Autogestione culturale? Tutti a casa!

Dopo una lunga vicenda politica che ha tenuto chiuso uno degli spazi più interessanti di Roma, il Teatro del lido di Ostia, nato come primo teatro di cintura della capitale, siamo arrivati ad una conclusione che potrebbe essere una beffa a danno dei lavoratori! Non per i cittadini che dopo un anno e mezzo di chiusura riavranno l’unico spazio teatrale pubblico in un quadrante di 800.000 abitanti, ma per gli ex dipendenti della struttura che a poche settimane dalla riapertura sono ancora sospesi in un limbo e non conoscono il proprio destino di lavoratori.

Il Teatro del Lido è da poco passato sotto la gestione del Teatro di Roma e fa ora parte di un sistema di teatri di cintura (sono 3 insieme a Tor Bella Monaca e Quarticciolo). Dal 2003 al 2008 il Teatro è stato sotto la gestione del Palaexpo e aveva sperimentato una formula innovativa e funzionale di co-programmazione culturale grazie ad una commissione mista tra Municipio, Comune di Roma e consorzio le Sirene che permetteva una reale, unica e proficua programmazione partecipata. Si trattava di un progetto pilota in Italia che favoriva la partecipazione degli artisti del territorio e che valorizzava una esperienza di autorecupero e autogestione dello spazio di via delle Sirene avvenuto dal ’96 al ’98 prima della sua ristrutturazione e affidamento al Palaexpo. 

L’aspetto sicuramente innovativo consistette nella politica sociale del Teatro del Lido, nei prezzi bassi e nella qualità sempre altissima dell’offerta al pubblico. Un’ esperienza di radicamento sul territorio e di lavoro di rete con il mondo della scuola, dell’associazionismo, dell’immigrazione, delle diverse abilità e più in generale di reale apertura alla partecipazione di tutti. Un teatro che produceva inclusione e aggregazione sociale, con una forte spinta etica oltre che poetica…

Con l’avvento della nuova amministrazione di centro destra (a livello comunale e di municipio) nel 2008 il Teatro veniva chiuso nel segno della discontinuità politica con l’amministrazione precedente: a casa i lavoratori, il pubblico e gli artisti.  Ma in seguito ad una mobilitazione civile serrata e combattiva gli enti Regione, Comune e Provincia hanno infine provveduto allo stanziamento di un piano finanziario triennale dei tre teatri per un ammontare di 1.900.000 euro complessivi per ciascun anno.

Tuttavia i lavoratori del Teatro del Lido rimangono a casa dopo le tante promesse che si sono succedute nel corso dell’ultimo anno. Il teatro di Ostia rimane ancora chiuso mentre gli altri due teatri hanno riaperto per le festività natalizie. Il Lido dovrebbe dunque riaprire i battenti a febbraio ma anche su questo c’è grande incertezza e nessuno risponde con esattezza alle domande dei cittadini e dei lavoratori.

Il destino dei lavoratori del Teatro del Lido è nelle mani di chi? questo non è dato sapere, il Teatro di Roma non risponde alle richieste di convocazione di un incontro chiarificatore. Ci chiediamo come mai siano sempre i lavoratori a pagare il prezzo di ristrutturazioni e i giochi ambigui della politica. Ci chiediamo se i nostri posti di lavoro siano stati messi all’asta per le prossime elezioni: si offrono posti di lavoro signori!

Forse è meglio affidarsi agli interinali, i precari che costano meno all’azienda e sono più ricattabili, privi delle adeguate competenze e professionalità che il settore richiede.  Questa soluzione offenderebbe la dignità dei 5 lavoratori che attendono da un anno e mezzo (e senza cassa integrazione di alcun tipo) il reinserimento lavorativo, e contrasta perfino le indicazioni politiche degli enti locali che parlano chiaro: contratti regolari e a tempo determinato. Anche nel settore della cultura e dello spettacolo dal vivo, già dimezzata dai recenti tagli al FUS (Fondo unico dello spettacolo), si insiste sulla precarizzazione del mondo del lavoro per far quadrare i bilanci delle aziende.

I lavoratori hanno sostenuto una battaglia di un anno e mezzo per riconquistarsi ciò che era loro dovuto e non intendono rinunciare a forme anche più radicali di protesta per far si che la politica e il Teatro di Roma mantengano gli impegni assunti.

Il posto di lavoro non si tocca! La lotta continua!

Nancy Aluigi Nannini