Le elezioni regionali in Francia del 2021 si sono tenute il 20 giugno (primo turno) e il 27 giugno (secondo turno) per il rinnovo dei Consigli Regionali delle 13 Regioni della Francia metropolitana e delle 5 della Francia d’Oltremare che comprende i territori della Francia situati nel continente americano, In Oceania, nell’Oceano indiano, in Antartide: i rimasugli dell’impero francese. Questa divisione territoriale del paese è il risultato di una delle riforme volute da Francois Hollande che ridusse le Regioni da 21 a 13 per avvicinare la Francia all’Europa, offrendo a Brusselles un referente istituzionale verso il quale dirigere i finanziamenti europei affinché venissero gestiti sul territorio.
Ha vinto contro ogni previsione la destra neogollista; grande è stata la delusione per il Rassemblement National di Marine Le Pen e per La République en Marche del presidente Emmanuel Macron. Sono rinati i socialisti dati in estinzione dopo le ultime presidenziali. Un altissimo tasso di astensionismo ha caratterizzato il comportamento degli elettori
Il partito sovranista di Le Pen, dato per grande favorito, ha ottenuto solo il 20,5%, non conquistando la maggioranza in neanche una regione, e questo costituisce un segnale interessante a un anno dalle presidenziali del 2022. È andata male anche la maggioranza presidenziale di Emmanuel Macron, ferma al 7%, il che conferma lo scarso radicamento di En Marche al livello locale. C’p stato invece il grande ritorno della destra neogollista che ha raccolto insieme agli alleati ben il 38% delle preferenze, proponendosi come la prima forza politica del Paese. Tuttavia, anche l’Unione della gauche e degli ecologisti, col 34,5% delle preferenze sembra rinata.
In vista delle presidenziali che si terranno tra circa 12 mesi è ancora presto per fare delle previsioni ma quel che è certo è che oltre ad Edouard Philippe, ex primo ministro, ora sindaco di Le Havre e di Christiane Taubira, già ministro della giustizia sotto François Hollande, che fa sognare la sinistra, entrano il corsa Xavier Bertrand, candidato alle presidenziali 2022, riconfermato presidente della regione Hauts-de-France, nel nord della Francia, la presidente della regione di Parigi, Ile-de-France, Valérie Pécresse, (ex-Les Républicains, Libres!). hanno dimostrato di essere dotati di una solida base di partenza. Questo risultato fa credere che le presidenziali dell’aprile 2022 saranno di fatto un’elezione a un solo turno nel caso in cui Marine Le Pen riuscisse a qualificarsi per il ballottaggio finale, mentre saranno una vera un’elezione a due turni nell’ipotesi in cui ne resti esclusa il che non è improbabile visto che quella delle regionali è la sua più dura sconfitta da quando, dieci anni fa, ha assunto la guida del partito.
Il dato politico più rilevante di queste elezioni regionali è che i vecchi partiti non sono scomparsi. La “destra storica” dei Républicains (ex Ump) è fortissima sul territorio. Aveva sette regioni e le ha riconquistate tutte in modo più agevole che nel 2015. Se i Républicains non si suicideranno in guerre di corrente, avranno buone chances di portare il loro candidato (o candidata) al ballottaggio per l’Eliseo. I socialisti, che dopo le presidenziali del 2017 sembravano una specie in via d’estinzione, avevano cinque regioni e altrettante ne hanno riconquistate. È davvero molto difficile che la sinistra possa portare un proprio candidato (o candidata, visto che si parla della sindaca socialista di Parigi Anne Hidalgo) al ballottaggio presidenziale. Ma, dieci mesi prima di quella scadenza, un’ipotesi del genere non è da escludere.
Sul piano locale, La République en Marche (Lrem) del Presidente è stata una delusione, Le 13 regioni del territorio europeo della Francia sono andate alla destra, alla sinistra e (nel caso della Corsica) agli autonomisti. Il paradosso è che ancora oggi il potere di Macron a livello nazionale appare solido e la sua popolarità è confortante. Pertanto la sua credibilità personale, rafforzata dalle posizioni prese per il contrasto alla pandemia peserà moltissimo nel primo turno presidenziale ma dopo quanto si è visto alle elezioni regionali non è improbabile che i due candidati che andranno al ballottaggio saranno il presidente uscente e un candidato della destra tradizionale. Moltissimo dipenderà dalla capacità dei Républicains e della loro area politica se saprà trovare un solido accordo tra i tanti galli nel pollaio in vista delle presidenziali che avverrà entro novembre. In quanto alla sinistra la sua capacità di trovare un candidato unico sul quale far convergere i voti è certamente messa a dura prova.
La scadenza elettorale francese è molto importante per la stabilità europea in quando coincide con l’uscita di scena della Merkel dopo le elezioni per il rinnovo del Bundestrag che si terranno il 26 settembre e le elezioni in Italia del nuovo Presidente della Repubblica.
La Redazione