Si sono svolte e si stanno svolgendo sul territorio assemblee autoconvocate per discutere del progetto di autonomia differenziata, stimolate e volute da compagne e compagni preoccupati dal deterioramento delle risorse per i loro territori e per le profonde disuguaglianze che la riforma istituzionale comporterebbe per le possibilità di vita e di lavoro sui territori, ledendo i principi di uguaglianza e di solidarietà sociale.
Quel che c’è di nuovo in quanto sta accadendo e il fatto che queste assemblee vengono organizzate e si svolgono in periferia, nei piccoli centri, dove di solito non si svolge alcune attività politica: Di grande interesse è inoltre la procedura seguita per addivenire alla convocazione dell’assemblea poiché essa avviene dopo aver discusso dei documenti governativi relativi all’attuazione dell’autonomia differenziata; alla discussione e al dibattito segue l’elaborazione di una mozione che viene portata all’attenzione del Consiglio comunale, in un inedito rapporto con le istituzioni le quali, come responsabili della gestione del territorio, vengono viste non come delle necessarie controparti ma come delle possibili alleate per un’azione politica comune e collettiva. Queste iniziative si vanno diffondendo particolarmente nelle regioni meridionali e in particolare in quelle più neglette del meridione come la Calabria, regione nella quale molti comuni hanno visto l’organizzazione di assemblee cittadine che hanno elaborato mozioni portate all’attenzione dei Consigli comunali e
da questi condivise.
Questo tipo d’azione si presta all’organizzazione di movimenti politici sul territorio, preoccupati di intervenire sulle condizioni materiali di vita e di lavoro di coloro che vi risiedono indipendentemente dal fatto di essere cittadini o residenti. In tal modo tutti gli abitanti dei territori sono indotti a fare fronte comune in difesa dei loro interessi immediati ricucendo la cesura tra cittadini e immigrati, consentendo a questi ultimi una più facile condivisione dei problemi comuni e una possibile integrazione e positiva nel tessuto sociale.
La strategia adottata costituisce una opportunità politica per le amministrazioni locali e gli stessi amministratori i quali sono chiamati a scegliere e a schierarsi e sono indotte a partecipare per recuperare per questa via credibilità e consenso.
Una metodologia di intervento estendibile
Il passo successivo a queste iniziative non può che essere quello di cominciare ad intervenire sulla gestione dei servizi, individuando con lo stesso metodo sia le alleanze che le controparti. Ad esempio per quanto riguarda i servizi sanitari territoriali e la medicina diffusa sul territorio è possibile organizzare iniziative analoghe.
L’organizzazione di un confronto pubblico sulla medicina territoriale di un comprensorio o di un gruppo di comuni può essere l’occasione per mettere a punto anche in questo caso richieste e prese di posizione da rivolgere agli organi di gestione comunali e regionali in modo da formare un fronte comune degli enti che operano sul territorio che
insieme ai residenti si fanno carico di progettare ipotizzare chiedere l’attuazione di servizi sanitari territoriali efficienti e funzionali. Ebbene in questa situazione i consigli di amministrazione delle Asl possono essere un punto di riferimento per ripetere con questi organismi la stessa procedura innescata con i comuni e i consigli comunali. Altrettanto può essere fatto con i servizi sul territorio dei trasporti scegliendo con attenzione le controparti che possono essere i comprensori e i consorzi di bonifica che possono divenire delle controparti alle quali rivolgere le richieste dei cittadini che domandano l’attuazione di progetti e servizi. Questa strategia risulta particolarmente utile in una situazione come quella attuale di crisi idrologica di crisi idrica con i bacini vuoti e le infrastrutture spesso inefficienti in questo caso consorzi e comprensori sono la controparte – ma anche alleati possibili – per chiedere ai decisori politici di attivarsi per porre rimedio alle carenze che vi sono sul territorio, progettando invasi, costruendo o riparando gli acquedotti, avendo chiaro che in questo caso occorre aggredire gli interessi delle tante società di gestione create per distribuire incarichi ne consigli di amministrazione e di gestione.
La stessa procedura può essere utilizzata per quanto riguarda i depuratori e le infrastrutture di servizio del territorio, come la raccolta e lo smaltimento della nettezza urbana oppure come quello relativo ai trasporti di merci e persone, incidendo su orari e organizzazione dei servizi per i pendolari, avendo cura che oltre all’azienda di trasporto su gomma, controparti divengano le Ferrovie dello Stato o le aziende regionali preposte al trasporto di persone e alla viabilità. Un tal modo di procedere mettere rimedio alla carenza di partecipazione sempre più grande manifestata dai cittadini con il rifiuto di partecipare alle elezioni, preferendo astenersi e svuotando il sistema democratico di
rappresentanza delegata e sostituendolo con l’azione diretta e la responsabilizzazione in prima persona di tutti coloro che vivono sul territorio, siano essi cittadini o residenti. Questo sembra il solo modo per colmare quel divario di rappresentanza sempre più grave manifestato dalle istituzioni di governo sul territorio e costituisce un modo costruttivo e positivo di porre rimedio alle carenze della politica e al difetto di rappresentanza di partiti e istituzioni.
Si può forse, per questa via, fare una politica sul territorio che utilizza e fa proprio il metodo di azione libertaria e l’azione diretta riscoprendo e riproponendo in una chiave nuova il comunalismo di Camillo Berneri, riflettendo sulle sue idee e sul rinnovamento dell’azione, della strategia e delle modalità di azione politica degli anarchici e dei libertari.
La Redazione