Un reshoring riuscito: la Snaidero di Majano

«Qui a Majano c’è un grande attaccamento all’azienda, che ha 72 anni di vita.
Ci sono generazioni di operai, capireparto, tecnici, impiegati che vivono l’azienda come casa loro. E è certamente anche una questione di cuore. Ma la nostra è stata una scelta imprenditoriale. Così come quella di non delocalizzare mai, anche quando andava di moda.
Se lo avessimo fatto, avremmo compiuto un errore» perché «Per noi il controllo della qualità è fondamentale. Dal nostro stabilimento non esce una cucina uguale all’altra; poter tenere sott’occhio tutta la filiera produttiva è irrinunciabile».
La vecchia teoria del distretto industriale è ancora valida oggi, dopo la crisi e con l’avvento dell’automazione?
«Meno di un tempo, e non per tutti i settori. Nel nostro mondo, dalla materia prima ai semilavorati e ai componenti, abbiamo ancora in zona molti fornitori specializzati a cui ci rivolgiamo. Dove non arriva la tecnologia, arriva il distretto». «Siamo riusciti ad essere competitivi sia sul mercato retail che nel mondo del contract, che ha regole diverse ha dichiarato alla stampa Edi Snaidero -. Se parli con un grande developer, devi avere capacità industriale e flessibilità operativa. E poi c’è il fascino del “made in Italy” che ha sempre il suo valore».