Pax all’emiliana e diritti di libertà

La Regione Emilia Romagna nell’art. 48 della sua legge finanziaria per il 2010 garantisce la Parità di accesso ai servizi, anche in attuazione delle direttive Europee in materia (art. 48.2 della legge) Al punto uno dell’articolo si stabilisce che “La Regione Emilia-Romagna, in coerenza con l’articolo 3 della Costituzione e con l’articolo 6 del Trattato sull’Unione europea, come modificato dal Trattato di Lisbona del 13 dicembre
2007, riconosce a tutti i cittadini di Stati appartenenti alla Unione europea il diritto di accedere alla fruizione dei servizi pubblici e privati in condizioni di parità di trattamento e senza discriminazione, diretta o indiretta, di razza, sesso, orientamento sessuale, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
L’accesso ai servizi avviene a parità di condizioni rispetto ai cittadini italiani e con la corresponsione degli eventuali contributi da questi dovuti”. Diretta conseguenza di questa scelta è che “ 3. I diritti generati dalla legislazione regionale nell’accesso ai servizi, alle azioni e agli interventi, si applicano alle singole persone, alle famiglie e alle forme di convivenza di cui all’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 30
maggio 1989, n. 223 (Applicazione del nuovo regolamento anagrafico della popolazione residente). e che “4.
La Regione si impegna, di concerto con gli Enti locali e con il coinvolgimento delle parti sociali e dei soggetti del terzo settore, a promuovere azioni positive per il superamento di eventuali condizioni di svantaggio derivanti da pratiche discriminatorie.
A questa disposizione si è opposto con veemenza l’arcivescovo di Bologna Cardinal Cafarra, molto sensibile alla tutela della famiglia, ma non altrettanto ai bambini delle scuole parrocchiali cattoliche insediate sessualmente dai suoi preti. La protesta è stata prontamente raccolta dal Governo che ha impugnato l’articolo citato davanti alla Corte Costituzionale.

In difesa della laicità

Insieme alle associazioni e alle individualità che fanno parte della Rete Laica di Bologna abbiamo denunciato le ambiguità della curia bolognese e sviluppato alcune iniziative quali l’istituzione del registro dei testamenti biologici (iniziativa approvata, ma poi bloccata dalle dimissioni del Sindaco e della Giunta), condotto una campagna in collaborazione con Scuola e costituzione sull’ora di religione, l’opposizione alla
riforma Gelmini, con interventi nelle scuole su invito degli studenti, la battaglia contro la presenza del crocefisso negli uffici pubblici e nella scuola; e altro continueremo a fare. Tuttavia le iniziative intraprese e soprattutto la strategia adottata ci pongono non pochi problemi in quanto gli strumenti utilizzati a livello tattico rischiano di entrare in contraddizione con il mantenimento di un quadro di coerenza generale nella difesa dei
diritti di libertà.
Siamo fermamente convinti che la protezione dei diritti della persona e soprattutto quelli di uguaglianza e libertà, fortemente connessi al principio di laicità, necessitano di una protezione generale a livello statale, legata a analoghe tutele a livello di Unione Europea e Consiglio d’Europa e garantiti dal diritto internazionale, frutto di una contrattazione che supera lo stesso diritto naturale.
Crediamo, per essere chiari, che i diritti di libertà e uguaglianza non sono frutto di un diritto naturale immanente all’uomo, derivante da valori religiosi ma sono il risultato di un relativismo di valori che scaturiscono dal diritto internazionale e cioè da una mediazione continua tra le forze economiche e sociali diverse che agiscono a livello internazionale e tengono conto del rapporto di forze che via via si determina sullo
scacchiere mondiale. In questo senso la difesa dei diritti umani è frutto dell’evoluzione del vivere sociale e non il risultato di un ritorno all’antico, alla ricerca di valori ancestrali immanenti, dati da Dio.
D’altra parte sappiamo che per intaccare le stratificazioni di potere che si oppongono al pieno godimento dei diritti della persona – quali quello alla maternità responsabile, a una morte dignitosa, all’uguaglianza di genere, all’accesso di tutti alla cura ai benefici della genetica, per citarne alcuni – è utile ricorrere a una strategia di graduale forzatura delle norme restrittive dei diritti che vanno forzate a livello locale, inserire delle
contraddizioni e costringere gli ordinamenti a riconoscerli. E’ ad esempio quanto è avvenuto in Spagna con la legislazione sulle coppie di fatto dove l’approvazione a livello autonomo (regionale) di norme del tipo di quelle emiliano romagnole hanno aperto la strada a una legislazione nazionale favorevole a garantire l’uguaglianza di
genere, e altri esempi si potrebbero fare.
Ma si tratta di un’arma a doppio taglio che ha consentito ad esempio in Italia alla Chiesa cattolica di aggirare il divieto del finanziamento della scuola privata cattolica previsto in Costituzione e di attaccare la scuola pubblica. Lo stesso meccanismo consente oggi alle ordinanze dei sindaci di imporre l’affissione del crocefisso e di creare così le basi a sostegno di un provvedimento generale a favore di questa scelta, con l’aggravante che si balcanizza sul territorio l’accesso ai diritti di libertà perché dopo i provvedimenti sul
crocefisso possono venire quelli sul divieto per alcuni di risiedere sul territorio (quote di residenti) o di mandare – come abbiamo visto – i figli a scuola (quote del 30% nelle classi), ecc.

Cittadinanza attiva e necessità della politica

Dobbiamo essere consapevoli che in una società che utilizza meccanismi di questo genere le organizzazioni di tendenza, quali sono quelle delle diverse religioni, possiedono una forza notevole e crescente.
E’ questo il motivo per il quale le diverse confessioni abbandonano progressivamente la dimensione universale del messaggio religioso per invocare provvedimenti a favore della propria parte. Lo ha fatto e lo fa da sempre la Chiesa cattolica che ottiene finanziamenti diretti con le leggi generali sui culti attraverso l’8 e il 5 ‰ e indiretti,
tramite la legge sugli oratori, il finanziamento alle scuole private, gli sgravi fiscali per gli enti ecclesiastici, l’assistenza religiosa in ospedali, carceri, ecc. Leggi la cui efficacia viene estesa di volta in volta a quei gruppi religiosi che acquisiscono una forza di impatto nella società e che danno luogo a inedite alleanze tra credenti, a tutto svantaggio della componente laica della società.
Tutti abbiamo visto la convergenza con i cattolici di gran parte dei mussulmani a proposito dell’esposizione del crocefisso a scuola e assistiamo al lento inserimento delle religioni maggiormente praticate nel tessuto spartitorio appropriativo dell’ordinamento italiano, impegnati nell’accaparramento di risorse pubbliche a loro vantaggio.
Da queste riflessioni consegue:
a) che dobbiamo utilizzare con cautela e consapevolezza l’arma dei provvedimenti a carattere locale a sostegno delle nostre vertenze;
b) che dobbiamo accompagnarle con una costante mobilitazione politica e la costruzione di un forte movimento a sostegno delle nostre richieste, radicato sul territorio;
c) che non dobbiamo trascurare il mantenimento dei diritti a livello costituzionale e rivendicarne una tutela multilivello nello spazio europeo e internazionale.
A questo fine ben venga la costruzione di reti di collegamento tra associazioni e individualità, con attenzione all’utilizzazione dello spazio virtuale mediante la creazione di siti, liste di discussione ecc., ma anche la rinascita di presenza fisica sul territorio attraverso la propaganda, i dibattiti, le manifestazioni, la scesa in campo e lo scambio “fisico” di esperienze. Questo va fatto non solo attraverso le feste e la musica, ma anche con la creazione di strutture stabili quali erano case del popolo e del lavoro che oggi vanno rifondate nelle forme e nei modi che sapremo reinventare. Il controllo e la presenza sul territorio è il terreno sul quale si combatte la battaglia per la difesa della libertà e dell’uguaglianza.
Forza compagne e compagni, la creatività è rivoluzionaria!

Gianni Cimbalo