Ma quale democrazia?

Un mese prima delle elezioni Usa scrivevamo:
Lo scenario è quello da paese sudamericano. La sera del 3 novembre le macchie degli
Stati sulla cartina dei risultati potrebbe abbondare di zone rosse (il colore dei conservatori), decretando la vittoria di Trump, mentre con una settimana di ritardo il voto per posta potrebbe con buona presunzione, ribaltare il risultato. Il candidato conservatore, forte del suo insediamento alla Casa Bianca, potrebbe gridare al colpo di Stato, avviando una serie infinita di ricorsi per i quali sta predisponendo il terreno; il conflitto istituzionale giungerebbe a punti intollerabile e non è escluso che gruppi armati di suprematisti bianchi scendano in campo. Una prospettiva apocalittica che non dispiacerebbe ai trumpsters.
Non occorreva essere dei geni per precederlo, perché il falsario biondo sulle sue intenzioni era stato onesto (una volta tanto) e aveva detto tutto! Quello che è insopportabile e la melassa mediatica sullo “sfregio” alla più “grande democrazia” del mondo. Un po’ di memoria ci aiuterà.
Nati sull’onda della frontiera verso ovest gli statunitensi hanno massacrato, infettato ghettizzato i nativi americani; in quell’epoca negli avamposti la legge era un optional e la democrazia si faceva sulla punta dei fucili. Nel XIX secolo hanno rubato al Messico due terzi delle sue terre. Negli anni venti hanno massacrato il movimento operaio con azioni poliziesche violente, processi farsa, fino a deportare nel deserto lasciandoli morire i più “facinorosi”.
Ancora negli anni sessanta agli afroamericani era impedito l’accesso alle università, sedere sugli autobus insieme ai bianchi, bere alle stesse fontane pubbliche. Nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale hanno appoggiato le peggiori dittature del sudamerica (Batista, Pinochet, Vileda, etc.), progettato ed eseguito colpi di Stato come in Cile.
Per i loro interessi petroliferi hanno aizzato il terrorismo islamico e poi hanno affamato
civili inermi e li hanno uccisi come “effetti indesiderati” o “danni collaterali” dei tanti
bombardamenti. Hanno favorito la nascita e l’espansione a danno degli arabi di Israele, in barba alle risoluzioni dell’Onu, coprendo l’espropriazione, l’esilio ed i massacri dei palestinesi.
Fregandosene del diritto internazionale fanno incursioni negli altri Stati, sequestrando e
uccidendo quelli che considerano i propri “nemici”. Tengono ancora attivo lo scandalo di
Guantanamo. Al loro interno le lobby dei potenti fanno il bello ed il cattivo tempo. Nessuno può aspirare a seggi senatoriali e tanto meno alla carica di Presidente se non gode di appoggi finanziari ingenti: ma di cosa cianciano!
La “democrazia americana” che abbiamo conosciuto è il frutto avvelenato del culto
dell’individualismo più sfrenato, mascherato da buoni sentimenti e dichiarazioni formali a favore della libertà. In contro tendenza con questi valori oggi una parte del paese, riscopre finalmente le lotte degli immigrati, dei lavoratori dei neri e di tutte le minoranze sfruttate, per opporsi allo sfruttamento e alla violenza cercare di costruire un nuovo paese, all’insegna della solidarietà, dell’uguaglianza e della liberà.
Noi stiamo dalla loro parte contro l’altra metà del paese, guerrafondaia, sovranista,
razzista, xenofoba e nazifascista.