Due pesi, due misure

L’aggressione all’Iran viene giustificata dai pennivendoli nostrani, pieni di buon senso, invocando il diritto all’autodifesa preventiva di Israele. Benché non esista la prova provata che l’Iran sia sul punto di possedere l’atomica, il solo fatto che consideri Israele un’entità da distruggere perché occupa illegittimamente il territorio di un altro popolo, quello palestinese, sarebbe motivo sufficiente per consentire legittimamente ad Israele di bombardare in nome del diritto all’auto difesa. Naturalmente le cose sono più complesse e il conflitto tra i due Stati ha origini e motivazioni storiche ma, ridotto all’osso, il ragionamento è il medesimo che può essere fatto a parte invertite per quanto riguarda la guerra che oppone la Russia e l’Ucraina. Non si vede perché la Russia non avrebbe avuto tutte le ragioni per invadere l’Ucraina, posto che essa minacciava con i propri armamenti direttamente e da vicino il territorio russo, e pertanto appare ampiamente giustificabile una guerra preventiva. Naturalmente anche in questo caso le cose sono più complesse e il conflitto fra due Stati ha origini, cause e motivazioni storiche, economiche, strategiche profonde ed articolate.
È quindi il caso di sgombrare il campo da facili giudizi relativi all’aggredito e all’aggressore e ricondurre sempre e comunque l’analisi degli eventi alle cause profonde che le hanno determinate, evitando di schierarsi sulla base di astratti principi che non hanno fondamento, è molto più utile guardare agli interessi coinvolti, alle ragioni economiche, ai rapporti di potere, agli equilibri geostrategici. Sarebbe quantomeno più onesto, oltre che conveniente.
Forti di questa premessa, proviamo a guardare con un occhio diverso quanto sta avvenendo, almeno per quanto riguarda i due più grandi conflitti che in questo momento sono in atto, quello ucraino e quello palestinese.

Il conflitto palestinese

L’occasione ultima di conflitto inizia con l’azione terroristica del 7 ottobre che tuttavia è figlia di una guerra endemica legata alla coesistenza di due popoli sullo stesso territorio. Sappiamo bene che l’unica soluzione possibile a riguardo è quella decisa a livello internazionale del dare vita alla presenza di due Stati per due popoli. Al di fuori di questa soluzione c’è solo quella, al momento utopica, di dar vita ad un unico Stato interconfessionale, che consenta la convivenza di arabi come di israeliti con pari diritti e dignità. Il problema relativo alla minaccia iraniana non è risolvibile con il divieto eterno all’Iran di possedere l’atomica, posto che di fatto il possesso dell’arma atomica è divenuto lo strumento attraverso il quale oggi uno Stato riesce a garantire a sé stesso la propria autonomia e indipendenza. Viene da chiedersi fino a quando sarà possibile impedire a Stati come la Turchia, l’Arabia Saudita, gli Emrati Arabi, che pure possiedono centrali nucleari, di provvedere in futuro all’arricchimento dell’uranio e alla costruzione della bomba, considerando poi che attualmente Israele sembra possederne più di 200, ma che non avendo sottoscritto alcun Trattato sulla proliferazione nucleare non è mai stato sottoposto ad alcun controllo e rifiuta categoricamente di sottoporvisi. Ne viene che o tutti gli Stati dell’area, Israele compreso, sottoscrivono il Trattato di non proliferazione nucleare, si sottopongono ai medesimi controlli e assumono l’impegno a non utilizzare tali ordigni, oppure non sarà possibile dare soluzione equa e duratura al problema.

Il conflitto ucraino

Parimenti, il conflitto ucraino è risolvibile riconoscendo le preoccupazioni securitarie della Russia e, posto che l’Unione europea ha inserito fra i propri principi il rispetto delle minoranze, la soluzione del problema ucraino non può prescindere dal consentire alle popolazioni presenti sul suo territorio di scegliere la loro afferenza statuale, fermo restando il diritto al rispetto di diritti delle minoranze etniche e linguistiche, principio inserito fra quelli fondamentali di tutti i popoli. Non avevamo detto che l’Ucraina vuole entrare nella Ue perchè ne condivide i valori?
Così operando si ricreerebbe quel clima di collaborazione e cooperazione, tanto utile e conveniente ai popoli europei che hanno interesse allo sviluppo del benessere reciproco. Questo diverso ordine delle relazioni scaturisce dalla situazione oggettiva sul territorio, dagli interessi materiali, dalle ragioni storiche, dai bisogni dei popoli e confidiamo finirà per prevalere.

Una classe politica inadeguata

Ma perché tutto questo si realizzi è necessario che una nuova classe politica prenda il posto delle élite attuali che governano l’Unione europea. I popoli dell’occidente europeo sono oggi gestiti da una classe politica inadeguata, decadente, discreditata, folta di incompetenti, incapaci e stupidi leader decotti, ormai privi di qualsiasi rapporto di
interconnessione con i loro rappresentati. La crisi del capitalismo occidentale e della vecchia Europa è segnata da una sterilizzazione delle èlite. I suoi centri di formazione e produzione di leadership, siano essi la massoneria, la City di Londra, la Trilateral Commission, il gruppo Bildelberg è fallimentare, mentre il mondo va alla deriva, le grandi compagnie finanziarie, e chi più ne ha ni metta, si caratterizzano per aver prodotto un aggregato di inetti, di incapaci, un personale politico decotto, che va da Ursula Von der Leyen, a Kaja Kallas, a Roberta Mertzola, da Mario Draghi a Enrico
Letta, da Emanuel Macron a Friedrich Merz, a Donald Tusk per finire a Mark Rutte totalmente incapaci di svolgere il loro ruolo. Addirittura questa mediocrità assoluta, tanta stupida incapacità, consente a Giorgia Meloni di ricoprire un ruolo nemmeno tanto marginale in questa accozzaglia di imbecilli che rappresentano oggi la classe politica europea.
Non si può pensare che costoro siano capaci di produrre un progetto strategico, siano in grado di elaborare una visione prospettica degli interessi dei loro paesi e non siano piuttosto un insieme di servi sciocchi di un imperatore rgocentrico, titolare di un impero in declino, qual è il Presidente degli Stati Uniti, del quale sono inerti vassalli. Certo fra
costoro vi sono anche dei criminali assoluti, eredi dei pirati e bucanieri che percorsero i mari nei secoli passati e che hanno mantenuto quei comportamenti, guerrafondai nostalgici di un impero perduto, oggi al governo di un paese con le pezze al culo come la Gran Bretagna, ma ancora ammantato di profumo imperiale.
Per tutti, prigionieri di in un mondo onirico, sopraffatti dalle polveri del tempo che inalano, costoro stanno portando il mondo verso il baratro e l’Europa verso il declino, protetti dai loro rifugi che credono essere a prova di atomica e non escludono una guerra mondiale come sbocco risolutivo per soddisfare la loro sete di potere.

E l’Italia                                                                                                                         

Mentre il mondo va alla deriva l’Italia naviga imperterrita sotto la guida di una nocchiera con il vento in poppa.
Forte di una legge elettorale egli ha consegnato il paese, grazie al sistema maggioritario, la presidente del Consiglio italiano sta plasmando il paese, declinando la una versione riveduta e corretta del ventennio fascista, idealmente ripercorrendo per tappe l’evoluzione del regime. Già dall’esordio del Governo ha cominciato a dare segni del nuovo imprinting che voleva dare al paese: con il decreto sui rave, assolutamente inutile, ha inaugurato la fascistizzazione in chiave moderna dell’ordinamento penale italiano, fino a giungere a istituzionalizzare con l’articolo l’art. 31, quarto comma, della legge n. 80/2025 sulla sicurezza che sancisce il ruolo eversivo dei servizi segreti che possono creare e dar vita legalmente a gruppi eversivi. La stessa legge punisce con l’arresto e il carcere la resistenza passiva,i picchetti di sciopero, le interruzioni del traffico, le proteste non violente, anche da parte dei detenuti, eccetera.
Procedendo a vele spiegate il governo sta lavorando per far approvare il provvedimento monstre relativo alla separazione delle carriere dei giudici, creando le premesse per il controllo politico dei PM, mentre si prepara all’inizio dell’iter per il provvedimento relativo all’introduzione del premierato. Le opposizioni starnazzano e strepitano inutilmente, mentre il paese si lascia plasmare, ammaliato da una politica fiscale che pur aumentando le tasse dicendo di diminuirle, fa credere ad almeno una parte del paese che ciò sia vero, promuove l’evasione fiscale, sostiene i ricchi.
Tutto questo accade mentre una quota sempre maggiore dei cittadini italiani rinuncia alle cure, perché non può permetterselo, mentre il servizio nazionale sanitario deperisce sempre di più, diminuisce le prestazioni, lasciando crescere il privato che guadagna spazio e consenso di necessità. Tutto questo accade mentre l’istruzione va in malora, si fanno esperimenti fallimentari come quello del liceo made in Italy ,che è raccolto un record negativo di iscrizioni e ciò malgrado ha rastrellato consistenti investimenti, si interviene in materia di emigrazione, esternalizzando illegalmente la detenzione fuori dal territorio nazionale, con costi esorbitanti e senza un reale costrutto e malgrado ciò spacciando la soluzione adottata come condivisa largamente anche a livello internazionale ed europeo.
Mentre tutto questo avviene l’informazione viene occupata, un esercito di sedicenti giornalisti, manutengoli servili, sostituisce o, forse sarebbe più esatto dire, integra, un personale dell’informazione venduto, servo, ideologicamente prevenuto, che si vorrebbe orientasse l’opinione pubblica attraverso una sistematica disinformazione, raccontando le più incredibili panzane su quando avviene nel mondo e nel paese, dando una lettura degli avvenimenti internazionali faziosa, che ha il fine di preparare al riarmo e alla guerra, ritenendo che l’investimento in armamenti costituisca la soluzione
principe per il rilancio dell’economia nazionale ed europea, mentre inesorabilmente i salari diminuiscono e cresce in modo esponenziale il numero dei poveri strutturali. E non cresce solo il numero degli incapienti, ma aumenta quello delle famiglie i cui membri. pur lavorando, percepiscono un salario assolutamente non sufficiente a soddisfare i bisogni più elementari, consentendo a chi li percepisce di non superare la soglia di povertà. Il progetto della costruzione della nuova Italia a misura Meloni sta prendendo forma con la complicità consapevole della popolazione italiana e quella di una sinistra incapace di svolgere il proprio ruolo di rappresentanza.
É tempo di ribellarsi a tutto questo o di rassegnarsi a perire.

La Redazione