Mancavo dalla Fortezza da Basso da prima che sconvolgessero il viale che ci gira intorno. Avevamo preso l’abitudine di far partire i cortei da altri posti perché era impossibile muoversi in mezzo al cantiere. Oggi gli operai di GKN vogliono ripartire da qui e la testa del corteo si forma intorno alla fontana e qui vedo riaffiorare la memoria operaia quando alla testa del corteo si pongono i lavoratori della GKN e lo fanno dopo aver arrotolato le bandiere e tenendole saldamente in mano, si legandosi fra loro a formare due successivi cordoni a testuggine per proteggere il corteo che hanno delle propaggini ai lati; ai bordi del corteo ci si tiene la mano come a chiudere quelli che vi prendono parte in un abbraccio. Vedo mille e mille facce sorridenti, operai ed operaie ed insieme agli studenti, alle donne ai cittadini con la voglia di lottare che dicono che resisteranno un minuto di più del padrone.
Alla testa del corteo due bandiere: quelle della Fiom e quella dell’ANPI, simbolo della saldatura delle generazioni dei lavoratori, della memoria e dietro lo striscione con la scritta “Insorgiamo” che non è una parola qualunque, ma un richiamo e un invito esplicito e forte al quale hanno risposto lavoratori e studenti, cittadini, delegazioni di fabbrica e di luoghi di lavoro. Gli striscioni di Consigli di Fabbrica e RSU aziendali sono tanti e parlano delle tante fabbriche e aziende in crisi da Napoli alle Marche, da Pisa a Massa, all’Alitalia. È la rassegna delle drammatiche condizioni del lavoro nel paese che vanno ad aggiungersi allo sfruttamento della manodopera migrante e a nero, ai tanti disoccupati e senza lavoro.
Siamo tanti e cominciamo a rendercene conto quando il corteo esce dal giardino e comincia a girare intorno alla Fortezza perché quando imbocchiamo via Ridolfi per dirigerci verso piazza Indipendenza e piazza San Marco scorgiamo ancora tanta gente nel giardino. Da Piazza indipendenza e risalendo via nazionale un fiume di gente si unisce al corteo e lo alimenta. La scena si ripete a piazza San Marco con persone che provengono dai viali per Via Cavour e Via La Marmora. Prima di entrare in Pazza SSS Annunziata ci fermiamo per un minuto di silenzio a ricordo dei tanti morti sul lavoro e all’improvviso i clamori si spengono.
Poi la marcia riprende verso piazza Beccaria con una breve sosta davanti alla sede de “la Nazione”, abbiamo sfiorato il quartiere popolare di Santa Croce dal quale molte persone si uniscono al corteo e ci dirigiamo decisi verso l’Arno quando dai lungarni ancora tanta gente si unisce al corteo e così avviene oltrarno per le persone che vengono da Gavinana come da San Niccolò e San Frediano.
Giungiamo al piazzale Michelangelo che superiamo i 20 mila mentre c’è chi dice che siamo il doppio Certo è che dalla balconata del Piazzale si vede ancora il serpentone del corteo che si inerpica verso la meta. Non è forse un caso che il corteo guardi la città dall’alto e volga uno sguardo a tutta la piana a sottolineare che sotto attacco è un intero territorio e che questo territorio non vuole arrendere ma resistere e lottare,
Rocco Petrone