Svolta o rivolta?

Un anno fa abbiamo iniziato la nostra nuova avventura con questo giornale in rete1.
Certo non avremmo potuto nemmeno lontanamente immaginare di trovarci ora in una situazione politica tanto mutata.
Sembra giunto il momento in cui la distorsione berlusconiana sia al suo tramonto, lento e pieno di contraccolpi, ma definitivo. Il segnale non è solo istituzionale: nascita di Fli e mozioni di sfiducia. Non è solo il fatto che poteri altri e importanti hanno lasciato l’arzillo
vecchietto al suo destino: Confindustria, una parte del mondo cattolico – quello più vicino al territorio – ben rappresentato da “Famiglia Cristiana”, gli Stati Uniti. È la situazione sociale del paese che è cambiata in modo significativo.
La crisi ha riattivato il conflitto di classe, tanto che anche i sindacati-padronato, fino a poche settimane fa vicini all’Esecutivo e adoranti Marchionne, in questi giorni hanno lasciato, insieme alla Fiom, il tavolo delle trattative sulla ristrutturazione degli stabilimenti Fiat di Torino, rifiutando, almeno per il momento, il diktat del filosofo canadese. Anche il conflitto generazionale ha ripreso a marciare in forme inedite nell’ultimo trentennio, che sembrano preludere ad una presa di coscienza profonda e
politicamente orientata, come già successe quaranta anni fa. E che il clima sia diverso lo testimoniano anche i successi (soprattutto tra i giovani) di trasmissioni, come Vieni via con me, che in forme molto poco accattivanti e spettacolari, più legate alla riflessione che all’intrattenimento, hanno ampiamente superato gli indici di ascolto di trasmissione legate all’epoca delle illusioni e dell’ottundimento intellettuale, come il Grande Fratello.
Nel presupposto che si sia in presenza di un cambiamento di clima politico (ora o fra poco, è poco importante), chi punta a qualcosa di più di un semplice avvicendamento di guardie deve attrezzarsi. Vi è in tutto ciò in indubbio risvolto positivo; ma anche, ed è qui che occorre fare attenzione, molte insidie. È chiaramente positivo che la cappa narcotizzante stesa sul paese dal regime berlusconiano si dissolva. Un orizzonte fittizio imposto con martellante insistenza dalla quasi totalità dei media, composto da beceri arrivismi, grandi premi per i più furbi, assenza di coscienza sociale, disprezzo per tutto ciò che odorasse di approfondimento e di crescita della consapevolezza, chiusura in
un individualismo astioso ed ostile, vizi inconfessabili ribaltati in virtù di cui vantarsi, ottimismo frutto di una colpevole affabulazione, ostentazione impudica di ricchezze oscuramente acquisite. Questo orizzonte va incontro al tramonto.
Un mondo così ipocrita ed impresentabile ha teso ad oscurare le differenze politiche, perché contro di esso si sono schierati nel tempo vecchi liberali, fondamentalisti cattolici, industriali illuminati, fascisti non pentiti. Questi sono i compagni di strada della crociata antiberlusconiana. Ora finalmente potremo richiamare tutti costoro con il proprio nome e la dialettica politica potrà riprendere il proprio corso normale; mentre negli ultimi venti anni si era o a favore o contro un uomo privo di ideologie, se non quella del proprio personale tornaconto, e con ciò si era attutito il peso dei propri ideali e molti avevano perso di vista il modello sociale cui aspiravano, in altre parole si era smarrita ogni ideologia, vocabolo demonizzato, ma da ricollocare al centro dell’agire politico di ognuno.
Se quanto detto è indubbiamente positivo, molte sono le insidie cui si va incontro. La prima è strettamente politica: si rischia di passare da un comandante declinante ad uno rampante, che può costruire un proprio duraturo dominio sfruttando le macerie che lascia il piccolo devastatore, ma anche nella prospettiva di un cambio di timone le prospettive non sono rosee.
Gli avvicendamenti tra destra e “sinistra” al governo in questi lustri non sono stati certo forieri di significativi cambiamenti: tutt’altro! Il primo Governo Prodi marciò compatto verso l’Euro, chiedendo sacrifici ai soliti noti, Bassanini pose le basi per la destrutturazione totale del diritto in Italia.
Berlinguer ha iniziato la distruzione del sistema di istruzione sia secondaria che universitaria.
D’Alema, succedutogli, ha cercato di accreditarsi come il miglior amico degli Usa, bombardando la Serbia. L’unica riforma moderatamente positiva, quella della sanità proposta da Bindi, fu smantellata dal Governo Amato, nella persona del neofilonucleare Veronesi. Allo scadere della legislatura fu violentata la Costituzione, con una modifica foriera di dissidi tra istituzioni perché ambigua, inaugurando la stagione dei colpi proditorii di maggioranza; e ciò al solo scopo, non raggiunto, di accattivarsi la Lega. Ed il secondo Governo Prodi non fu migliore. Taglieggiò di nuovo i soliti noti, per ripianare le voragini nei conti pubblici, aperte dall’intercorso quinquennio berlusconiano.
Addirittura Padoa Schioppa ripropose una nuova finanziaria di lacrime e sangue anche nel secondo anno, quando i conti erano stati risanati (in un solo anno, quando inizialmente ne erano previsti due). Fioroni diede corso ed anzi incentivò la riforma scolastica avviata da Moratti e Mussi emanò i decreti attuativi della riforma universitaria sempre di Moratti. Lanzillotta propose, non riuscendo a realizzarla, la privatizzazione dell’acqua. Bersani si dimostrò il neoliberista più conseguente della piazza politica italiana. Dopo tutto ciò diffidare è il minimo che si può fare C’è l’insidia sociale. La coscienza civica, e di conseguenza quella politica, escono svilite dall’esperienza di quella che viene impropriamente chiamata seconda repubblica. Non sarà facile
ricostruire un sentire collettivo solidale ed antagonista, anche se le manifestazioni di lavoratori e di studenti di questi ultimi mesi forniscono i motivi per il rinascere della speranza. È certo che le forze dell’attuale centro sinistra non saranno di molto aiuto in questa situazione; ma anche la cosiddetta sinistra radicale sembra pronta a più di un compromesso, fiutando la possibilità di accedere ad una fetta di potere.
Chi pensa, come noi, che non ci si possa accontentare di un semplice cambio della guardia tra una destra impresentabile ad una travestita da gentiluomo o dalla stessa destra impresentabile ad una sinistra di nome, ma neoliberista nella sostanza, quando il neoliberismo è al suo declino internazionale; chi pensa che tutto ciò non serva a nulla, deve cominciare a preparare una piattaforma dettagliata che tenda a riparare le ferite inferte in questi anni, per ricostruire a partire da ciò, una coscienza collettiva che aspiri ad una struttura sociale non più fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

1) I numeri della Newsletter “Crescita Politica” usciti in questo anno di attività dell’Unione dei Comunisti Anarchici d’Italia (UCAdI) saranno d’ora in poi disponibili sul sito: www.ucadi.it.

La redazione