Uno, due, tre

Cerca di ragionare, figliolo: un mondo che ti produce nientemeno che la Tour Eiffel, William Shakespeare e il dentifricio a strisce non può essere tutto marcio
Così faceva dire Billy Wilder nel 1961 al direttore della Coca Cola (un meraviglioso James Cagney), di fronte al giovanotto comunista della DDR che accusava di corruzione il capitalismo. Billy Wilder[1] era un genio.
Tutti i suoi lavori sono caratterizzati da un disincanto e da uno sguardo realista sul mondo, ma allo stesso tempo profondissimo con una carica umoristica ferocissima. Ce n’è davvero per tutti.
Quando si parla di Stati Uniti dalle nostre parti, invece, per il disincanto non c’è posto, a quanto pare.
Non ci riferisce qui alle solite facili battute sugli innumerevoli “Obama” italiani (da Veltroni a Renzi). Battute, va, detto, ampiamente giustificate dal ridicolo atteggiamento della classe dirigente della sinistra (?) italiana e dall’asfittico e provinciale dibattito nel nostro paese.[2]
Quando ancora era in piedi la gloriosa “Russia Sovietica”, che, ahinoi, coincideva non con la fase, almeno, rivoluzionaria degli esordi, ma con il tristissimo e cupo finale di partita governato dalla mummia Breznev, la stessa mancanza di senso critico si rivolgeva a quel paese, almeno fino a quando (nel 1982!) il più “amato” dirigente del PCI ebbe il coraggio di dire che, ebbene sì “ […] effettivamente la capacità propulsiva di rinnovamento delle società, o almeno di alcune delle società, che si sono create nell’est europeo, è venuta esaurendosi”.[3]
L’innamoramento acritico, dopo la caduta del muro di Berlino e relativo abbattimento del muro italiano[4] si è quindi spostato su un paese fino a pochi anni prima considerato (altrettanto acriticamente ma, forse, con una pochina di verità in più) in maniera assai diversa.[5] L’incapacità di pensare un paese più complesso del proprio governo sembra non appartenere più alla sinistra italiana. In fondo, nel “caso” URSS rimaneva  l’attenzione (del tutto fuorviata, è vero, da una ideologia ridotta spesso ai minimi termini) verso classi sociali, dinamiche economiche, possibili sviluppi.
Così l’apparizione, prima di Clinton e poi di Obama, ha fatto oscillare i cuori dei nostri, orfani da tempo di una personalità da incoronare. Ovviamente su Clinton si è cercato di sorvolare i criminali bombardamenti sull’IRAQ, anzi “ […] bombarda l’Iraq, già duramente provato dalle sanzioni dell’Onu; rimane in Somalia fino al 1993 per l’operazione Restor Hope, e nel 1998 sgancia bombe su Afghanistan e Sudan colpendo presunte basi terroristiche (come reazione agli attentati che colpirono le ambasciate Usa in Tanzania e Kenya)”.[6]
E poi “ […] intervento militare in Kosovo (non riconosciuto dall’Onu e avvenuto, guarda caso, dopo “l’incidente” di Monica Lewinsky) per fermare l’ennesimo “nuovo Hitler”, Slodoban Milosevic. Come per la guerra in Iraq, l’efficientissima macchina di propaganda americana fabbricò prove false. Per cinque mesi gli osservatori dell’Onu setacciarono in lungo e in largo il Kosovo in cerca delle fosse comuni: non ne trovarono neppure una. Di cadaveri se ne trovarono solo dopo l’intervento della Nato. Così come le violenze, gli stupri etnici eccetera esplosero a conflitto “terminato” e sotto lo sguardo delle truppe di occupazione, pardon, di pacificazione. In Kosovo vennero utilizzate munizioni con uranio impoverito che, notoriamente, hanno effetti benefici sull’ambiente e sull’organismo umano. Ambiente devastato, bambini nati con deformazioni genetiche,
leucemie, tumori […]”.[7]
L’operazione in Kosovo, è bene ricordarlo, vide la partecipazione piena dell’Italia, non governata dal fascista Berlusconi ma dal compagno D’Alema, sorretto dal beneamato (K)Cossiga.[8] Da segnalare anche l’incredibile successo che Al Gore ha ottenuto presso la sinistra (omesso le virgolette? Solo per convenzione) italiana nell’accozzaglia di luoghi comuni messi insieme nel suo “rivoluzionario” film “,An Inconvenient Truth”.[9]
Parafrasando David Bowie potremmo dire “this IS America” [10].
Ma si sa la memoria è una materia pericolosa e dolorosa. Meglio dimenticare, meglio.[11] Figuriamoci, quindi, come possa aver acceso l’eccitazione[12] l’arrivo dell’eroe Obama[13]. Ovviamente non è certo colpa di Obama se siamo sempre il paese di Nando Meniconi[14] e se non riusciamo più a distinguere il grano dal loglio.
Ma se c’era una componente che la sinistra[15] avrebbe dovuto avere era quella del senso critico, dello studio e della volontà di capire e comprendere. Invece siamo tutti diventati fans di Obama, come se, in quel paese, con quella storia, il cambio di un presidente (un uomo) potesse cambiare la strada di una nazione con una ben precisa politica estera, con una altrettanto ben precisa politica interna e, soprattutto, con un precisissimo volto economico.
Nei paesi vi sono dinamiche che attraversano uomini e generazioni.[16] Gli Stati Uniti non sono, da tempo (e forse mai lo sono stati) quelli mitizzati della seconda guerra mondiale e della liberazione dal nazismo.
L’America (del Nord) di oggi è certamente più vicina a quella descritta e paventata dallo stesso Presidente Eisenhower il 17 gennaio del 1961 “Un elemento vitale nel mantenimento della pace sono le nostre istituzioni militari. Le nostre armi devono
essere poderose, pronte all’azione istantanea, in modo che nessun aggressore potenziale possa essere tentato dal rischiare la propria distruzione […].
Questa congiunzione tra un immenso corpo di istituzioni militari ed un’enorme industria di armamenti è nuovo nell’esperienza americana. L’influenza totale nell’economia, nella politica, anche nella spiritualità; viene sentita in ogni città, in ogni organismo statale, in ogni ufficio del governo federale. Noi riconosciamo il bisogno imperativo di questo sviluppo. Ma tuttavia non dobbiamo mancare di comprendere le sue gravi implicazioni. La nostra filosofia ed etica, le nostre risorse ed il nostro stile di vita vengono coinvolti; la
struttura portante della nostra società.
Nei concili di governo, dobbiamo guardarci le spalle contro l’acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro.
Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito. Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può esercitare un adeguato compromesso tra l’enorme macchina industriale e militare di difesa ed i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme […]. [17]
Va detto, a onor del vero, che l’accusa (o la speranza) che Obama potesse rappresentare un (pericoloso?) [18]cambiamento è stato preso sul serio anche dalla nostra destra, visto che sui tg di regime sono apparse (mai successo con Bush) delle critiche, fin dall’indomani delle elezioni, al governo del Barak Statunitense. Adesso
che Obama (e ce ne dispiace) ha perso (forse meno peggio del previsto) le elezioni di medio termine, la sinistra italiana non parla più, incapace ormai di pronunciare alcunché, se non le solite banalità.
E, davvero, noi si rimpiange di non avere una mente così lucida e disincantata come quella di Billy Wilder[19] il quale assegnava agli Stati Uniti l’onore di aver inventato ….il dentifricio a strisce.
«Otto: Ma in questo mondo sono tutti corrotti?!! – Peripetchikoff: Non lo so, non conosco mica tutti”.[20]

1 Vedi, per le prime notizie, http://it.wikipedia.org/wiki/Billy_Wilder. Da leggere M. Grande, Billy Wilder, Bulzoni, 2006.
2 Merita di essere citato però, davvero al limite della dabbenaggine, il risalto dato da stampa (italiana) e da molti commentatori (per tacere dei partecipanti) in relazione alla triste e patetica parata della cosiddetta “Convention dei rottamatori” presieduta dal sindaco di Firenze alla Leopolda il 5-7 novembre 2010. La novità emersa da quell’evento è stata, appunto, nient’altro che la convention stessa. E l’aspetto “rivoluzionario” si è sostanziato….. nel dare la parola a chi la richiedeva! Cosa abbiano detto i partecipanti a quel consesso non è dato sapere e, forse, non è neppure importante.
3 Su Berlinguer, S.Barbagallo, Enrico Berlinguer, Carocci, 2007 e S.Pons, Berlinguer e la fine del comunismo, Einaudi, 2006. Ma un capolavoro storiografico (dimenticato?) da leggere (o rileggere) è senz’altro, M. Flores, N. Gallerano, Sul PCI un interpretazione storica, Il Mulino, 1992.
4 Vicenda davvero paradigmatica quella italiana, per cui la classe dirigente di un PCI mai andato al governo centrale del paese ha buttato a mare il bambino, acqua sporca e tinozza, in cambio di accuse sempre ritornanti di tutti i “crimini del comunismo nel
mondo” e di qualche anno di governo con ex democristiani e golpisti alla Cossiga.
5 A parte l’attuale Presidente della Repubblica, che, problemi con gli USA non gli ha mai avuti. http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Napolitano
6 http://www.ariannaeditrice.i t/articolo.php?id_articolo=14199                                        7 http://www.ariannaeditrice.i t/articolo.php?id_articolo=14199
8 Alla morte di Cossiga, si era accesa la solita lacrimosa macchina dei ricordi. E’ impossibile riportare qui le migliaia di fandonie (vere e proprie falsità) che, devo dire con un coraggio davvero esemplare, i media e i politici italiani sono riusciti a raccontare. Ci mancava che qualcuno lo proponesse per la beatificazione. Poi, come intimoriti dalle loro stesse parole (troppo da sopportare anche per loro), dopo pochi giorni tutti si sono zittiti. Per una prima bibliografa su Cossig http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Cossiga per un esilarante e fulminante (nonché veritiero) “medaglione” è utile uno sguardo su http://www.ilmortodelmese.com/2010/08/francesco-cossiga-1928-2010.html . E’ riportata anche una delle ultime “perle democratiche” del nostro.
9 Chissà se la “scomoda verità” di cui parla Gore non sia quella descritta qui
http://it.peacereporter.net/articolo/9003/Un+Nobel+poco+pacifista
10 David Bowie, “This in not America”, 1985
11 Jannacci cantava “meglio di non parlare” in “Bobo Merenda” (1968).
12 A proposito d’eccitazione rimando senz’ altro alle battute ferocissime di Vauro su Rutelli.
13 “Negro Ebreo e comunista” cantava Guccini nell’ “Avvelenata” (1976). A trovarne.
14 Nando Meniconi, se qualcuno non lo sapesse (gravissimo) è il personaggio interpretato da Alberto Sordi in “Un Americano a Roma” (1964) caratterizzato da un’infatuazione del tutto malsana verso l’America. Anche se, bisogna dire, in un momento di lucidità pronuncia la storica frase “Ammazza che zozzeria mangiano sti americani”.
15 Non uso più la parola “sinistra”, soprattutto dopo aver letto A. Illuminati, Per farla finita con l’idea di sinistra, DeriveApprodi, 2009.
16 Forse rileggere F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo I, Einaudi, 1965.                                                                                                                  17 Riportato da http://it.wikipedia.org/wiki/Complesso_militare-industriale                     18 Impossibile citare qui tutte le puntate dei tg interessati.                                             19 A proposito, il titolo del film della citazione iniziale è lo stesso di questo articolo.      20 Uno Due e Tre, Billi Wylder, 1961.

Andrea Bellucci