Ma per fare sì che ciò possa avvenire occorre comprendere che le forme di lavoro sono cambiate e che deve anche cambiare l’organizzazione dei lavoratori. Occorre non solo essere presenti nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro per contrattare salario e condizioni di lavoro ma anche saper costruire reti di tutela collettiva per le prestazioni individuali di lavoro, leghe di settore per “mestieri” svolti da cosiddetti “erogatori di servizi e produttori” che sono in realtà lavoratori subordinati che hanno un “padrone sociale” costituito dal sistema di relazioni di mercato instaurato dal telelavoro, dal lavoro a domicilio, dalla prestazione di lavoro individuale o microcollettiva.
Pertanto una profonda riflessione va fatta, finalizzata al riconoscimento dei lavori che sono subordinati anche se apparentemente liberi e individuali, a un modo di produzione capitalistico che parcellizza strutturalmente la prestazione di lavoro e fa dell’organizzazione e della distribuzione del lavoro il padrone virtuale ma reale, il dirigente di azienda incorporeo ma effettivo, che gestisce il lavoro altrui.
Bisogna abituarsi a vedere i nuovi modi di produzione capitalistica, i “nuovi padroni” per progettare e costruire i modelli organizzativi della classe lavoratrice, le modalità di risposta che possano permettere di sviluppare e innovare le organizzazioni di classe per rilanciare la lotta e la conflittualità antagonista al capitale.
Sulle forme di organizzazione di classe interverremo con un dossier specifico.
Saverio Craparo