svolgere fino a 400 ore di straordinario all’anno e di ritardarne il pagamento anche per tre anni. Attraverso i poteri a lui attribuiti durante la pandemia di Covid, ha sospeso dal codice del lavoro e cancellato gli accordi collettivi in vigore, nonché limitato il diritto di sciopero e altri diritti dei dipendenti. Queste norme sono state definite dai sindacati e dall’opposizione come “leggi sulla schiavitù”. Ha sostenuto la privatizzazione dei settori pubblici della cultura e della sanità. Con una legge entrata in vigore il 1º novembre 2020, i contratti di lavoro di 20.000 dipendenti pubblici del settore culturale (addetti di
musei, biblioteche, archivi o istituti di studi) sono divenuti privati; nel gennaio 2021 il provvedimento è stato esteso anche ai lavoratori della sanità. Queste condizioni dei lavoratori consentono all’Ungheria di beneficiare del dumping salariale accogliendo le imprese anche italiane che vengono trasferite in quel paese.
Per contrastare l’emigrazione Orbán ha circondato il paese di una cortina di filo spinato che più che impedire agli immigrati di entrare e attraversare il paese verso l’Europa occidentale, mira a frenare l’emigrazione dei giovani ungheresi verso altri paesi che è fortissima, nell’intento di sfuggire al paese lager che il Premier ha creato.
La Polonia di Kaczyński è un paese dominato dal clero e dall’episcopato cattolico, fascistizzato da Wojtyła, che controlla la politica sociale e quella culturale e istituzionale e che, attraverso il Governo presieduto da Mateusz Kaczyński e grazie alla presenza di un coacervo di partiti di destra dei quali il PiS è il maggiore, gestisce il potere smantellando i controlli e gli equilibri liberal democratici del paese, attuando una politica illiberale e autoritaria, mettendo sotto controllo dell’esecutivo la magistratura, restringendo fortemente la libertà di stampa e soprattutto praticando una politica di persecuzione delle donne e della componente LGBT della popolazione. È fortemente contrario alla legalizzazione dell’aborto che non è consentito nemmeno in caso di malformazioni del feto, all’eutanasia, alle unioni civili, ai matrimoni omosessuali in nome della difesa dei valori cristiani e reazionari. Per il Governo polacco, lesbiche e omosessuali sono il “nemico pubblico numero uno”, tanto da aver istituito zone interdette alla presenza LGBT. Dal 2018, è punito penalmente chi usa espressioni che attribuiscono alla Polonia responsabilità per l’Olocausto, per evitare la rivendicazione dei beni confiscati e incamerati dallo Stato ai sopravvissuti alla Shoah da parte dei discendenti delle vittime . In campo economico, il PiS è favorevole ad uno Stato sociale
forte e all’intervento statale in economia nei settori strategici. Pratica bassi salari ( salario medio 700€) e una politica di dumping del lavoro e facilita le delocalizzazioni produttive soprattutto a danno dell’Italia. Grande gestore dell’assistenza statale è la Chiesa cattolica che lucra su case di riposo, ospedali, assistenza sociale, infermi. anziani handicappati, traendo da ciò lauti guadagni.