IL REGALO AVVELENATO DI PUTIN ALLA U.E.

Nelle sue dichiarazioni sull’Ucraina Putin, dopo una prima fase di rifiuto della possibilità di aderire alla NATO e alla U.E. sembra ritenere oggi di non avere alcuna contrarietà all’adesione Ucraina alla U.E., anzi quasi sembra auspicare che ciò avvenga.
Le ragioni di tanta disponibilità vanno cercate negli effetti che l’ingresso dell’Ucraina che produrrebbe nella U.E., impoverendola economicamente, obbligandola a ripianarle il bilancio, assumersi il carico del suo debito pubblico, con il risultato di aumentare la conflittualità interna e alimentando i contrapposti interessi degli Stati che la compongono per quanto riguarda la ripartizione del debito.
L’Ucraina è uno Stato fallito. I costi di un suo salvataggio economico sono incalcolabili al punto che sarebbero compromessi gli interessi delle classi meno agiate degli Stati attualmente aderenti all’Unione che dovrebbero ridurre il loro welfare per raccogliere le risorse necessarie a sostenere l’Ucraina e a rinunciare a molta parte dei finanziamenti.
L’Ucraina è uno Stato inesistente e con le finanze distrutte, per essere stato privato della gran parte delle risorse produttive e delle materie prime localizzate nei territori occupati dalla Russia, per dover sopportare dopo una eventuale pace il peso di migliaia d’invalidi, per essere stato deprivato della gran parte della popolazione che una volta fuggita a causa della guerra, in gran parte non pensa di ritornare, avendo creato un nuovo assetto di vita dal punto di vista economico e sociale.
In quattro anni di radicamento dei profughi nei paesi che li hanno ospitati, alimentati da un welfare generoso e da sussidi più alti di quelli corrisposti agli autoctoni, si sono creati una nuova vita e un nuovo spazio di esistenza. Inoltre molti di loro, ritornando al paese d’origine, non saprebbero dove tornare o perché è ormai territorio russo, oppure perché
comunque dovrebbero incominciare da capo per costruirsi un’esistenza dignitosa.
Destino diverso avranno gli ucraini rifugiatisi in Russia (4 milioni circa) o coloro che non hanno mai abbandonato le loro case che potranno e dovranno ricostruire il Donbass distrutto, che avranno la possibilità di ripopolare un territorio che non hanno abbandonato e che considerano la loro terra.
Prendendo in esame l’ipotesi dell’adesione immediata alla U.E. dell’Ucraina si comprende la natura dei problemi d’affrontare esaminandoli singolarmente:
Agricoltura: una larga parte dell’economia del residuo territorio ucraino, deprivato comunque di alcuni oblast orientali, sarebbe ancor più di prima impegnato nella produzione agricola che dovrebbe comunque avvenire su un territorio devastato dalla guerra, bombardato, inquinato che non potrebbe che produrre prodotti agricoli dotati di caratteristiche non conformi ai parametri europei per il fatto di provenire da territori inquinati. Laddove questi prodotti fossero commerciabili, inseriti nei mercati e nei circuiti di distribuzione europei farebbero concorrenza sui mercati dei paesi comunitari, mettendo in crisi le loro agricolture. Si veda al riguardo ciò che è successo con l’esportazione del grano ucraino che ha generato le proteste dei contadini, soprattutto polacchi, rumeni e tedeschi, danneggiati da una concorrenza sleale, dipendente dai minori costi di produzione. Inoltre in base alle norme vigenti nella U.E. l’agricoltura ucraina per il suo stato di crisi, assorbirebbe gran parte delle risorse del bilancio agricolo dell’Unione, a detrimento dei redditi degli agricoltori degli altri paesi e soprattutto di quelli francesi e olandesi e polacchi.
Produzione industriale: benché quello che resterà dell’Ucraina dopo la guerra sarà un paese che vedrà accresciute le sue capacità tecnologiche, perché la guerra con tutte le sue distruzioni, porta tuttavia un accrescimento delle conoscenze per supportare lo sforzo bellico che ricadono poi anche sulle competenze in campo produttivo civile, l’Ucraina è tuttavia un paese con le strutture produttive completamente devastate. È pur vero che si parla di un piano straordinario di finanziamenti da varare per la ricostruzione, problema del quale ci siamo occupati da ultimo commentando i risultati della Conferenza di Roma, ma anche in quell’occasione si è visto che i fondi disponibili anche da parte di Enti e privati sono del tutto insufficienti.
A dover pagare perciò saranno i soggetti istituzionali, ovvero la U.E., sottraendo risorse al bilancio comunitario e, soprattutto, al welfare dei singoli Stati. In compenso l’Ucraina metterà a disposizione nell’U.E. un esercito di reduci traumatizzati dalla guerra, che inevitabilmente si offriranno come milizie d’ordine per sedare le probabili proteste del
proletariato europeo vittima della “solidarietà” per l’Ucraina. In tal modo Putin, che è bene ricordarlo, è un conservatore di destra, ortodosso, amante della tradizione e della religione, per dirla in altre parole un Maga russo, avrà raggiunto un altro dei suoi scopi, quello di spostare a destra l’asse politico dei paesi europei.

La colpa delle sinistre

Queste sono le conseguenze di un’errata lettura della guerra d’Ucraina da parte delle forze di sinistra, le quali non hanno capito che la guerra Russo/Ucraina era ed è lo scontro tra due regimi oligarchici e liberticidi, politicamente simili, con interessi divergenti, ma con un fine comune, costituito dal nazionalismo malato che, sopra tutto da parte ucraina è impregnato di razzismo, xenofobia e suprematismo. Il mainstream occidentale ha spacciato l’Ucraina per popolo aggredito, mentre era un paese nel quale era in corso almeno dal 2014 una guerra civile nella quale per ragioni geostrategiche e di tutela delle minoranze etniche, si è inserito un altro paese, la Russia, senza rendersi conto che si trattava di difendere non di una democrazia liberale, rispettosa delle minoranze, plurilingue, rispettosa della libertà religiosa e di coscienza, nonché di quella politica: si trattava di tutt’altro.
L’Ucraina infatti è un paese che ha imposto per legge una Chiesa di Stato, opprimendo le altre confessioni, sequestrandone i beni, attribuiti alla Chiesa di Stato, limitando la libertà di culto. La principale persecuzione riguarda la Chiesa Ortodossa, canonicamente legata al Patriarcato di Mosca ma da esso resasi indipendente, ma ha colpito anche le altre confessioni.
Anche prima della proclamazione della legge marziale, ha messo fuori legge i partiti di opposizione. Con apposita legge ha vietato l’utilizzo della lingua russa e quella di altre lingue autoctone, imponendo per legge l’ucraino, stà “derussizzando” il paese, demolendo statue di poeti e scrittori russi o di ucraini che hanno scritto in lingua russa; ha represso le autonomie; l’attività di derussificazione ha sfiorato il ridicolo quando la Chiesa Ortodossa Ucraina Autocefala, voluta dal governo; ha cancellato dal calendario i santi di origine russa in ossequio alla legge del 2023 “Sulla condanna e il divieto della propaganda della politica imperiale russa in Ucraina e sulla decolonizzazione della toponomastica”.
Questo processo di recupero dell’identità Ucraina è stato rafforzato dando attuazione della legge ucraina “Sui principi della politica statale della memoria nazionale del popolo ucraino” riscrivendo la storia e perseguendo l’obiettivo della “decolonializzazione della cultura ucraina dall’imperialismo russo”. Evidentemente i governanti ucraini si sono dimenticati che il paese è multietnico, anche se alla ricerca della propria identità, obiettivo che non si ottiene per sottrazione e/o con censure. Dovrebbe bastare questo per rendere impossibile l’ingresso dell’Ucraina nell’U.E. in quando si violano non solo i principi dello stato di diritto, ma anche quelli sui quali dice di fondarsi l’U.E..
Le sinistre dovrebbero capirlo, ma quel che è più grave è che esse hanno tradito il loro compito andando contro gli interessi dei ceti e delle classi che avrebbero dovuto difendere, minandone il loro tenore di vita, causando la catastrofe dell’economia europea, la quale basava la propria forza sul basso costo dell’energia che proveniva dalla Russia, mettendo così in crisi i salari e i redditi dei lavoratori europei. Il risultato più grave è la mobilitazione di imprenditori e finanzieri impegnati a ricostruire i loro profitti varando una gigantesca politica del riarmo europeo.
Da questa mancata comprensione sono derivate una serie di scelte scellerate che hanno messo i paesi europei al servizio della Gran Bretagna e dei paesi baltici, anche sé l’Inghilterra non fa più parte della U.E. e il peso economico e la popolazione dei baltici è irrisoria, mettendoli in grado di dirigere la politica estera dell’Unione affidata a Kaja Kretina Kallas, ignorante in storia e geografia, che vorrebbe dichiarare guerra non solo alla Russia, ma anche alla Cina.
I partiti di sinistra sono arrivati addirittura a salutare con gioia il sabotaggio del Nord Stream 2, voluto dagli Stati Uniti, guidati da Biden, eseguito dai britannici utilizzando anche manovalanza ucraina. Il loro errore è quello di non aver capito che la guerra ucraina è funzionale agli interessi degli Stati Uniti, alle aspirazioni imperiali della Gran Bretagna, per eliminare dal mercato gli sciocchi vassalli europei che facevano concorrenza alle attività produttive statunitensi, sempre più esigue a causa del decentramento produttivo da essi stessi voluto.
Ma pur prescindendo dall’incapacità di tutelare ceti e classi che le forze di sinistra dovrebbero rappresentare, l’errore è quello di non aver capito che la guerra è in ogni caso inaccettabile perché colpisce i ceti popolari, mentre offre ai furbi e ai ricchi la possibilità di evitare il conflitto. Quest’errore ha condizionato la maggior parte delle scelte dell’autodefinita sinistra riformista che si è lasciata abbacinare dalla narrazione mainstream relativa alla tutela della libertà del paese aggredito. Questa scelta ha coinvolto anche il Presidente della Repubblica Italiana che interpreta il suo ruolo di valvassore insieme alla Presidente del Consiglio Valvassino(/a), e in quanto tale appartenente alla Corte del sedicente imperatore Trump, nel rispetto della struttura gerarchica dell’impero carolingio. Tutto questo anche quando è cambiato l’inquilino della Casa Bianca che sembra aver mutato linea politica dell’amministrazione USA. A fronte della sua politica ondivaga i governanti europei, con protervia, hanno dato vita all’ accozzaglia dei volenterosi, finendo per fare la figura di una manica di imbecilli. Neanche di fronte a questa perseveranza nell’errore molti dei sedicenti partiti di
sinistra continuano a sostenere l’Ucraina, preparando il proprio declino e la propria sepoltura, ma consegnando il popolo alla destra.
Così Putin, che sta vincendo la guerra in Ucraina sul campo, checché ne dicano i giornaloni mainstream e i giornalisti prezzolati che vi lavorano, vincerà due volte: sul campo di battaglia, anche se con fatica, e realizzando lo spostamento a destra dell’asse politico dei paesi europei, giunti a mettere in discussione lo stato di diritto, accogliendo
l’Ucraina nell’Unione, pur di affermare le loro scelte politiche (elezioni presidenziali in Romania e Moldavia docet).
Suona a morto la campana per l’Unione Europea.

Enrico Paganini & C. G.