Nel prossimo mese di settembre sentiremo parlare molto di Moldavia perché un’importante scadenza attende il 28 di quel mese il governo della signora Maja Sandù attuale Presidente del paese in nome e per conto dell’Unione europea A nominare la Presidente nelle elezioni del 2024 più che gli elettori è stato il sostegno di Bruxelles che ha mobilitato la diaspora Moldava d’Occidente, utilizzandone i voti per ribaltare i risultati elettorali che emergevano dal voto della popolazione residente. Va ricordato infatti che il paese ha una popolazione complessiva di tre milioni e mezzo, ma ad essere residenti bel paese sono solo due perché Il restante milione e mezzo è distribuito tra l’Occidente e la Russia, dove risiede mantenendo la doppia cittadinanza l’80% della diaspora moldava. Il sistema elettorale consente a tutti i moldavi di votare, ma per farlo occorre che vengano predisposti i seggi all’estero e inviate le necessarie schede per il voto. Ebbene, mentre nei paesi dell’Occidente i seggi sono stati molti, capillarmente diffusi sui territori e dotati delle schede di voto necessarie, in Russia sono stati organizzati solamente due seggi a Mosca, con a disposizione solo 4000 schede. Questo espediente è stato sufficiente per orientare e manipolare gli esiti del voto.
Il 28 settembre i moldavi andranno al voto per leggere il nuovo Parlamento che dovrà preparare le condizioni per consentire al paese l’adesione all’Unione europea. avviando le necessarie riforme in materia di anticorruzione, modifica del sistema giudiziario, revisione della struttura economica del paese, reindirizzandone l’economia verso Occidente, convincendo al contempo gli elettori indecisi che l’adesione all’UE è una prospettiva realistica e a breve termine.
I nodi da sciogliere
Occorre infatti considerare che come in molti paesi dell’est, ma anche in Occidente la corruzione è molto diffusa e capillare. A dimostrazione basti citare un episodio verificatosi alla dogana del paese, che ha coinvolto un passeggero in uscita dal paese al quale è stato trattenuto il computer che portava con se per controlli, rischiando di fargli perdere il volo.
La situazione è stata sbloccata grazie al suggerimento di un altro passeggero esperto il quale ha suggerito di fornire alla splendida doganiera addetta ai controlli il passaporto con dentro un “obolo” di 100€ che è stato furtivamente trattenuto. A giustificazione di quanto avveniva è stato fatto notare che gli stipendi percepiti dai doganieri sono
decisamente molto bassi. È del tutto evidente che queste pratiche sono di ostacolo allo sviluppo economico del paese tanto più che si accompagnano a scarse tutele fornite dal sistema giudiziario. Sotto il profilo economico il paese vive una situazione assai complessa perché gli effetti del decentramento produttivo da parte di paesi occidentali che hanno trasferito molte loro attività nel paese a causa del bassissimo costo della manodopera, le nuove attività produttive realizzate da ucraini in fuga dal loro paese in guerra, i profitti derivanti dalle attività lucrose connesse alla guerra, sfruttando la concomitanza del paese al fronte di guerra, non basta da compensare dal punto di vista economico il danno derivante dal venir meno per motivi politici della fornitura del gas e del petrolio russo che veniva messo a disposizione del paese ad un prezzo decisamente conveniente.
Questo trattamento di favore discendeva da numerosi fattori: il paese ha una componente russofona più del 50% della popolazione, tanto da essere ufficialmente bilingue, perché vi si parla il rumeno e russo, indifferentemente. La popolazione russofona aderisce ad una Chiesa Ortodossa autonoma, ma legata al Patriarcato di Mosca. Una parte del territorio del paese è autonoma e ha costituito una Repubblica indipendente di fatto, la Transnistria che copre tutto l’arco del confine tra la Moldavia e l’Ucraina. La sua autonomia è garantita dalla presenza ormai quarantennale da un
contingente di truppe russe che custodiscono un immenso deposito di armi ormai arrugginite, residuo dell’URSS e ostenta ancora lo stemma dell’URSS e utilizza il suo inno. Ai confini dei questo territorio autonomo è situata una regione la Gagauzia la cui popolazione è a maggioranza russofona.
Nell’imminenza della scadenza elettorale l’attenzione della signora Sandù e dell’Unione europea si è rivolta proprio verso i politici provenienti da questa regione e la Governatrice della Gagauzia Evghenia Guțul è stata di complicità nel finanziamento illegale del partito Shor, una formazione politica che è stata successivamente dichiarata
incostituzionale e bandita dalla partecipazione alle elezioni. Le accuse si concentrano sul periodo che va dal 2019 al 2022, un lasso di tempo in cui la Guțul ricopriva la carica di segretaria del Dipartimento di monitoraggio, pianificazione e controllo del partito. La governatrice avrebbe avuto un ruolo attivo nell’importare in Moldova ingenti somme di denaro non dichiarato, provenienti da un gruppo criminale organizzato legato alla Federazione Russa per finanziare il partito.
Inoltre, tra l’ottobre e il novembre del 2022, Guțul avrebbe coordinato le sezioni locali del partito, accettando consapevolmente un finanziamento illecito di circa 42,5 milioni di lei. Questa cifra, proveniente sempre dal medesimo gruppo criminale, sarebbe stata impiegata per le attività politiche del partito. Questi i motivi della condanna a 7 anni di
carcere.
Malgrado queste azioni di contrasto preventivo è molto probabile che l’esito elettorale ridurrà il numero di seggi del partito al governo, filoeuropeo, Partito d’Azione e Solidarietà (PAS). Il risultato determinerà il ritmo delle riforme della Moldavia, la strategia di sicurezza energetica e condizionerà l’allineamento con la politica estera dell’UE in un momento particolarmente delicato della guerra nella vicina Ucraina.
Gli esiti della guerra sul campo di battaglia inducono UE e NATO a curare con attenzione l’evolversi della situazione moldava, paese destinato a costituire un nuovo fronte di attacco alla presenza russa nell’area e a prendere il posto dell’Ucraina nel caso estremamente probabile di una sconfitta sul campo di quest’ultima. Le crescenti difficoltà registrate dall’Occidente derivano dagli effetti che la guerra Ucraina sta producendo nel paese confinante dove è cresciuta enormemente alla presenza di ucraini, spesso visti con fastidio dalla popolazione a causa dei sussidi di cui godono da
parte dell’Unione europea per il loro status dei rifugiati e dei capitali di cui dispongono, dopo averli accumulati grazie alle tangenti percepite lucrando sui finanziamenti europei e americani alla guerra.
La risposta dell’opposizione
Per contrastare questo disegno si è costituito il blocco “di sinistra”/filo-russo: a luglio, quattro partiti di opposizione (PSRM, PCRM, “Il futuro della Moldova”, “Cuore della Moldova”) hanno annunciato a costituzione di un blocco elettorale unito, il cui leader è l’ex presidente Igor Dodon. La loro Piattaforma si sofferma sui “legami strategici con la Russia”, punta alla neutralità del Paese in politica estera e alla riduzione dei prezzi dei generi di prima necessità e dell’energia, ripristinando i rapporti di fornitura con la Russia.
Per contrastarne la propaganda Nato e Unione europea agiscono sui media, impedendo la ricezione delle trasmissioni in russo e cercando in ogni modo di contrastare la pubblicità attraverso i social media, preparano mobilitazioni di piazza, mentre l’opposizione cerca di volgere contro il partito al potere la condanna di Evgenija Gutsul, che gode di rilevante seguito popolare.
Nel tentativo di mantenere il controllo del paese le autorità dell’Unione europea e della NATO non lesinano di ricorrere all’utilizzo di tutte le risorse disponibili e hanno disposto un lauto sostegno finanziario a sostegno del Partito democratico del quale stanno cercando ripulire l’immagine pubblica con l’arresto in Grecia di Vladimir Plahotniuc – la
figura centrale del “furto del secolo” del 2014 – che avrebbe manifestato l’intenzione di rientrare nel paese. Per dare un’idea del livello di corruzione raggiunto dalle istituzioni vale la pena di ricordare che proprio nel 2014 un gruppo di ministri venne ospitato in un resort delle Maldive, concedendo in cambio alla Chiesa di Moon (setta scismatica evangelicale), l’adozione del suo catechismo nelle scuole pubbliche della Moldavia, paese notoriamente ortodosso.
In questa situazione le grida di allarme di Maia Sandù si ripetono incessanti e denunciano una presunta interferenza russa di una intensità “senza precedenti”, denunciando che il paese costituisce un banco di prova attivo per le narrazioni russe, fondendo le lamentele per il deteriorarsi della situazione economica con le rivendicazioni di “controllo” occidentale, amplificando le tensioni tra centro e periferia (Gagauzia, Transnistria), seminando dubbi sulla regolarità delle elezioni e sull’adesione all’UE e i tempi richiesti per dare attuazione, anche se la Moldavia avrebbe registrato progressi in 31 di 33 capitoli di negoziazione fin dallo status di candidato, pur partendo da un basso punto di partenza.
Gli scenari possibili
Tutto ciò premesso il probabile deterioramento del Partito democratico fa sì che esso non raggiunga e la maggioranza; cercherà alleati tra i centristi e sostenitori di una piattaforma civica. Ciò permetterà un percorso costante verso l’UE, una spinta alle riforme della giustizia e una continua applicazione delle leggi sui media e sul finanziamento dei partiti per contrastare tentativi di interferenza russa fornendo una risposta istituzionale più decisa alle istanze di riforma. Il prevalere invece di Un’alleanza guidata dal PSRM potrebbe bloccare o invertire alcune parti dell’agenda dell’UE, rallentando l’apertura di nuovi capitoli, riformulando la politica estera in una direzione più “equilibrata. Ciò produrrà attriti con Bruxelles, una svolta verso il “pragmatismo energetico” di Gazprom e una rinnovata pressione sulle istituzioni di controllo. A questa situazione farà riscontro un Parlamento frammentato, con personaggi influenti che
renderanno ondivaga la politica del Paese. Le formazioni più piccole, o i resti attorno alle reti e ai partititi vietati, diventano fondamentali nel determinare il risultato elettorale. La contrattazione della coalizione si estende fino a ottobre; le operazioni esterne di finanziamento e informazione si intensificheranno. Il rischio di paralisi politica proprio mentre sono attese le decisioni dell’UE sui calendari di apertura dei capitoli è del tutto evidente.
Intanto il costo della vita ed dell’energia crescerà, nonostante gli aiuti e la diversificazione dell’UE; i prezzi dell’energia e le pressioni salariali rimarranno elevati. Gli allineati del Cremlino avranno buon gioco nel sostenere che Mosca può fornire gas a prezzi più bassi; il PAS risponderà con misure di sicurezza a medio termine e infrastrutture finanziate dall’UE. Per ciò che riguarda lo stato di diritto/lotta alla corruzione rileviamo che i casi di alto profilo (Șor, Gutsul, Plahotniuc) hanno un effetto biunivoco: galvanizzano i riformisti e alimentano le rivendicazioni dell’opposizione
sulla “giustizia selettiva”.
Per quanto riguarda l’irrisolta questione istituzionale dei rapporti tra la Moldavia e la Transnistria l’evoluzione del conflitto impone ancora una volta all’attenzione internazionale la linea di Chișinău di una de-escalation mentre le forze filo-russe mettono in guardia dal “trascinare la Moldavia in guerra”.
Gianni Cimbalo