L’azienda di Stato russa Gasprom e la China National Petroleum Corp. (Cnpc), di proprietà statale hanno siglato un contratto per la fornitura di 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il contratto ha un valore totale di 400 miliardi di dollari e ha la validità di 30 anni.
Con questo accordo viene completamente cambiata la politica energetica della Russia, con profonde ripercussioni sull’equilibrio geopolitico del pianeta. Perdono d’importanza i gasdotti che dalla Russia portano gas in Europa e il mercato europeo entra in crisi anche a causa delle concomitanti incertezze sul mercato libico e su quello dell’Irak. Il sistema produttivo cinese si mette invece al riparo da crisi di approvvigionamento.
Muta anche l’importanza strategica dell’Ucraina destinata a vedere inaridirsi i proventi per il transito di gas attraverso il suo territorio soprattutto dopo il 2018 anno nel quale l’accordo con la Cina entrerà in vigore.
Alla luce di questi eventi la stessa crisi Ucraina si ridimensiona e si trasforma in un dibattito su una maggiore o minore autonomia delle regioni orientali del paese a garanzia della loro composizione russofona.
L’Ucraina in questo nuovo quadro è destinata a divenire ancora di più di quanto lo sia già oggi, territorio di egemonia tedesca sul quale si scaricano produzioni inquinanti o a basso contenuto tecnologico rispetto al territoria madre tedesco.
E’ un fatto che all’interno della U E la Germania si sta creando un altro territorio asservito alla sua economia nel quale, come fa già nei Balcani re nei paesi Baltici a svolgere una funzione egemone è la sua industria, la sua capacità produttiva e di vendita di merci. In tal modo l’asse dell’Europa si sposta definitivamente ad Est e i paesi mediterranei e la Francia poco possono incidere sui nuovi equilibri.
La Redazione