“Non siamo razzisti. Ma o li cacciate o li ammazziamo uno al giorno”.
Questa scritta è apparsa a Rosarno durante gli scontri con i lavoratori che garantiscono la raccolta della produzione agricola in quella parte della Calabria. Lo Stato, di fronte alle aggressioni a colpi di fucile e spranghe da parte di locali contro questi lavoratori, non persegue quel reato, ma porta nei Centri di accoglienza i perseguitati come fossero loro i colpevoli.
Due giorni fa su “La Repubblica” (http://lapoesiaelospirito.word
press.com/2010/01/10/quella-strage-in-francia-degli-immigrati-italiani-intervista-a-gerard-noiriel) si dedicava una pagina a un volume appena uscito in Francia sul massacro di Aigues Morte, avvenuta nel 1893 durante avvenimenti simili di caccia a rovescio rispetto a oggi, che lasciarono decine di morti di origine italiani nelle strade. La cosa drammatica è che, a parte poche eccezioni, gli italiani sono come lobotomizzati, hanno rimosso i milioni di migranti che hanno percorso tutte le strade del mondo, trovando accoglienza, possibilità di far sopravvivere le famiglie in difficoltà economiche, ma anche tanti casi simili di razzismo”attivo”. Bisogna dire però che gli italiani e gli europei hanno anche trovato sindacati aperti, soprattutto nelle Americhe, molti ne hanno fondati che hanno fatto dell’accoglienza e della lotta di classe la loro bandiera. Basta pensare alla Federation Obrera Regional Argentina a fine Ottocento e alla Industrial Workers of the World, fondata negli Stati Uniti nel 1905, poi diffusa in altri paesi.
Purtroppo nulla è cambiato. Anche oggi milioni di lavoratori e lavoratrici sono indotti a offrire le loro braccia e le loro esistenze nelle aree più sviluppate del mondo a condizioni e prezzi diversi dai lavoratori locali. Chi ci guadagna? Non certo gli altri lavoratori, basta vedere la situazione italiana. L’aumento di lavoratori stranieri in Italia e in Europa si è accompagnato alle politiche liberistiche e di deregulation del mercato del lavoro, alla trasformazione di buona parte delle organizzazioni dei lavoratori in sindacati di regime, presi più dalla concertazione che da politiche di classe.
La televisione, i mass media hanno fatto il resto, con poche distinzioni fra destra e sinistra; nelle fasi prelettorali anche a sinistra era vietato tirare fuori i problemi dell’integrazione e delle parità di diritti per i lavoratori migranti. Sull’onda delle politiche concertative della sinistra si è svenduto il concetto di solidarietà di classe e di difesa anche immediata, tradeunionistica, dei lavoratori in cambio dei problemi della sicurezza, gonfiati e usati e dismisura. Il guaio è che la destra ha perseguito questa linea coerentemente con le proprie politiche economiche e sociali, mentre la sinistra istituzionale anche su questi problemi ha veramente perso la testa. Un piccolo esempio: anche nella logica elettoralista che poco ci appartiene, ma che è lo scopo di partiti come l’attuale DS, il governo D’Alema, per esempio, ha concesso il voto a discendenti di italiani residenti all’estero che potevano dimostrare “l’italianità” fino a tre generazioni precedenti e non ha minimamente pensato al voto neppure amministrativo per i lavoratori attualmente viventi nella penisola. Rimozione cosciente, masochismo esasperato?. Ognuno può scegliere, valutando i risultati.
E oggi, se guardiamo le politiche dei due schieramenti possiamo dire che la destra usa subito (che ci fosse lo zampino loro nel provocare?) i fatti di Rosarno per ridurre con l’ ‘artificio del 30 % massimo nelle classi il numero dei figli di migranti che potranno frequentare le scuole in Italia. Tanto le trattative col PD continuano e questa volta si riformerà davvero la Costituzione, togliendo quel concetto di uguali diritti per tutti che sta proprio fra i piedi!. Come si fa sennò a far passare concetti di servizi ad personam e non uguali, salari diversificati per individuo ecc. che hanno più e meno fatto parte delle politiche dei governi degli ultimi vent’anni?
Sta a noi far circolare notizie e solidarietà attiva, battendoci per i diritti di tutti.
Noi dobbiamo alzare alta la voce: non toccate i nostri fratelli, solidarietà vera nelle lotte, nella difesa di diritti sindacali per tutti, Basta con le mafie dei padroni che usano i migranti come manodopera supersfruttata, con la Chiesa che anch’essa ha la sua bella fetta di guadagni con la gestione dell’accoglienza, pagata poi da noi attraverso la Stato.
Aderiamo alla manifestazione dei migranti del 1 marzo, ma lottiamo tutti i giorni.
Non basta la solidarietà, anche se indispensabile. Dobbiamo chiedere per tutti salari uguali, difesa dei diritti sindacali, organizzare dentro e fuori i sindacati i lavoratori migranti, cercare di legare – in nome dell’interesse comune – i lavoratori italiani e quelli migranti nella lotta per l’abolizione della legislazione sul lavoro degli ultimi vent’anni, perché si possa ricreare la solidarietà di classe, la sola che può evitare in futuro altri fatti come quelli di Rosarno.
Adriana Dadà