Uno spettro si aggira per l’Europa

Purtroppo a distanza di 166 anni lo spettro che si aggira per l’Europa è cambiato rispetto a quello intravisto da Marx ed Engels: non è più il comunismo ma un rinnovato fascismo xenofobo. Le formazioni di destra stanno crescendo in tutti i paesi d’Europa, auspice una politica continentale che accentua e rinfocola le cause della crisi; l’incertezza del proprio futuro, il restringersi del poco benessere conquistato negli anni fulgidi del Welfare, la crescita della disoccupazione non si traducono in una richiesta di cambiamento radicale dell’assetto sociale capitalista, ma, come spesso può accadere, in una chiusura verso il diverso, che vien visto come colui che minaccia il nostro status.

Il caso italiano

Da circa un ventennio abbiamo individuato in Italia tre destre: quella politica, quella economica e quella sociale. La prima, disfatta dall’abbraccio degli interessi berlusconiani, si è frammentata e sopravvive ideologicamente nelle frange violente di Forza Nuova e Casa Pound ed è politicamente sterile, anche se socialmente pericolosa e dotata di capacità attrattive verso giovani sia sottoproletari che stanco-borghesi: in
questo brodo di coltura sguazzano i residui di una destra insurrezionalista da sempre presente in Italia. La seconda è viva e vegeta e trova il suo interprete privilegiato da oltre cinque lustri nella sedicente sinistra storica (prima PDS, poi DS ed ora PD), interprete fedele del neoliberismo imperante. La terza sta riaffacciandosi minacciosa sotto l’influsso del Matteo minore: Salvini. Il personaggio ha smussato le sue ruvidità iniziali (posti riservati ai milanesi doc nei tram) per cercare di sfondare nelle regioni un tempo al di fuori dei tradizionali recinti leghisti. Lui, come tutti gli altri protagonisti politici dell’oggi, ha adottato una sostanziale banalizzazione della comunicazione, affidandosi ad un linguaggio semplice ed incardinando la sua proposta su pochi obiettivi semplici, poco approfonditi e di facile presa nel disorientamento provocato dalla crisi e dalla precarietà della vita (uscire dall’Euro e lotta all’immigrazione clandestina). Non ha esitato ad approntare una profonda revisione del decalogo bossiano, lasciando perdere il tema della secessione e della “Padania”, e punta ad una sorta di lega nazionale, grazie all’esplicita autocritica sulle vecchie battaglie contro i meridionali. La manovra sta avendo un indiscusso successo elettorale, ma non è tutt’oro quello che riluce. In realtà, a ben guardare, non è ancora in atto una netta avanzata della destra xenofoba e nazionalista in Italia, come sta avvenendo in Francia, in Gran Bretagna ed in molti paesi dell’ex cintura sovietica. L’area del centro destra non è in espansione e la Lega di Salvini si sta ingrassando dei voti in fuoriuscita dal resto della destra e in fuga dal mondo scintillante di Forza Italia ormai in via di spegnimento. La crescita percentuale è sostenuta dalla forte astensione, grazie al restringimento del corpo elettorale votante. Su questa area di elettorato in movimento si sta lanciando anche il Movimento 5 stelle, che però, in questa rincorsa a destra, mette in forte discussione la propria matrice
costitutiva. Infatti, se il gruppo dirigente, o meglio la duocrazia che cerca di controllare la compagine, ha forti connotazioni di destra, gli eletti e l’elettorato del movimento sono molto più variegati. Non teniamo conto del gruppo ristretto della cosiddetta “rete”, poche decine di migliaia di militanti spesso con la mentalità degli appartenenti a Scientology, i milioni di voti raccolti si sono aggregati su parole d’ordine generiche, ma nettamente centrate su di una sfiducia totale al sistema istituzionale e la critica feroce alla vecchia politica non in grado di fare un’opposizione soddisfacente per le sue evidenti e macroscopiche compromissioni. Su questo terreno i temi del pericolo derivante dal processo migratorio e della fuoriuscita dall’Unione Europea attecchiscono fino ad un certo punto. Infatti se la UE è ora vista, a ragione, come la roccaforte del rigore economico monetarista, non si può dimenticare che è anche stata il baluardo dei diritti civili, così bistrattati in Italia, ed un punto di riferimento per l’efficienza e la minore incidenza della corruzione. La parte dell’elettorato del movimento, non certo minoritario, che proviene dalle delusioni dei partiti della sinistra, non vede di buon occhio la svolta contro i migranti e aderisce tiepidamente alle lotte contro l’Euro.

Il contesto europeo

L’ondata di destra in Europa è ben più massiccia ad Est, in Ungheria, in Lettonia, nella stessa Ucraina ma in queste aree gioca un ruolo strumentale rispetto agli interessi del capitalismo tedesco che controlla queste forze e può tenerle sotto controllo; queste forze, però, nel loro complesso non trovano il loro punto di coagulo e conoscono punti di aggregazione diversi.
Tuttavia il nuovo clima che si sta creando in Europa gioca un ruolo nella politica italiana. Salvini ha trovato un alleato forte nella montante destra francese di Marine Le Pen. Anche in questo caso si tratta di un cambio di rotta rispetto al periodo di Umberto Bossi, che ha fatto sì le alleanze con i neofascisti per il governo nazionale, ma ha sempre tenuto a distinguersene. Di fatto può sembrare che nel momento attuale le politiche
della Lega e dei neofascisti più (Le Pen) o meno moderati (Forza Nuova) coincidano; ma occorre tener conto delle diversità ideologiche. La Lega non ha un collante ideologico e basa la sua presa sull’inquietudine che l’arrivo del forestiero suscita nei gruppi chiusi, soprattutto nei momenti in cui questo sembra minacciare il proprio tenore di vita; l’identità di gruppo non rappresenta un cardine del sistema dei valori, ma solo una rassicurazione derivante dal condividere con chi ti sta di fronte abitudini e forme espressive. Non è un caso che la Lega sia nata dal federarsi di leghe locali, che spesso hanno avuto difficoltà ad integrarsi. In questo senso la Lega è molto più simile all’UKIP di Nigel Farage che al Fronte Nazionale francese. Infatti per i neofascisti (come per i fascisti ed i nazisti) l’identità nazionale o razziale non è un comodo orizzonte rassicurante, ma è parte integrante di un sistema valoriale in cui delle popolazioni hanno un diritto storico alla supremazia ed al loro interno un gruppo di individui più forti esercitano un dominio volto ad assicurare detta supremazia. Per loro la lotta all’immigrazione (non solo clandestina) è parte di una visione più ampia, volta alla preservazione dell’etnia (con la sua cultura e le sue tradizioni) e della sua integrità, preservandola dalle commistioni. In altri termini, se per la Lega la lotta al clandestino è un atto fondante in sé e la fuoriuscita dall’Euro un momento tattico (si ricordi che solo pochi anni fa la Lega chiedeva la secessione per divenire una regione dell’Europa,
agganciata alle economie forti del nord del continente), per i movimenti neofascisti la lotta contro l’immigrazione è conseguenza di un sistema ideologico e la dissoluzione dell’UE rientra nella visione di un’Europa diversa: l’Europa delle nazioni. Ma stranamente è Grillo ad essersi alleato a Farage e con altri personaggi poco presentabili, operando una strappo con parte del proprio elettorato, che non ha ancora pagato del tutto a livello elettorale. Tutto ciò concorre a mantenere debole il fronte degli euroscettici a Strasburgo. Ma non sono loro a preoccupare la politica europea ed il capitale finanziario internazionale che la domina: la piccola Grecia è in cima ai loro pensieri, dove una formazione di sinistra, una più tradizionale di quelle che hanno passato la propria Bad Godesberg, rischia di vincere le prossime elezioni. La rinegoziazione del debito che essa minaccia di proporre è ben più preoccupante, per ora, degli strilli della Le Pen e di Salvini e questo tanto più se in Spagna continuerà a crescere il peso di Podemos, partito fondato il 17 gennaio del 2014 da alcuni attivisti di sinistra che avevano gestito le loro esperienze di lotta nel movimento degli indignados.
Presentatosi per la prima volta alle ottenuto l’8% dei voti ed è il quarto partito spagnolo: accreditato dai sondaggi al 27% propone il controllo pubblico delle banche, l’introduzione di una Tobin tax sulle transazioni finanziarie, l’inasprimento delle pene per i reati fiscali, un tetto massimo alle rate dei mutui, un referendum obbligatorio su tutti i temi importanti di politica sociale, l’introduzione del reddito di cittadinanza e la lotta
contro i privilegi della “casta”, della classe politica, e contro la corruzione. Ce n’è abbastanza per impensierire i mercati!

Saverio Craparo