Sul finire del secolo scorso i regimi delle scomparse democrazie socialiste erano governati da una gerontocrazia, diffusa prodotta dall’incapacità di quella classe politica di rinnovarsi, che utilizzava a piene mani la burocrazia . Oggi tutti i regimi democratici occidentali hanno prodotto una casta di individui, il cosiddetto establishment, del quale fanno parte un numero più o meno ampio di persone che, come nel medio evo, sono i
vassalli, i valvassori e i valvassini al servizio del leader che gestisce per conto del capitale finanziario e delle banche i destini della plebe. Questo avviene perché è pressoché scomparso il ceto medio che fungeva da base sociale dei governi “democratici” o esso è divenuto una categoria molto ristretta, mentre la gran parte dei
cittadini sono stati trasformati in una plebe indistinta che va gestita da questi servi di professione. Vassalli, i valvassori e i valvassini abusano del loro potere, distribuiscono favori in cambio di consenso, chiedono tangenti, esercitano un potere reale sulla vita delle persone, elargendo o negando diritti, vivono di politica (si calcola che siano un milione circa solo in Italia !)
Quanto più il loro numero si è rarefatto e il potere si è concentrato, quanto più si è ridotto il controllo della popolazione sulla designazione degli eletti negli organismi parlamentari e quanto più i sistemi elettorali hanno consentito la riproducibilità della casta, è aumentato l’odio e il desiderio di annientamento di costoro da parte delle popolazioni e ha avuto spazio quell’insieme di sentimenti che si esprimono nell’antipolitica.
In un numero crescente tra le persone comuni è cresciuto un sentimento di odio, di disprezzo di desiderio di vedere la fine di costoro, al punto da desiderarne la scomparsa, l’umiliazione, la punizione, anche violenta, colpendoli nelle cose a esse più care, a cominciare dalla vicinanza e dalla gestione del potere.
A questo sentimento di odio crescente la riforma costituzionale in discussione tenta di porre un argine attraverso il combinato disposto della legge elettorale e della riforma istituzionale, stabilizzando i meccanismi di nomina della casta, rafforzando gli esecutivi, sostenendo che c’è bisogno di rapidità nelle decisioni.
L’obiettivo è quello di rimuovere ogni mediazione tra i gruppi sociali di annullare il ruolo degli organismi intermedi (sindacati, partiti, gruppi e formazioni sociali) facendo decidere tutto a un gruppo di maggioranza solitamente controllato dal leader.
E lo chiamano populismo
La reazione contro questa strategia di trasformazione sociale va montando e oggi un conato di vomito e un disgusto profondo attanaglia la bocca dello stomaco, in modo violento e incontrollato, quando si vede qualcuno che si spaccia per esperta costituzionalista, dopo aver galleggiato nei corridoi di un’Università, essere poi finita in uno studio legale prestigioso a fare mostra di se all’ufficio notifiche di qualche Tribunale, per poi passare a fare l’amministratrice di una società controllata dagli amici degli amici e transitare inopinatamente verso gli scanni ministeriali.
Un’ira profonda ti prende quando pensi a due pargoli travestiti da scout che giocano insieme a fare i giovani esploratori, vengono allevati come i polli in batteria e si collocano in schieramenti apparentati – la Margherita e Forza Italia – per poi rotolare il primo, da botolo ringhioso qual è, a scalare una amministrazione provinciale – facendosi prima assumere come dipendente dalla ditta di papà per assicurarsi la pensione a spese dell’istituzione – e poi come Sindaco e poi ancora come padrone di un partito e ancora come leader non eletto di uno Stato. Mentitore e bugiardo, sembra afflitto da sensi di colpa, tanto da volere la soppressione delle Province per cancellare un periodo della propria vita costellato di pranzi e cena a spesa delle istituzione. Ma le cancella
per scherzo, solo per apparenza!
L’altro pargolo non è da meno, e dopo aver interpretato il ruolo del delfino, traditore e tradito del/dal Grande padrone, si atteggia ora a garante dell’ordine pubblico, continuando a fare i suoi affari alla guida di una formazione politica che ha un numero altissimo di inquisiti.
Niente di personale, si tratta solo di esempi, e la platea è ben più vasta e tocca non solo il Governo, ma i faccendieri che si affollano intorno ad esso, i moltissimi parlamentari convertiti al renzismo. sindaci e governatori, che sono ben individuabili. Gli esempi richiamati ci dicono che non si tratta che dell’apice della cupola che riunisce intorno a se gigli e ex margherite, i cui petali ad uno ad uno hanno un curriculum che ripercorre quello dei personaggi sopra citati, che occupano le istituzioni e – forti di una legittimazione dedotta da un’elezione europea nata in un altro contesto – si sono autoproclamati maggioranza acquistando consensi sul mercato delle vacche, o forse sarebbe più appropriato dire sulle ali di ALA.
Si tratta di gente eletta in base a una legge maggioritaria giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale e che, malgrado ciò, si sono arrogantemente auto attribuiti il potere di cambiare le regole del gioco, mutando la Costituzione e disegnando una nuova legge elettorale oscenamente ancora più maggioritaria.
A guidare la danza un burattinaio, già ex fascista, persecutore di comunisti, migliorista nel PCI, sostenitore della repressione della rivoluzione Ungherese del 1956, conferenziere in Usa grazie al Dipartimento di Stato, oggi fustigatore del suffragio universale, perché incapace di capire i mutamenti sociali in atto, sopravvissuto a se stesso per la dannazione di tutti noi,
Populismi e destra politica
Il fenomeno appena descritto non ha solo una dimensione nazionale, ma internazionale, in quanto la casta ha infestato tutti i paesi e la ristrutturazione dei rapporti di classe procede in modo parallelo, sia pure con tempi e modalità diverse, in tutto il mondo. Ovunque il capitale finanziario, le multinazionali hanno collocato i loro agenti e gestiscono il potere, chiedendo obbedienza e di eseguire le direttive che vengono emanate per assecondare i mercati e progredire verso la crescita del profitto e dello sfruttamento. Le interazioni a livello internazionale sono tali e tante al punto da poter parlare di un governo globale che impone ai popoli le proprie scelte.
Essendosi dimostrate incapaci di rinnovarsi, le forze di sinistra, quello che fu il socialismo nelle sue varie e diverse accezioni, è oggi incapace di offrire soluzioni alternative a quelle attuali, è incapace di proporre strategie di gestione della società che consentano una più equa distribuzione delle risorse e una, almeno tendenziale, uguaglianza nell’accesso al benessere e si assiste alla distruzione progressiva e inarrestabile dell’ambiente e delle risorse, al consumo del territorio e alla crescita delle diseguaglianze e dello sfruttamento.
Il risentimento verso l’establishment ha contribuito non poco a produrre il consenso a Trump negli Usa, anche se notoriamente bugiardo, arruffone, evasore fiscale, donnaiolo molesto e compulsivo, lo ha fatto preferire alla candidata Clinton, a sua volta considerata la quintessenza del male, perché rappresenta un tipico prodotto dell’ establishment che soffoca la vita delle persone. Si illudono i populisti nostrani quando pensano di aver trovato in Trump l’alfiere delle loro posizioni. Il nuovo Presidente Usa ha obiettivi più circoscritti e concreti che riguardano soprattutto impedire ogni trasformazione in senso progressista del suo paese.
La carenza di proposte politiche di quella che fu la sinistra storica, divenuta soggetto gestore per conto del capitale finanziario e delle multinazionali dello statu quo, ha lasciato spazio alla demagogia e alla destra, ha creato le condizioni favorevoli all’accettazione di una gestione nazionalista e autoritaria dei diversi paesi, nell’illusione che possa essere cercata la salvezza di un singolo paese all’interno di un quadro internazionale così degenerato.
Ebbene o le forze progressiste riprendono vigore e si fanno portatrici di un progetto politico inclusivo e di rinnovamento, che mette al centro dell’iniziativa politica i valori della solidarietà, dell’uguaglianza e della libertà per darne una declinazione nuova e convincente, o si assumano l’onere di costruire un progetto globale capace di salvare l’ambiente e di rivedere profondamente i rapporti di classe, costruendo una nuova teoria della rappresentanza partecipata, oppure andremo incontro a un periodo buio della storia del mondo intero che sarà difficile superare.
In questa direzione l’unica possibilità è di ricominciare a costruire con pazienza le basi della rappresentanza, partendo dal governo dei territori, che va rivendicato per strapparlo alle oligarchie e condurre al tempo stesso con tenacia la battaglia contro il riformismo, cosiddetto progressista, perché questo rappresenta il nemico più pericoloso in quanto, nella ricerca cieca di alternative inconsistenti, procede comunque a demolire
le poche difese rimaste in campo sociale, come quelle di un quadro costituzionale che consenta la partecipazione e permetta di evitare la dittatura della minoranza oligarchica che queste forze perseguono.
E’ questo quadro che crea le condizioni per un’alleanza strumentale al momento di tutte le forze anti governative in Italia, per dividersi subito dopo la sconfitta dal progetto renziano e cercare di costruire una reale alternativa all’attuale gestione del potere e degli interessi pubblici.
Non sappiamo quale sarà l’esito dello scontro ma quel che è certo è che l’odio sociale per la casta rimarrà e si rafforzerà
Gianni Cimbalo