Poco più di un anno fa, dopo mesi di annunci sull’imminente entrata in vigore della riforma della scuola secondaria di secondo grado, dopo il rinvio di un mese del termine delle iscrizioni degli alunni, il Governo gettava la spugna e rinviava tutto di un anno. Un primo consistente taglio delle spese, già molto basse rispetto ad altri paesi, era stato ottenuto con la riforma della scuola primaria e quella secondaria di primo grado, così da contentare le bramosie del vero ispiratore del tutto: il Ministro delle Finanze Giulio Tremonti.
I mesi sono passati senza novità, con l’Esecutivo impegnato a rincorrere altre scadenze, e a fine maggio del 2009 sono stati prodotti i regolamenti (tre: uno per i licei, uno per gli istituti tecnici ed uno per i professionali). Il Governo li ha emanati in forma di bozze a fine ottobre e poiché i mesi restanti all’inizio delle iscrizioni erano solo tre esso è stato spostato a fine febbraio 2010. E’ così iniziata una “capillare campagna” di consultazione ed informazione, mentre dovevano essere acquisiti molti pareri necessari all’iter della emanazione dei regolamenti, ma non vincolanti. In successione ci sono stati i seguenti pareri: Conferenza Stato-Regioni (positivo sui tecnici, ma negativo su licei e professionali); Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (negativo); Consiglio di Stato (sospeso in un primo momento per richiesta di chiarimenti e positivo infine con molte raccomandazioni di modifica ed un fermo all’emanazione dei regolamenti per via amministrativa, in quanto, non essendoci delega, occorrerebbe passare per via legislativa); Commissione Cultura della Camera (positivo con molte raccomandazioni di modifica); Commissione Cultura del Senato (positivo con raccomandazioni di modifica che scardinano l’impianto della riforma). Nonostante questa sfortunata serie di insuccessi sembra imminente l’emanazione della versione definitiva dei regolamenti e nel frattempo, poiché il tempo scorre inesorabile le iscrizioni alla scuola secondaria di secondo grado le iscrizioni sono state prorogate di un altro mese a fine marzo.
Ma qual è l’impianto della scuola del futuro che il Governo Berlusconi ter intende regalarci. Ad un’analisi superficiale, come pure a ad una approfondita, sfugge del tutto l’asse culturale che guida il riformatore. Il motivo è molto semplice: esso non c’è. L’unico collante del tutto è ancora una volta il risparmio e solo il risparmio. Alcuni esempi per tutti. Si parla di didattica laboratoriale e le ore di materie tecniche negli Istituti Tecnici e Professionali vengono diminuite, come pure vengono diminuite le ore in cui un insegnate teorico ed uno pratico insegnano insieme, ognuno col proprio bagaglio di conoscenze, nello stesso laboratorio. Scompare l’insegnamento di geografia negli Istituti ad indirizzo turistico, in compenso subentrano chimica e fisica, che invece vengono confuse negli Istituti Tecnici Industriali; e così via. L’unica cosa che conta in questo marasma e che le ore di insegnamento diminuiscono di quattro ore settimanali nei Tecnici e nei Professionali, con un risparmio progressivo nei prossimi cinque anni. Il Ministero si affanna a dire che, sì, diminuiscono le ore, ma non il tempo scuola, perché le ore saranno di sessanta e non di cinquanta minuti, come adesso (Cosa che, in realtà, riguarda una minoranza di Istituti), dimenticando che le discipline insegnate saranno di meno, visto che la quantità del contenuto di una lezione non varia se essa dura cinquanta o sessanta muniti.
Ma la cosa più grottesca è che nessuno ha avuto il piacere di vedere ancora la versione definitiva dei regolamenti, tanto meno gli organi che ad oggi hanno espresso i loro pareri. Quello che si sa che in questi tre mesi le bozze presentate hanno subito molte modifiche per far fronte alle incongruenze che esse presentavano, anche se gli “esperti” del Ministero hanno avuto più di un anno per elaborarle. Gli operatori della scuola non sono stati consultati e i genitori e gli studenti, se va bene, potranno essere informati sulla scuola cui dovranno iscriversi e che frequenteranno dal prossimo settembre nell’arco di venti giorni; eppure il panorama che troveranno sarà profondamente diverso dall’esistente, almeno per il settore dell’Istruzione Professionale.
Partendo dalla constatazione, infatti, che i diplomi di Stato secondari sono una pletora difficilmente governabile, si è pensato che nel mondo di oggi una quarantina di professioni diverse fossero un numero eccessivo e che fossero sufficienti solo sei specializzazioni professionali; si è confuso l’elettronico col meccanico, il servizio di sala con il cuoco, l’assistente sociale con l’odontotecnico, etc. Ne risulteranno dei diplomi generici e privi di contenuto, difficilmente spendibili nel mondo del lavoro.
Ciliegina sulla torta. La “riforma” annulla alcune discipline e ne crea di nuove. Ad esempio, l’ineffabile “Scienze sperimentali” nei licei. Ora nella scuola ogni disciplina corrisponde ad una tipologia di insegnante specificatamente preparato (nel gergo, classe di concorso). Una stravolgimento come quello in atto prevede un’adeguata ristrutturazione delle classi di concorso, ma il quarto regolamento, quello relativo a questo aspetto non è ancora uscito neppure in bozza. Corre voce che la riforma partirà senza di esso, che verrà emanato nel prossimo anno, con la conseguenza che al momento attuale non è dato sapere chi insegnerà cosa, con tutti i problemi che ne conseguiranno per l’avvio del nuovo anno scolastico. Ma a Tremonti il caos non interessa, perché avrà risparmiato molte risorse nell’istruzione, che potrà riversare nella realizzazione del ponte sullo stretto. La mafia ringrazia.
Saverio Craparo