L’ultimo rigurgito, in ordine di tempo, del conservatorismo britannico, il governo del primo ministro Sunak, ha deciso di dare attuazione al progetto neonazista di deportazione dei migranti entrati illegalmente nel Regno Unito in Ruanda, paese dal quale non potranno più rientrare a vita nei territori britannici. Il trasferimento dovrebbe avvenire mediante un ponte aereo da attuarsi al fine di contrastare l’ingresso illegale di migranti dalla costa francese verso quelle inglesi attraverso il canale della Manica.
Anche per rafforzare il suo progetto il premier britannico ha cercato il sostegno del suo omologo Macron, recandosi in visita a Parigi, superando per la prima volta la frattura seguita alla Brexit e forte del fatto di aver ottenuto da un’Unione Europea sempre più politicamente allo sbando, l’accordo per dare soluzione al problema del commercio
dell’Unione con l’Irlanda del Nord.
Come è noto la Brexit aveva lasciato insoluto il problema della circolazione delle merci provenienti dall’Unione nell’Irlanda del Nord, posto che elemento essenziale dell’accordo di pacificazione della guerra civile irlandese era l’inesistenza di barriere doganali tra la Repubblica irlandese e il Nord Irlanda allora parte del territorio comunitario.
Tuttavia, l’uscita della Gran Bretagna dal Europa aveva posto l’Irlanda del Nord fuori dalla comunità, mentre la Repubblica irlandese ne restava all’interno. Ciò avrebbe significato l’erezione di un confine doganale fra le due parti dell’Irlanda, condizione inaccettabile per gli indipendentisti irlandesi. L’accordo raggiunto consente di spostare la frontiera e i controlli doganali nel tratto di mare fra l’Irlanda del Nord e l’Inghilterra, in modo da lasciare il Nord Irlanda all’interno del commercio comunitario e rappresenta per molti versi un cedimento della Comunità Europea verso l’Inghilterra e un contributo a mantenere l’Irlanda del nord all’interno dello Stato, evitando il successo di movimenti di tipo secessionista.
Il premier inglese è stato abile nello sfruttare il ruolo assunto dal suo paese ottenendo la capitolazione di un’Unione Europea sempre più ostaggio della politica anglosassone e quindi dell’alleanza angloamericana nella guerra Ucraina. Sfruttando questo successo Sunak conta di convincere un debole Macron, sempre più in crisi a causa delle forti
lotte sociali in corso in Francia, a accedere sul terreno delle politiche securitarie e a concedere il controllo di polizia degli accampamenti di migranti stanziati nei pressi del passo di Calais. Si tratta di un accampamento di migranti e rifugiati, conosciuto come “Giungla di Calais”, rispetto al quale le condizioni denunciate dei lager libici sono già ora una pallida immagine se posti in relazione alle condizioni di vita alle quali coloro che vi stazionano sono costretti. mentre cercano disperatamente di entrare in Inghilterra o attraverso il traffico marittimo e ferroviario, nascondendosi nei vagoni o nei container a rischio della vita, o a tentare la traversata con fragili canotti del dello stretto della Manica che non è fra i più agevoli da attraversare ,soprattutto in periodo invernale. Sunak promette di costruire a proprie spese un grande penitenziario e strutture di contenimento.
Quando sta avvenendo è il frutto delle politiche securitarie prevalenti in Europa, ispirate a un totale disprezzo per la vita umana e che parlano di diritti umani solo quando si tratta di Ucraina, aggredita dalla Russia, e quando c’è da additare all’opinione pubblica la condanna dell’orso sovietico nemico di tutte le libertà, mentre sono pronti a calpestare ogni più elementare diritto di una massa enorme di rifugiati e profughi che essi stessi hanno contribuito a creare con le politiche di aggressione e di guerra scatenate in Medio Oriente, nello Yemen, e in Africa.
Questo doppiopesismo tipico della politica anglosassone, finirà per mostrare la corda perché deve fare i conti con un paese in una crisi sempre maggiore, palesemente in recessione, che sta affrontando uno sforzo bellico per il quale le sue finanze sono del tutto inadeguate, benché la sua classe politica cerchi di attuare una politica imperiale e di facciata che sia di compensazione al fallimento delle politiche sociali, al disastro del sistema sanitario, al deterioramento sempre maggiore delle condizioni di vita e di benessere della popolazione e al disperato tentativo di contenere le richieste delle
forze che all’interno del paese spingono per un’autonomia sempre maggiore, se non per la separazione sia della Scozia che dell’Irlanda del Nord, rompendo l’unità del Regno.
L’ondata di scioperi che sta coinvolgendo il paese da mesi sta aprendo la strada alla critica sempre più serrata della politica del partito conservatore che in questi anni e riuscito ad esprimere il peggio di sé attraverso i diversi leader che si sono succeduti nella guida del governo. Il piano di ripresa economica predisposto dal Cancelliere dello scacchiere non convince perché l’inflazione continua a superare il 10% e si calcola che 6 milioni di famiglie ogni giorno devono scegliere se riscaldarsi o mangiare.
Sotto questo profilo Sunak rappresenta solamente l’ultimo rigurgito di una nidiata di politici falliti, partoriti nel 2014 a margine degli ambienti NATO, ai quali si deve far risalire la strategia che attualmente guida il governo britannico verso un attacco all’Europa e nella direzione di una politica anti russa tesa ad indebolire, in funzione di sostegno al mondo anglosassone, il ruolo economico e politico dell’Europa Unita.
La deportazione dei migranti
Va detto comunque che l’idea della deportazione non è nuova e pur essendo originariamente stata formulata da inglesi per dare soluzione al problema ebraico venne fatta propria e condivisa – e non a caso – da Adolf Hitler. Fu infatti il partito nazista a ipotizzare prima dei forni crematori e della soluzione finale individuata nello sterminio, un trasferimento della popolazione ebraica in Madagascar. Il piano, che prese il nome di quel paese, doveva far parte delle condizioni dettate alla Francia in occasione della firma del trattato di pace conseguente alla sua sconfitta, poiché il Madagascar era
all’epoca una colonia francese.
A differenza di Hitler, Johnon e Sunak utilizzano la leva finanziaria. Infatti il piano voluto da Johnson preved e che chi entra in maniera irregolare nel paese venga messo in stato di fermo e rimpatriato oppure espulso in un «terzo paese sicuro» individuato nel Ruanda. A tal fine la ministra degli Interni Priti Patel ha sottoscritto durante il governo
Johnson un memorandum con il Ruanda che prevede finanziamenti al governo africano in cambio dell’esternalizzazione di migranti e richiedenti asilo. Pertanto le procedure di richiesta di asilo da parte dei migranti che fanno viaggi illegali, su piccole imbarcazioni o nascosti nei camion, verranno processate in Ruanda. Per chi resterà in Ruanda potrà costruire “una nuova, prosperosa vita in una delle economie che crescono più rapidamente, riconosciuta per il modo in cui accoglie e integra i migranti”, e tutto questo grazie ai 145 milioni di euro «per lo sviluppo economico del Ruanda», stanziati dal
Regno Unito, ai quali seguiranno successivamente altri fondi per «supportare le operazioni di asilo, integrazione, in modo similare ai costi che sarebbero spesi nel Regno Unito per questi servizi». Al momento alcuni voli di espulsione verso il paese africano sono stati annullati all’ultimo momento dopo una lunga serie di ricorsi legali, ma il governo di Sunak ha intenzione di continuare sulla linea tracciata da Johnson
La legge sta causando un ampio dibattito nell’opinione pubblica. Ong e opposizione si sono schierati contro. La stessa ministra degli Interni che ha presentato la legge, Suella Braverman, ha detto ai parlamentari conservatori e agli altri membri del governo che la proposta ha più del 50 per cento di possibilità di risultare incompatibile con la Convenzione europea sui diritti umani (Cedu) poiché è prevista la detenzione e non c’è possibilità di cauzione o ricorso e benché siano consentite deroghe per i minorenni, per chi è gravemente malato o è considerato «a rischio di un reale e irreversibile danno». Per gli altri è prevista l’espulsione e la loro richiesta d’asilo verrà esaminata in un secondo momento. La nuova legge prevede anche un tetto annuale, che deciderà il Parlamento, relativo al numero di rifugiati che il Regno Unito accoglierà attraverso le vie legali. Inoltre, sono previste anche limitazioni ai ricorsi per i richiedenti asilo che si vedono rifiutata la domanda di protezione internazionale. É opinione prevalente tra i giuristi che se la Gran Bretagna adottasse questo provvedimento contravverrà alla convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e di fatto negherà la giurisprudenza della CEDU, soddisfacendo finalmente uno degli obiettivi accarezzati dai sostenitori più strenui e radicali della Brexit.
G.L.